31.5.09

Uninvited




Addio.
A questo maggio onirico.
A questo maggio bouleversant.
A questo maggio sul filo del rasoio, sul filo di lana, sulla tela di ragno.

Addio.
All’utopistico desiderio di coniugare realtà e sogno.
Alla voglia, a lungo repressa,
di essere finalmente ammessa
colà, dove non ero stata mai invitata.

Addio.
Alle parole che si fanno missive e arrivano dirette,
senza giri di parole, significati sospesi, terze persone.
Addio alle interferenze.

Addio anche alle incomprensioni, ai fraintendimenti, alle idealizzazioni.
Addio a chi non ci ha mai detto: benvenuti!
Addio, a chi non ci ha neanche detto: arrivederci.

Addio, e mi piange il cuore.

Addio.
Il mio è un perderti, per ritrovarti.

Una nuova forma,
finalmente degna della sua sostanza!

Costanza,
ti pregherò con fervore,
nel silenzioso fragore di questa stanza.
A te sacrificherò il Tempo e l’Alèa.
Da oggi sarai tu
la mia nuova I-Dea.


Soundtrack: Uninvited - Alanis Morissette

Like anyone would be
I am flattered by your fascination with me
Like any hot-blooded woman
I have simply wanted an object to crave
But you, you're not allowed
You're uninvited
An unfortunate slight

Must be strangely exciting
To watch the stoic squirm
Must be somewhat heartening
To watch shepherd need shepherd
But you you're not allowed
You're uninvited
An unfortunate slight

Like any uncharted territory
I must seem greatly intriguing
You speak of my love like
You have experienced love like mine before
But this is not allowed
You're uninvited
An unfortunate slight

I don't think you unworthy
I need a moment to deliberate

30.5.09

Il Ragno




Vorrei oggi condividere con chi passerà di qua musica e parole de "Il Ragno". Poesia pura.
Non lo conoscevo prima di questa mattina, ma questo pezzo mi ha folgorato al primo ascolto.
Il testo è di Francesco Di Giacomo e Vittorio Nocenzi.

Di Giacomo è molto riservato sulla sua vita personale, tant'è che sul sito ufficiale del Banco Del Mutuo Soccorso, alla voce Biografia, è scritto:


A conferma della sua proverbiale originalità, dice unicamente di sé...

Nacque... visse...
...e si contraddisse!


Potrei sottoscrivere in pieno!

E pensare che una volta, durante un'intervista in cui gli fu domandato cosa pensasse dell'Università, Di Giacomo dichiarò candidamente di avere solamente la licenza elementare.
Alla faccia di chi dice che la Cultura debba essere patrimonio solo di una ristretta élite di intellettuali e intellettualoidi.

La Poesia è Poesia. Sempre e comunque.
Anche senza patenti ufficiali a distinguere pubblicamente chi è poeta da chi non lo è.
A stabilire con un marchio di infamia chi è artista e chi no.

La Poesia è Poesia.


Soundtrack: Il Ragno - Banco Del Mutuo Soccorso

Ho camminato fin qui sopra i più alti muri
per fare festa con te
ma vedo che sbagliavo:
parli di vita e di morte
non mi va.

Stai seduto sui tuoi pensieri
come un vecchio ladro fallito.
Io da sempre ho usato l'astuzia
coi miei giochi di geometria è sciocco rischiare.

Io sono il ragno che fila
lungo i più oscuri buchi
Veloce corro su e giù
sono per tutti un saggio
ma certo scrupoli io non ne ho.

Dentro i miei pregiati sudari
delicato cullo la preda.
Io che ho sempre usato l'astuzia
nei miei giochi di geometria
non posso sbagliare.


Io sono il ragno che fila
lungo i più oscuri buchi
tendo l'agguato
a chi resta ammirato dalla mia abilità.


Coro:
Non conceder niente, niente a nessuno mai
segui sempre il filo e non lo perderai
segui questo filo e non ti perderai
prendi questo filo e non ti pentirai

Io sono il ragno che fila
lungo i più oscuri buchi
Veloce corro su e giù
sono per tutti un saggio
ma certo scrupoli io non ne ho.

Dentro i miei pregiati sudari
delicato cullo la preda.

Se potessi avvolgerti intero
oggi forse la mia più preziosa preda
saresti tu !! Prendi questo filo...

29.5.09

Acceptance




Certi risvegli sono necessari, e non solo perchè ci siamo finalmente decisi a comprare una sveglia.
Poi, si potrà anche lanciarla con forza contro la parete, ma non servirà a niente.
Il suo suono disturbante avrà già ottenuto l'effetto per cui un sadico genio del male l'aveva progettata, chissà quando e chissà in quale punto sperduto del pianeta.

Passato il rintontimento iniziale, cominci a chiederti che direzione potrà mai prendere la tua giornata, ora che la magia del sogno è stata bruscamente interrotta.
Coitus interruptus.

Delusa? No. Delusione non è il sostantivo adatto per descrivere il tuo stato d'animo in questo momento. Ci si sente delusi quando qualcuno o qualcosa tradisce le nostre aspettative. Il che presuppone che noi abbiamo per lungo tempo ritagliato addosso a qualcuno o a qualcosa un'immagine ben precisa.

Ma poniamo il caso in cui una determinata immagine che vive di vita propria sia finita per sbaglio al centro della rètina del nostro inconscio, senza che noi abbiamo mai fatto alcunché per vederla.
Supponiamo che l'impatto con la realtà tangibile ci dimostri, un giorno, senz'appello, che quella stessa immagine e il suo simulacro non coincidono affatto.
La nostra reazione può ancora definirsi delusione?
Io non credo.

Si può parlare di rabbia, forse?
Neanche questo credo.

Credo, piuttosto, che se per lungo tempo siamo stati terribilmente affezionati a quell'immagine, proveremo una sensazione lacerante di vuoto, una volta costretti al confronto con il freddo simulacro che la emana.

Una lacerazione. Non una delusione.
C'è una gran bella differenza.

L'immagine che vive in noi è calda, avvolgente, analogica.
Il simulacro è algido, spigoloso, digitale.

Che pesci pigliare, dunque, arrivati a questo punto?

Io, personalmente, mi tengo l'immagine e respingo il simulacro.
Per non distruggere la prima, mando affanculo il secondo.

Colpe?
Nessuna colpa, signori. Solo una serena e consapevole accettazione dell'evidenza.
Accettazione. Non resa.
Di nuovo, c'è una gran bella differenza.

A uno sterile monologo che cortocircuita riavvolgendosi inutilmente su se stesso, preferisco il dialogo interiore, spontaneo, immaginario.
Alla superficiale concretezza, preferisco il pungolo istintivo dell'arte, lo stimolo creativo inconsapevole.
La Musa inevitabile.
Dis-umana.
Profonda.

E questo vuoto, che ogni tanto mi prende allo stomaco e mi lascia senza respiro, non posso che colmarlo così.
Scrivendo.
Disperatamente scrivendo.

Non è semplice trovare un complice di Sogni. Ma è peggio quando si crede di averne trovato uno e ci si scopre improvvisamente soli.

Io non sono sola.

Finchè avrò un posto dove poter scrivere quello che sento.
Finchè ci sarà qualcuno che mi legge.
Anche in silenzio.

Io, Sono.

Soundtrack: Tu, Forse Non Essenzialmente Tu - Rino Gaetano

28.5.09

InSoMnIa




Un muro di gomma,

tra la ragione e l'insomma.
Un'acqua di mare
che ha perduto il suo sale.

INSONNIA.


Soundtrack: Doot-Doot - Freur

What's in a name?
Face on a stage
Where are you now?
Memory fades, you take a bow

Here in the dark
Watching the screen
Look at them fall
The final scene

And we go doot
Doot doot

Look at them fall
Flicker and fade
Gone are the screams
I put them to bed, now they are dreams

And we go doot
Doot doot

26.5.09

Dis-Connection



Intraprendi il viaggio finale, a un anno di distanza, su quello stesso treno che ti ha condotta lontano tante volte. Fino a sfiorare il Sogno con le dita, per poi riportarti ogni volta indietro. Passo di gambero.

Oggi si chiudono i conti. Letteralmente. Tra poco si conoscerà il verdetto.
Cammini sicura, le lenti scure a ripararti dal sole e da sguardi indiscreti.
Quando hai la musica giusta, non c'è storia. Sei una strafica.
Le mani in tasca, la borsa a tracolla e il calore di questo maggio così strano a tenerti in vita.

Ti notano, è evidente. Tieni il tempo, mentre aspetti il treno, sulla banchina semi affollata. Non puoi proprio evitarlo. Batti un piede, mimi i colpi della batteria con le dita, ondeggia il tuo corpo, oscilla la testa.
Arriva il treno, ti siedi. Non stacchi gli occhi dal finestrino per tutto il viaggio.
Veloci scorrono le immagini di un tragitto che dovresti conoscere ormai a memoria, ma che riesce ancora a sorprenderti con qualcosa di insolito.
La tua radio preferita, una canzone che ti accoglie come un grembo materno.
Ti abbandoni all'estasi di una nostalgica malinconia, quella malinconia che sei così brava a coccolare, masochista che non sei altro!

Il viaggio scorre veloce, non senti neanche il bisogno di leggere quel libro magico che hai scoperto per caso e da cui non riesci più a separarti.
Ti basta sentirlo sotto di te, nella borsa di tela che hai appoggiata sulle gambe. Ti terrà compagnia, con la sua aura miracolosa. Un libro, un amico sincero. Lui non ti tradirà mai.

Al capolinea la frenesia della folla ti sospinge in avanti come un ingranaggio mal oliato verso la metropolitana. Un automatismo a cui ti eri disabituata.
La radio non prende, dannata galleria! Provi a scorrere le cartelle del lettore mp3 cinese. Niente da fare. Ti rassegni al caso e ti dice anche bene: una manciata di pezzi niente male, nonostante l'alto tasso di glucosio contenuto.

Fine della tua corsa.

Piazza Bologna e le strade brulicanti di macchine e persone. Scegli d'istinto la tua direzione, certa di ricordarla. Ti infili in un dedalo di strade e viuzze desolate. Che sia arrivato agosto e non me ne sia accorta? Insisti, svolti, prosegui diritto. Nulla da fare. Tanto vale ammetterlo: ti sei persa. L'istinto non sempre è nostro alleato.
Fortuna che hai con te il Tuttocittà, un briciolo di razionalità ci salva sempre.
Ritrovi la retta via. Hai sbagliato di poco. Hai compiuto i movimenti giusti, hai solo imboccato la direzione opposta.

Arrivi a destinazione. Un saluto di circostanza. Un anno di vita, di lacrime e di sangue passa ad altre mani, che centrifugheranno e trasformeranno il tutto in numeri. Già, i numeri! Non sei mai riuscita a farci amicizia. Avresti voluto, ma niente. Si vede che non era destino!

Riavvolgi il nastro e ripercorri il tragitto all'inverso. Quasi ti dispiace che sia stato tutto così veloce. Il vento del convoglio in arrivo ti smuove i capelli, non è tempo di pensare. Danzare, solamente danzare. Cerchi il tuo spazio vitale muovendoti sinuosa, tra passeggeri e sostegni metallici.

Sbarchi a terra, ma puoi già respirare il mare. L'autobus no, non lo vuoi aspettare. Meglio camminare. Buttarsi tutto alle spalle, ricominciare. Scartabellare, selezionare. Cosa è meglio perdere, cosa lasciare. Senza mai recriminare.

Mettersi a colmare dei vuoti è rischioso, può portarti a sbagliare.
A confondere la stima con l'affetto. Le parole con l'azione.

ReAzione!

Reset. Dis-Connect.

React.

Always with Music in my head.


Soundtrack: You Can't Always Get What You Want - Rolling Stones

Silenza




Quando arriva il momento della verità non servono parole.
Le emozioni si fanno fiume in piena e gli occhi brillano di umida realtà.
L'unica possibile.

La scrittura non merita processi alle intenzioni,
nè l'arte sentenze di opinabile sincerità.

Poesia.
Vibrante fremito di un'anima immortale,
che parole umane non potranno mai spiegare.

Una voce sola si leva alta al cielo, in cerca di un volo.
Prima di ripiombare nell'oscurità,
per poi
risalire ancora.


Soundtrack: Angela Gheorghiu - O Mio Babbino Caro - G. Schicchi G. Puccini

25.5.09

Esorcismi



La realtà è quella cosa che quando smetti di crederci non svanisce.

P. K. DICK

Vuoi o non vuoi, ci sarà sempre sulla terra qualcuno che prima o poi cercherà la catarsi con una canzone come questa.

Dissolversi nell’aere, tornare nei propri ranghi. Riavvolgere il nastro. Resettare il sistema.

Chi fa da sè, fa per trè (con l’accento sulla è).

È incommensurabilmente piacevole sapere di aver sgobbato l’intera estate scorsa a 40 gradi sotto al sole e poi di nuovo al freddo e al gelo praticamente aggràtis, per arricchire una manica di stronzi bastardi figli di puttana rotti-in-@#§*&ç@!

La fregatura era nell'aria, ma riceverne la conferma inappellabile e definitiva è decisamente un altro bel paio di maniche. Rigorosamente cetrioliformi.

Sì, è vero. Sarà anche colpa mia, ché avevo fin troppo bisogno di quei dannati soldi (Beato chi non ne ha. Bisogno. Non soldi).

Orbene, giunti a questo punto, non mi resta altro da fare che vomitare un rantolante quanto sterile sfogo catartico. Dopodiché, si riparte. Le saccocce parecchio più vuote, la lista nera un po' più lunga.

Cara Sfortuna, alla quale innumerevoli menti ben più sagge della mia non credono affatto, questa canzone è tutta per te!

Anzi, vi dirò.... Un po' è anche per me.

Ma, naturalmente, non posso non estendere la mia signorile e raffinata dedica anche a tutti i faccendieri e agli odiosi lacchè. Tiè!

Soundtrack: Quel Che Accade - Cappello A Cilindro

24.5.09

Sine Nomine



Succede così. Che ci si svegli dopo un lungo sonno, ed è fatta.
Alea iacta est. O, per dirla alla "come se magna", frittata facta est.
Cazzi amari sunt, indipercui: hic sunt leones!
Ma il passo di gambero è la cosa che ti riesce peggio.
E allora?


È la quintessenza dell'evanescenza,
e si compiace delle evoluzioni linguistiche di cui è capace.
Si dispiace,
ma non riesce proprio a lasciarti in pace.

Come fili d'avorio
le trame dei suoi pensieri
tentano invano
di svegliare tessendo
l'ei fu Silente Uditorio.


Soundtrack: America - Horse With No Name

On the first part of the journey

I was looking at all the life
There were plants and birds and rocks and things
There were sand and hills and rain
The first thing I met was a fly with no buzz
And a sky with no clouds
The heat was hot and the ground was dry
But the air was full of sound

I've been through the desert on a horse with no name
It felt good to be out of the rain
In the desert you can remember your name
'Coz there aint no one for to give you no pain

After two days in the desert sun
My skin began to turn red
After three days in the desert fun
I was looking at a river bed
And the story it told
Of a river that floated
Made me sad to think it was dead

You see I've been through the desert on a horse with no name
It felt good to be out of the rain
In the desert you can remember your name
'Coz there aint no one for to give you no pain

After nine days I let the horse run free
'Coz the desert had turned to sea
There were plants and birds and rocks and things
There were sand and hills and rings
The ocean is a desert with it's life underground
And the perfect disguise above
Under the cities lies a heart made of ground
But the humans will give no love

You see I've been through the desert on a horse with no name
It felt good to be out of the rain
In the desert you can remember your name
'Coz there aint no one for to give you no pain

23.5.09

Bottles Floating...


Di solito non amo mettere i manifesti, ma forse in qualche caso dovrei... Foss'anche solo per condividere con voi qualcosa a cui ho dedicato un po' del mio tempo e della mia smisurata, incosciente (aridàjie!) passione.

Alcuni di voi se ne sono già accorti, ma da alcuni giorni ho aperto un blog parallelo, lo Yin del qui presente Yang. Della serie, non ti bastava frantumarci i cabbasisi in italiondo, ora pure in inglese???


Rassegnatevi, cari miei. Quando una è R-E-C-K-L-E-S-S, lo è fino in fondo!
Perciò, se non avete un tubo di meglio da fare e volete tastare con mano la follia della qui presente Prisma TBFKA MusEum (cazzo de nome ahahaha), potete farvi un giro di
ri(n)cog(lio)nizione qui:

Bottles Floating On The Edge Of Life.

Vogliatemi bene lo stesso. Anche se so che sarà dura, ahahaha!

22.5.09

Il Dubbio



A volte ti viene davvero il dubbio se tu sia in grado di sopravvivere a tutto questo.
Non temi tanto il futuro in sé, quanto piuttosto la tua capacità di affrontarlo.
Ragazza solitaria che piangi vicino al mare, la testa fra le mani, non sai quanto avrei voglia di abbracciarti.
Ti consolerei in silenzio e ti lascerei sfogare, se lo volessi. Perchè a volte è esattamente così che mi sento anch'io. Ma non oso forzare il muro di un dolore così ostentatamente privato. Non ne ho alcun diritto.
Magari ti infastidirei solamente e non farei che peggiorare la situazione.

Ti allontani. L'eco dei tuoi lamenti mi resta attaccato al cuore ancora per un po', prima di dissolversi per sempre tra gli schiamazzi allegri dei giovani bagnanti e il traffico di questa periferia annacquata.

Presto tutto questo potrebbe essere solo un ricordo. L'idea non mi consola affatto. Mi rende ancora più impotente, semmai.

Perchè è così difficile parlarsi?
Eppure avremmo così tanti mezzi a disposizione per farlo...

Quello che manca, in fondo, è sempre la stessa cosa: il coraggio di riconoscerci, senza difesa alcuna, nello sguardo di qualcuno che non siamo noi.

Sountrack: Consequence - The Notwist

21.5.09

R-E-C-K-L-E-S-S




R-E-C-K-L-E-S-S.

Sono giorni che dal nulla mi viene alla mente questa parola. Più e più volte nell'arco della giornata. Così tante, che non riesco nemmeno più a contarle.
Che diavolo vuol dire? Non riesco proprio a ricordarlo, sempre ammesso che l'abbia mai saputo.
Mi riprometto di cercare il significato sul dizionario di inglese, ma la pigrizia come al solito prende il sopravvento e così la mia piccola ricerca passa in cavalleria.

Mi sento spossata come non mai. Sarà che sono diverse notti che qualcosa continua a tenermi sveglia, nonostante la stanchezza. Ci dev'essere un'interferenza, come quelle che si potevano captare senza preavviso con il baldacchino o il walkie talkie negli anni '80.
Era così eccitante accendere quell'antenato un po' sfigato dei telefonini odierni e mettersi in ascolto, in attesa di un segnale. Uno qualsiasi.
Spesso si poteva solo ascoltare, senza poter comunicare con l'altra persona. A volte, però, si captavano anche frammenti di conversazioni che sarebbe stato meglio non sentire. Ma una volta divenuti silenti ascoltatori di passaggio che nessuno aveva invitato, era difficile resistere, spegnere l'apparecchio e farsi i fatti propri.

Certe notti è un po' così. È come se la mente recasse dentro di sé un'antenna che si è incautamente dimenticata accesa. Capita allora che entrino segnali non richiesti, misteriose interferenze. Messaggi che con tutta probabilità non erano affatto indirizzati a noi, ma che ci arrivano come se lo fossero. Con tutti i crismi ed una forza dirompente.
Il loro ego smisurato ci schiaccia, ci opprime, ci mette con le spalle al muro.
Non ci fa respirare.

Vorremmo spegnere la dannata antenna, ignorare il loop discontinuo, incoerente e ipnotico che ci destabilizza, impedendoci di (ri)trovare il sonno perduto.
Niente. Non si può fare.
Il sonno, desiderato, anelato, vagheggiato, è ormai una chimera.

Solita routine. Bagno, specchio, autoflagellazione. Ritorno a letto.

Quand'eccola che ritorna... La stessa parola.

R-E-C-K-L-E-S-S.

Ancora! Che diavolo vuoi dirmi, Inconscio maledetto?

R-E-C-K-L-E-S-S!

Ok, ok! Ho capito!

Mi precipito giù dalla branda, allungo il braccio ad arraffare il vecchio dizionario delle superiori e sfoglio prima febbrilmente, poi con sempre più timore, le pagine polverose, testimoni di una lunga inattività.
Una dopo l'altra si susseguono le parole...

Sledgehammer, record-breaker... RECKLESS. Eccola, finalmente.

Lentamente, come per dilatare fino all'ultimo la rivelazione finale, scorro con gli occhi, una dopo l'altra, le lettere che compongono la definizione:

adj. (gen) imprudente
(stronger) incosciente
(driver, driving) spericolato

Non posso fare a meno di trasalire. Incosciente è forse l'aggettivo con cui più mi sono descritta negli ultimi tempi.
Nella vita di tutti giorni non è un aggettivo che mi si addica granché, eccezion fatta per le decisioni prese in ambito lavorativo nell'ultimo anno e mezzo.
Ma nello scrivere! Se c'è qualcosa che ritengo a buon diritto di poter definire INCOSCIENTE è proprio la mia scrittura.
A suo modo, lo è stata anche la lettura. Anzi, sono sicura di poter dire che è proprio da lì che tutto è cominciato.

Incauta Gretel, imitando Hans che ritenevi tanto più saggio di te, hai finito per raccogliere le molliche sbagliate e sei caduta in un tranello, del tutto autoindotto.
Adesso non sai più come uscire dal labirinto di specchi, ché, si sa, i labirinti non hanno chiave. Men che meno quelli di specchi.

Chi potrà mai liberarti?
Gli incauti che ci hanno provato, non per salvarti ma per mero egoismo e per un'irresistibile brama di soddisfare una curiosità morbosa, nel prendere a pugni la superficie di vetro non hanno fatto altro che regalarti le "gioie" dei frammenti aguzzi conficcati nella carne.

Non ci sono fili d'Arianna, qui. E nemmeno Bianconigli.
C'è solo un Cappellaio Matto, che non sa nemmeno lui quello che vuole.

Soundtrack: Reckless - Crystal Castles

19.5.09

L'Istinto E L'Infinito



Inutile aggrapparsi al razionale. Tutto sfugge, il Senso, la Meta, il Nucleo Fondante.
Un brivido primordiale, senza altra spiegazione. Tutto sfuma, i contorni si affastellano in un disegno ignoto. Ed io sono senza difesa alcuna.
Solo l'Istinto mi dà pace. Il desiderio di Infinito mi sorprende e mi annienta. Un respiro lungo quanto la notte dei tempi.
E la Musica. Che dice sempre tutto, molto meglio di me.

Soundtrack: The Sage - Emerson Lake & Palmer

I carry the dust of a journey
that cannot be shaken away
It lives deep within me
for I breathed it every day

You and I are yesterday's answers
the earth of the past come to flesh
Eroded by time's rivers
to the shapes we now possess

Come share of my breath and my substance
and mingle our streams and our times
In bright infinite moments
our reasons are lost in our eyes

18.5.09

Dance, Dance, Dance




Certi risvegli sono la lenta, inevitabile emersione dopo una lunga apnea.
Niente di tutto ciò era programmato, e qui sta il bello. È la magia di vibrazioni diverse, all'apparenza inconciliabili, che entrano in collisione e producono un'immensa spirale, che ci sospinge lontano per giorni, mesi, anni... e finisce per ricondurci, quando meno ce lo aspettiamo, all'esatto punto di partenza. Se si oppone resistenza al moto ondoso, non si può che affogare.
Talvolta è meglio distendersi completamente, arrendersi del tutto all'elemento.
Diventare un tutt'uno con l'acqua.
Finalmente, lasciarsi andare...

Un libro scoperto casualmente e subito amato. Divorato. Non ancora terminato.
Il risveglio, questa mattina, con una canzone.

Un unico titolo.
Una sola raccomandazione: Dance, Dance, Dance.

Piccole magie. Regali preziosi. Libri, canzoni, persone.
Da portare nel cuore. Sempre.
Al di là delle distanze, fisiche e mentali. Delle separazioni, spazio temporali.

Questa canzone, oggi, è il mio regalo.
Fatene buon uso.


Soundtrack: Dance Dance Dance - Lykke Li

Having troubles telling how I feel

But I can dance, dance, dance
Couldn't possibly tell you how I mean
But I can dance, dance, dance
So when I trip on my feet
Look at the beat
The words are, written in the sand
When I'm shaking my hips
Look for the swing
The words are written in the air

Dance,
I was a dancer all along
Dance, dance, dance
Words can never make up for what you do

Easy conversations, there's no such thing
No I'm shy, shy, shy
My hips they lie 'cause in reality I'm shy, shy, shy
But when I trip on my feet
Look at the ground
The words are written in the dust
When I'm shaking my hips
Look for the swing
The words are written in the air

Dance,
I was a dancer all along
Dance, dance, dance
Words can never make up for what you do

Dance, dance, dance

16.5.09

Un Uomo A Forma Di... Muffin!



1-2-3... Un bel respiro... Prova, prova. Sa, sa. Prova microfono. Ok.

Carissimi blognauti ivi caramente intervenuti, nuntio vobis quanto segue:

siccome che, indipercuiposcia, mi sono rotta gli zebedei di piangere a scoppi ripetuti e incontrollati, cosa che, peraltro, mi rifiuto di attribuire ad altro che non agli sbalzi ormonali, alle fasi lunari, alle notti di streghe e lune piene, insomma, alla meravigliosa essenza dell'essere D(N)onna...
Insomma, preso atto di quanto detto poc'anzi a guisa di premessa, adesso per rifarmi mi sparo un buon Frank Zappa d'annata. Sì, la canzone dell'Uomo Muffin!
Ma ve lo immaginate un uomo a forma di... Muffin? Della serie: aò, senti, m'è venuta fame. Aspè che mo' me stacco un braccio e me lo magno.
Certo che quel Zappa lì era bello scocciato*, èh?
Però che concerti... Da sturbo, proprio.
Io lo dico sempre che sono nata nell'epoca sbagliata. Infatti, manco a dirlo, il video è stato ripreso nel 1977! Ma c'avrò qualcosa, io, con questo anno??? Che mi sbuca sempre fuori così, a tradimento, senza che io ci pensi?

Vabbè, prima che mi autoconvinca di essere la reincarnazione di una giovane anarchica che si è orgogliosamente e rock-ambolescamente vissuta i 70's alla facciaccia mia, mi ritiro per deliberare sul fatto che so' nata nel 1980, che non c'è più niente da fare e perciò è meglio che me ne faccia al più presto una ragione.

Gli Who, i Led Zep... E chi so'? Ma chi li conosce! Sì, èh...

SIGH, SNIFF, SOB... SGRUNT!!!

A tutti quelli che li hanno visti live nei loro anni migliori:
QUANTO VI ODIOOOOOO!
In simpatia, èh? Ovvio.
(ma manco troppo).

(*nota per i non romani: matto da legare)

Sountrack: Muffin Man - Frank Zappa

15.5.09

Silent My Voice, I've Got No Choice



Le tue cacofonie mi braccano al risveglio, scomposte grida si insinuano nel mio sbadiglio.
Gelosamente ascolto la mia radio personale, in un battagliare di opposte sonorità che si affastellano nel medesimo ambiente infetto.
Un insetto.
Strisciare sotto le piastrelle, cercare un passaggio segreto, nascondermi per sempre dal mar nero di un blob vischioso e impazzito, che non smette di fluire.

È una lotta per la sopravvivenza, ma che scemenza! Maledici il contadino e la semenza!
Scateni le endorfine, l'unica via per non affondare nel fango delle sue latrine.

Plumbeo il cielo, rarefatta l'aria.
Si scatenasse la tempesta e ti cogliesse tutta intera, ti colpisse sulla testa.
Scorresse l'acqua lungo la tua schiena, gocciando dai capelli fin sotto ai piedi.
Ti inondasse, fino a farti tremare...
Di gelido risveglio...
E non più di paura!

Soundtrack: ATWA - System Of A Down

13.5.09

Where's The Light?



Scorie fantasmatiche paventano implosioni. Masochistiche pulsioni.
Il Sacro e il Profano.
Ti amo.

Scorre il sangue, dalle ferite aperte. Tua la mano, tue le unghie, tuo l'implacabile specchio.
Non riesci a credere che un giorno non lontano qualcuno ti vomitò fuori da un orrido buco nero che adesso sa di vecchio.

Respiri. Manca l'aria.
Sospiri. Manca il coraggio.
Inspiri. Tua è la colpa.
Espiri.
Fanculo tutto! Fanculo tutti!

Rapace il desiderio di strapparti via quel polipo che dallo stomaco, lentamente, è risalito al petto.
La eco a forma di spirale si avvinghia attorno a te e non vuole lasciarti andare.
Butti la testa all'indietro, fin quasi a spezzarti il collo...
Niente da fare. Continua a sfuggirti.
Inutile, continuerà a ferirti.

Sountrack: No-Man - Wherever There Is Light

11.5.09

Something's Wrong?



...E non basta l'acido lattico nelle gambe sfrante, la gola infiammata, il corpo intasato di tossine, la routine lavorativa che ti assale al risveglio, mentre rimiri le tue profonde occhiaie e i capelli sfatti nello specchio.
Certi silenzi sono rombi di tuono, e non basterà tutta la musica del mondo per attutirne il colpo.
Cominci a chiederti se non ci sia qualcosa di sbagliato in te. Nel tuo modo di gestire le relazioni con gli altri. Questo tuo temere di affezionarti, di scoprirti perchè poi, puntualmente, le persone finiscono per allontanarsi.
No, sai che non è questo. La vita ci allontana. Le nostre scelte. I percorsi. I corsi e i ricorsi, come diceva qualcuno. E la presenza concreta, quella, si affievolisce. Ma tu hai bisogno di conferme. E allora? Il problema è sempre tuo.
Certe scelte si pagano, prima o poi. Avresti dovuto saperlo fin dall'inizio. Non chiedere agli altri più di quanto possano darti. Esistono dei limiti, come le piccole linee graduate del misurino per l'acqua, lo zucchero, la farina. E se sbagli la dose, addio biscotti... C'est la vie, chérie.

A volte penso a come sarebbe stata la mia vita se avessi avuto dei fratelli. Sì, fratelli maschi. A volte mi manca davvero, un fratello. Uno con cui fare la lotta e poi fregarsi i cd di nascosto. Litigare e poi magari fare le pulci ai rispettivi fidanzati. E poi magari ridere e sfogarsi dei nostri genitori matti.
Ma poi passa. In fondo, sono stata fortunata sotto tanti altri punti di vista. E la vita, si sa, qualcosa toglie e qualcosa dà. Scontato ma verissimo, per quanto mi riguarda.

Ieri, nel supermegaipercentrocommerciale aperto anche la domenica, mi sono dovuta ricredere su diverse cose, per esempio. Credevo che nel reparto dove ho lavorato tante volte, in molti mi detestassero. Sarà perchè, ahimè, ho ancora addosso una terribile aria da secchiona, sarà perchè per timidezza mi viene difficile attaccar discorso se non sono loro a cominciare. E quando inizio io, ho sempre paura che le mie parole cadano nel vuoto. Che scema, èh? Eppure ieri, ho trovato tanta comprensione e solidarietà. Anche da parte di chi, mesi prima, a malapena mi salutava.
E mi sono trovata a mia volta a prendere le difese dei repartisti, mentre al telefono il responsabile del marchio che rappresentavo sbraitava per un prezzo errato. Mi sono rifiutata di passargli i ragazzi, che stavano servendo dei clienti. E loro, tutti ammirati, hanno alzato il pollice verso di me in segno di approvazione.
Ho detto al mio referente in ditta di rivolgersi ai responsabili su in amministrazione e ho tenuto la mia posizione, nonostante le sue proteste. Che se la sbrigassero fra loro, e lasciassero in pace noi, l'ultimo anello della catena, quelli che si beccano i rimbrotti dei clienti insoddisfatti e le lamentele per le scarse vendite.

Ma ieri ho avuto un'altra bella dimostrazione di solidarietà. Un cliente scontento, causa un malinteso, ha pensato bene di alzare la voce contro i ragazzi e ha preteso di parlare con un responsabile. Normale amministrazione in questi punti vendita, purtroppo. Solo che il responsabile, sentita tutta la storia, ha apertamente difeso i suoi e invitato il cliente a usare toni meno aggressivi contro chi, di domenica, non sta facendo altro che il proprio dovere. Ho goduto come una scimmia. Menomale, esiste ancora gente con il sale in zucca e un cuore dentro al petto!
È stata dura, ieri, come al solito. Ma di nuovo sono convinta che non sia stato tempo perso. Almeno per come la intendo io. È anche per questo che continuo a fare questi lavori. Per poter parlare di certe cose, bisogna sporcarcisi le mani.
Tutto il resto, sono solo chiacchiere da salotto.

Soundtrack: Hurricane - Bob Dylan

4.5.09

Oesais O Noesais...



Dall'agenda di Murphy 2009:

Truismo di Tomlin:
L'uomo ha inventato il linguaggio per soddisfare la propria esigenza di lamentarsi.

Legge di Heine:
Bisogna perdonare i propri nemici, ma non prima che siano stati impiccati.

Ok, ok, ok. Calma e sangue freddo. Hai solo lavorato come una schiava al caldo e all'addiaccio per giorni, sopportato le angherie di capetti e caporioni con dignità e savoir faire. Hai due polpacci che manco Bugno ai tempi d'oro. La tua colonna vertebrale ricorda la silhouette di un armadillo.
Ma che ti frega? Hai guadagnato un po' di sudati quattrini per il tuo progetto. Tutto il resto, al confronto, conta come il due di picche quando regna bastoni.

Ahahahaha. Già.

Piena di buone intenzioni chiedi agli schiavisti di fornirti la documentazione fiscale per giustificare i compensi ricevuti.
Dall'altra parte si temporeggia. Si nicchia. Poi si scarica doverosamente il barile.
Richiamo. Si millanta una riunione in corso. Si chiede di pazientare.

Ops, ma che scostumata che sono a chiedere una cosa simile!

Vengo chiamata dall'Ing. Dott. Cav. Amm. in persona.
Mai coperto prima di questa telefonata. (NdB)

Reitero la mia richiesta.
Pausa.

Schiarimento di voce e tono mellifluo pro captatio benevolentiae:
"Ma lei vorrebbe far sparire quei pagamenti?".

Cosa, cosa, cosa?

"Cioè, fare in modo che non risultino?".

Ommioddio. E questo qui sarebbe pure Ing. Dott. Cav. Amm. della minchia?

"Senta, lei mi deve spiegare come si fa a far sparire un bonifico nel nulla... No, che non voglio farli sparire. Voglio solo che mi mandiate il giustificativo dei compensi, come tutte le agenzie di questo mondo*". (*questa forse l'ho sparata un po' grossa)

Silenzio.

L'Ing. Dott. Cav. Amm. della minchia spara la sua brillante e geniale idea...

Il fumo mi esce dalle narici e mi inizia a girare il beliscite come un'elica.
(Lo so che sono una donna, ma la metafora è talmente poetica che non ho resistito).


Ottima idea. Complimenti vivissimi! Peccato che non sono un prestidigitatore e che per questo bel giochino tutto italico io finisca per aver guadagnato molto meno dei già miseri spiccioli previsti dal vostro - rivelatosi ovviamente a posteriori - farlocchissimo contratto!

Mea culpa. Vorrà dire che dovrò affinare il mio fiuto capta figl'e 'ndrocchia.
Sopravviverò anche a questa. Ma la prossima volta m'arifregate col cacchio! (Disse la tapina mentre le infilavano un nuovo cetriolo dove non batte il sole).

Menomale che il mio psicanalista interiore personale mi ha già suggerito l'adeguata terapia ansiolitica:

"127 Abarth" - Oesais by Toti e Tata, 80mg, 3 volte al dì.

Il beliscite mi gira lo stesso, ma almeno ho un bel sorriso da ebete stampato sulla faccia.

MAVAFFENGAUL!!!!!