14.9.09

Circles





Bisogna avere il caos dentro
per generare una stella danzante.

NIETZSCHE


Trattieni l'emozione a lungo. Finché dura. Finché si può evitare di pensarci.
Prima tappa dal vivaio. Per ritirare il cuscino.
Sulla fascia viola i nostri quattro nomi. Una famiglia che ne omaggia un'altra. Ma siamo in tre.
Da quanto tempo non entravo qua dentro. Dieci anni esatti. Mi sei tornato in mente tu, la tua maglietta rossa e un sacco di terra. Chissà che stai combinando adesso.
Ripenso anche a te. Ai nostri sporadici incroci, sempre così forieri di conseguenze inaspettate e sottili.
Io e i miei cartoni da buttare. Tu e i tuoi libri ancora da scrivere. Per un breve periodo li ho persino respirati.
Dieci anni fa c'eravate anche voi due, eravate piccoli ancora, ma già vi sentivo vibrare di intelligenza e profondità. L'ho sempre percepita a pelle. Come a dire: "So che farete grandi cose". E per grandi, intendo piene di amore e passione. Creatività che sboccia dalle vostre mani, dai vostri sentimenti, dai vostri pensieri.

Si sale in macchina. Ma ho dimenticato la mia musica. Tre ore di macchina sono troppe da affrontare in silenzio. Soprattutto oggi. Rovisto nel cassettino... Solo una mia vecchia compilation su cd, rovinata da solchi e graffi. Poi l'ultima spiaggia. Da una tasca dimenticata sbuca fuori un "Mp3 Ale". Una vecchia compilation di un amico di tuo fratello.
Bene. Vediamo cosa hai da dirci, caro Ale. I pezzi si alternano tra i capricci del laser e le tracce usurate, ma fanno il loro dovere. Calmano gli animi, ci tengono tranquilli. Riesco persino a cantare, ritrovando canzoni che non sentivo da una vita. Forse non è il caso, oggi, penso... E invece sì. A te piaceva la musica. Ancora non sapevo che tra qualche ora, in chiesa, avrei scoperto che cantavi nel coro. La tua voce spiccava sulle altre, perché cantavi col cuore. Come avrei voluto sentirti, almeno una volta!

Fulmini e lampi, nuvole nere cariche di pioggia lasciano il posto al sole, non appena raggiungiamo la campagna e quelle colline, che ti hanno visto vivere per tutti questi anni. Mancano pochi chilometri a casa tua ed io, che non mi ero ancora decisa a spegnere l'autoradio, resto folgorata quando, dopo gli Abba, Adam F, Alan Sorrenti, Al Green e persino Alex Britti, a caricare di magia e intensità il nostro viaggio interviene Down To The River To Pray. Non l'avevo mai sentita prima. È perfetta per questo momento. Lascio che la dolcezza delle voci a cappella mi parlino di te. Poi, il silenzio. Sarà lui adesso a guidarci fino in paese.

Rivedo mia zia, la colonna della famiglia. Quella delle tagliatelle fatte a mano, che ci tiene informati su tutto, che bercia e impreca, ma in fondo ha un cuore enorme. Rivedo il cugino metallaro. Quanto è cresciuto!
Poi la porta di fronte. È aperta. Devi essere là. Timidamente entriamo in casa tua. Tua madre è lì, seduta. Ancora non ci crede. L'odore della morte mi inchioda i piedi al pavimento, mi atrofizza le mani. Vorrei tanto uscire da lì, non ce la faccio a vederti così! Ma resisto.
La cassa te l'hanno dovuta fare su misura. Eri troppo grande. Tutt'intorno, le foto in bianco e nero che parlano di te. I tuoi trofei di pesca. Me ne ero dimenticata. Presto la casa si riempie di gente. Tanti mi sono parenti. Nemmeno li conosco.

Le nuvole sono arrivate fino in paese. Tutti si augurano che almeno oggi il tempo sia clemente. E invece no. Nell'esatto istante in cui, a braccio, ti portano fuori per accompagnarti in chiesa, il cielo si apre con fragore. L'acqua ci bagna senza pietà ed io sono felice di lasciarmi bagnare. E ti chiedo perdono, per non essere venuta a trovarti più spesso, per non essermi fermata a cena, per averti dato un dispiacere. Mi sembra quasi di sentirti affianco a me, la tua grande mano sulla mia testa, in un ultimo gesto d'affetto che profuma di perdono. Che egoista che sono! È tua madre che ha bisogno della tua presenza, adesso. Ma forse, chissà, adesso puoi essere ovunque.

Sotto la pioggia battente ci incamminiamo per le vie del paese. Rivedo la piazza con la cabina telefonica che mi ha accolto undici anni fa, quando la "tempesta" ci colse e avevo bisogno di un temporaneo rifugio. Ripenso alla mia ex migliore amica, che l'ultima sera che eravamo in paese, pensò bene di allontanarsi con uno dei miei cugini, lasciandomi da sola. Pur sapendo perfettamente perché ci trovavamo lì. Non preoccuparti, ormai è acqua passata. Ma io mi ricordo tutto.

Siamo in tanti a camminare e quando arriviamo in chiesa siamo ancora di più. Cugino C., guarda che hai combinato! Hai fatto venire tutto il paese. In chiesa non ci stiamo. Qualcuno dovrà restare fuori. Tra i riti stanchi e ripetuti, risaltano le parole di un prete che non ho mai visto prima. Un discorso lungo e appassionato, sulla necessità di conoscere Gesù in profondità. E a me, che con la religione ho ormai un rapporto tutto mio, pare persino di poterlo applicare alla vita in generale. Alla passione, all'Amore.

La fede non vale niente, senza le opere. Già. Quasi quasi vorrei stringergli la mano, a quel prete, per complimentarmi con lui. Com'è buffa la vita! Solo più tardi vengo a sapere che tutti in paese lo odiano, per il suo strano modo di vestire, per le voci sui suoi vizi privati e le sue pubbliche virtù. Nel ricordarti aveva persino detto che eri la colonna portante del coro. Coro che lui, da quando si era insediato nella tua parrocchia, non aveva più voluto. Possibile che ancora mi sbagli così tanto sulle persone? Eppure, voglio pensare che quelle sue parole valgano lo stesso.

In lenta processione ti accompagniamo all'ultima tappa della tua vita terrena. Tua madre è seduta su una seggiola, attende che l'ultima mattonella ti separi per sempre da lei. Uno ad uno, i presenti le porgono i saluti, elargiscono carezze e baci. Parole di conforto. Che non sopporto. Frasi di circostanza, vuote nella loro inutile danza. Preferisco tacere e tenerle la mano a lungo, in silenzio.
Scende la sera e mi fa rabbia che a piangerti ci siano così tante persone molto più vecchie di te.
Eppure hai fatto un piccolo miracolo, oggi. Dopo anni di silenzi rabbiosi e rapporti bruscamente interrotti, sei riuscito a riavvicinare chi per orgoglio e rancore aveva deciso di troncare. Tua madre non sarà sola, stanne certo!

Una tavolata tra cugini e una vecchia zia che è tornata bambina. La carne alla brace e la passeggiata nell'orto, sotto le stelle. Una busta piena dei vostri pomodori e due piante di peperoncini. Qui, tanti anni fa, con il cugino S. facevamo la lotta e giocavamo a pallone. Adesso è padre.

Ripartiamo. Scelgo la stessa canzone, per salutarti ancora.
Mi sbagliavo quando dicevo di non avere radici. Le ho, eccome.
E sono fiera che siano contadine.


Soundtrack: Down To The River To Pray - Soggy Bottom Boys

11 commenti:

Mio ha detto...

E' che tutto si potrebbe evitare, le battaglie interne intendo, l'egocentrismo ed orgoglio non dovrebbero essere applicati mai sulle persone ancor meno su fratelli. Ma i genitori, talvolta, sembrano tornare bambini. Hanno vani puntigli che poi pagheranno caramente, che i figli pagheranno.

Ultimamente sto cambiando radicalmente posizione sul mio modo vedere certi famigliari stretti, capisco che non vogliono assumersi responsabilità che spettano loro, vogliono lasciare le cose a metà. Parlare non serve, non capiscono o meglio: pur capendo l'azione richiede troppo sforzo quindi meglio di no. Lasceranno il dolore sulle spalle di altri, no non lo posso tollerare.

Le radici contadine non si cancellano. C'è chi le porta come segni sulle mani grosse e callose come tronchi di quercia e chi in pensieri gentili e sensibili come le sere di questa estate che se ne va.

Sono felice del tuo avere ritrovato l'unica cosa che rende un po' meno alieni al mondo.
Un abbraccio Museum!

Roberto

Lucien ha detto...

Le radici sono importanti ed è bello esserne fieri, ma le ali lo sono altrettanto.
Che groppo in gola!

fabio r. ha detto...

bellissimiussimo post! brava! poi mi citi Nietzsche e mi metti la soundtrack di uno straordinario film.. cosa si può volere di più?

Prisma ha detto...

@Mio: è vero, a volte parlare non serve. E a noi non resta altro che trovare il modo per canalizzare la rabbia che ci portiamo dentro e trasformarla in energia positiva. Spesso troviamo negli amici e in chi ci ama una nuova "famiglia". Dove potremo rinascere, una volta per tutte, e sentirci finalmente "a casa".

Un abbraccio anche a te, amico Mio!

@Lucien: hai ragione, è che a volte volare - se non si è abituati e non ci si sente all'altezza - può dare veramente le vertigini...

@fabio: per la citazione di Nietzsche il merito va a mia cugina, che indossava una maglietta con su stampata quella frase... Che io ho prontamente annotato per non dimenticarla, talmente mi ha colpito! Per il brano, devo ringraziare la compilation "Mp3 Ale" e il caso, che me l'ha fatta ascoltare a pochi chilometri dall'arrivo in paese... Tempismo perfetto.

desaparecida ha detto...

Ti ho rimandata ad oggi sai?
Ti ho letta stanotte,ma non riuscivo a scriverti,a parlarti si,ma a scriverti no.
E così dopo averti letto un paio di volte mi sono seduta a terra accanto alla scrivania,con la preghiera che girava all'infinito nel pc,in me, come una giostra intrecciando la tua vita e le tue radici con le mie.

-Un cuscino,il nastro viola con i nomi
-un posto che i miei piedi nn toccano da anni
-la musica interna che stride con quella esterna fino a quando non ha la meglio (finalmente)
-la pioggia di cui si ha sempre bisogno
-qualcosa da lasciare nella cantina dell'anima ma che si ricorda sempre
-parole di circostanza,vuote,su cui si preferisce tacere
-una colonna portante che nn c'è più
-i cugini vicini-lontani
-le lacrime che ci ricordano quanto sia bello avere il coraggio di nn soffrire da soli,ma con una mano stretta.

E poi ti ho detto tanto altro che nn ricordo...

Nel piccolo infinito mondo virtuale,ti sono vicino
delicatamente
Un bacio sorellina....

Prisma ha detto...

@desina... mi commuovi... Peccato non aver potuto sentire tutto quello che mi hai detto stanotte... Grazie per la vicinanza. Non so se è l'effetto di quanto ho vissuto in questi ultimi giorni o un mio stato d'animo generale amplificato da un lavoro che mi porta a passare molto tempo sola con i miei pensieri, ma in questi giorni ho uno strano senso di vuoto che non mi abbandona se non in rari momenti. Una fame di famiglia e di "casa" che non riesco a colmare...

Grazie di cuore, sorellina.

Radio Pazza ha detto...

Per le emozioni che ci dai, per il tuo saper trasmettere te stessa a distanze inimmaginabili con poco e più ...
Anche tu sei parte della mia famiglia.

Con rispetto

Bak

desaparecida ha detto...

Ciao sorellina,
passo per questo tuo senso di vuoto...
sai quando si va avanti e si smuovo pietre è facile che ci si senta un po' più sperdute.
E allora se hai un vuoto ricerca e trova le tue radici nutriti di quello di cui hai bisogno,senza pensarci!

Se poi tutto questo ti porterà a desiderare altro sceglierai ancora.

Ho un sorriso e questo per te
http://www.youtube.com/watch?v=PVAzD3Frh8U&feature=fvst

buonanotte :)

Prisma ha detto...

@Bak: ecco, ora mi squaglio... :D Anche tu fai parte della mia. Non per niente sei mi hermano! ;) Grazie di cuore!!!

@desina: che tesoro che sei... Grazie della tua delicata presenza e della meraviglia che mi hai regalato. Non la conoscevo! Bellissima davvero.
Ti abbraccio forte, sorellina.

Ishtar ha detto...

Sorellina...
Mi hai portanto indietro col tuo racconto...
La chiesa era gremita, non solo parenti, ma gente curiosa...io ero fredda come un ghiacciolo...era il mio primo lutto ma il più importante, la morte di un padre lascia il segno anche se no lo vuoi fare vedere a nessuno...
Una cerimonia molto fredda, un prete che ci conosce da anni, che mi ha vista crescere, che ha fatto la cerimonia come se stesse facendo una cura routinaria dal medico, come se non fosse morto nessuno, come se noi "sopravvisuti" non avessimo necessità di conforto...
Una freddezza triste...
Solo un attimo prima che lo tumulassero le mie lacrime sono sgorgate visibilmente...e poi sono scappata da sola...tutto quel parentame li pronto a osservare criticare più che a confortare...e tutti a guardare come vestivo, ero elegantissima come a lui piaceva come lui avrebbe voluto...
Il nostro saluto strettamente familiare è stato di ritorno dalla camera mortuaria...cantavamo in macchina le canzoni che ci cantava da piccoli...lui amava la musica...cantava sempre anche se era più stonato di una campana...
Ecco, io adoro la famiglia, le radici ma nel mio caso posso dirti che il detto parenti serpenti con me vale assai...eravamo in casa mia, odio il riunirsi di questa famiglia che non si sente tale...ma lo fa solo per costume circostanza...per fortuna noi fratelli non siamo così, dopo tanti scontri ci amiamo veramente e siamo uniti, ci accettiamo con le nostre diversità e daremo la vita gli uni per gli altri...
Eravamo in cucina, e una zia notava che il soffitto era ingiallito per il fumo del camminetto...era da dipingere! Si guardava tutto in torno per trovare qualcosa da poter criticare sparlare portare fuori quella nostra casa...e subito dopo le cadde il caffè per terra! Sicuramente era lo zampino di mio padre che le diceva cortesemente vattene a quel paese...
Un abbraccio sorellina...hai una splendida famiglia :)

Prisma ha detto...

Sorellina mia... Non trovo parole, dopo le tue, così intense e toccanti.
Ti abbraccio, come sempre, ma più intensamente...