29.9.09

Il Principio Del Piacere




Tutte le scelte della psiche sono dettate dal principio del piacere: l'uomo desidera la sua felicità, l'appagamento immediato e incondizionato dei suoi desideri, ma tale desiderio si scontra quasi sempre con la realtà, ovvero con le costrizioni morali e le tradizioni sociali che sono ostili al pieno soddisfacimento del piacere (tale affermazione ha molto in comune con l'indagine dell'anima propria della filosofia ellenistica).
Il principio del piacere si scontra con la realtà e ne deriva l'inevitabile frustrazione dei desideri. Ecco allora che al principio del piacere può subentrare il principio di realtà: esso cerca la soddisfazione del desiderio in relazione a ciò che la realtà può offrire secondo comportamenti accettati. Mentre il principio di piacere cerca la soddisfazione immediata del desiderio in modo completamente irrazionale, il principio di realtà persegue l'appagamento del desiderio ponendosi obiettivi estesi nel tempo e sublimando l'impossibile appagamento immediato in rappresentazioni sostitutive.
In altre parole, di fronte all'impossibilità di un appagamento completo secondo le modalità del principio di piacere, il principio di realtà agisce in modo da adattare il soddisfacimento del desiderio alle situazioni che tendono a limitarlo, escogitando diversi quanto necessari appagamenti.*


Perché l'euforia dura così poco, mentre la fase del down si protrae a volte per giorni? Qual è il principio del piacere?

Me lo chiedevo oggi, mentre sciacquettavo distrattamente i piatti, e la schiuma prodotta dal sapone mi scorreva maliziosa tra le dita. Lavare i piatti mi rilassa, è un buon modo per lasciar lavorare la mente. Ma non è questo il punto.
Pensavo alle cose che mi danno gioia, alla loro breve durata, al mio disperato tentativo di prolungarne l'effetto nel tempo, all'assuefazione, all'astinenza. Al desiderio di averne sempre di più.
E dire che sono contraria a qualsiasi sostanza possa provocare schiavitù psicologica. E mi riferisco, ovviamente, al fumo, alle canne e anche al caffé, se preso in dosi eccessive.
Ma alle parole, alle persone, ai nostri comportamenti congeniti e non, come si fa a rinunciare?

E poi pensavo agli incoraggiamenti, ai complimenti. Quelli dati e ricevuti. Non per adulazione o spirito di compassione, ma per affetto, stima, Amicizia. Desiderio di dare il proprio sostegno.
Forse è perché ne abbiamo così tanta fame che, d'istinto, finiamo per dare il nostro appoggio incondizionato ad un'altra persona in cui ci rispecchiamo. E lo facciamo a tal punto e così profondamente da arrivare a confondere le reciproche identità, in uno scambio che va al di là di quanto avessimo preventivato.

E poi ci sono i risultati, gli ostacoli superati, gli obiettivi raggiunti. Perché alcuni di noi non riescono mai a gioirne fino in fondo, ma sempre con quella punta di senso di colpa che permane, in sottofondo, dapprima in sordina, poi sempre più ridondante e fracassona?
Non ci diamo quasi il tempo di sorridere e gustarci la nostra piccola vittoria, che già siamo pronti a sottoporci a nuove sfide, tanto per capire una volta di più se meritiamo di stare a questo mondo, di essere amati, benvoluti, considerati.
Sia chiaro, non è affatto un bisogno razionale. La nostra mente sa perfettamente quanto tutto ciò sia deleterio e infantile. Eppure non ne possiamo fare a meno. Il piacere effimero, passeggero, vorace che di tanto in tanto ci sorprende non può che seguire a un lungo cammino di sacrificio e abnegazione, passando, perché no?, anche attraverso le fasi della depressione, della frustrazione e dell'autoflagellazione.

A questo punto la domanda è: per quale "orrendo crimine" stiamo cercando di punirci? Cos'è che ci impedisce di rilassarci, di amarci e di onorarci, ogni giorno della nostra vita mortale?
Non conosciamo la pace dei sensi, se non nei rari momenti di sospensione dell'incredulità. Perché noi non crediamo, in fondo, di essere all'altezza dei canoni che ci siamo imposti, pur misurandoci continuamente con prove e situazioni - e qui sta la contraddizione - che implicano invece una smisurata fiducia in se stessi e nelle proprie capacità.

It's no fun to be told that you can't blame your parents anymore, dice una canzone. E in parte è vero. In parte no. Le foglie da qualche parte devono pur aver assorbito la linfa per crescere. E fino alla loro inevitabile caduta resteranno sempre collegate al ramo che le ha generate. Non si scappa da questo. Ma poi c'è l'impatto con l'aria, il sole, il gelo, l'arsura, i parassiti, la tramontana... La Vita. E qui il ramo può aiutarci fino a un certo punto.

Dov'è che ha inizio la caduta? Quand'è che la forza di gravità sconfigge il desiderio ascensionale?

Resto con questo interrogativo sospeso sulla testa, mentre con lo straccio compulsivamente finisco di asciugare il lavandino, percorrendone ogni centimetro. Continuerò fino a che non avrò rimosso anche l'ultima goccia, perché così eviterò la formazione del calcare.
In realtà non me ne importa un bel niente del calcare, ma è così che mi è stato insegnato.


(Scritto domenica 27 settembre)


Soundtrack: Struggle For Pleasure - Blüchel & Von Deylen

*[Fonte Web]

5 commenti:

Mio ha detto...

Da piccolo asciugare il lavandino, come hai descritto tu, era la cosa che mi riusciva meglio, sicuramente risultava più pulito di stoviglie e piatti. Fino all'ultima goccia, mi piaceva vedere quell'acciaio lucido lucido.
Mi piaceva, già, cosa mi piace ora? Non saprei con certezza, so solo che è qualcosa di mio e non rispecchia il mio essere visto all'esterno. Egocentrismo, egoismo o cose del genere? Non lo so, io voglio essere così non facendo nulla di male a nessuno, VORREI diventare sempre più naturale. Forse è questo il crimine, che in realtà non è tale, il non voler vendere ciò che non si ha. Il non-crimine che ci uccide è rientrare nei canoni di altri.

Credo che si incoraggi e ci si complimenti (ci pensavo oggi :) ) con le persone forse per un sentimento di appartenenza d'Anima, perché viene spontaneo usare il Noi, perché nella tua vittoria c'è la certezza della mia, se lo vorrò. Perché nelle mia sconfitta c'è la certezza del limite e quindi che non è utopia per induzione. Perché ci si sente come parte di una piramide umana, sempre più grande sempre più forte nonostante i cedimenti, gli schianti. Sempre più in alto.

La caduta ha inizio quando si comincia ad essere foglia, dalla gemma. Prima si è ramo si è con i piedi saldi a terra e si riesce a vincere la gravità. Non ci si scappa. La consolazione? quando si vola d'autunno quando si splende in estate e si nasce in primavera. Quando si riposa sotto la neve sapendo che l'ultimo volo è stato il più bello di tutti perché si è andati oltre ciò che ci era permesso.

Credo che il più grande piacere sia poter splendere di (e non per) noi stessi, il problema è diventare noi stessi.

Con una cosa così spettacolare, come quella che hai scritto, non ce l'ho fatta! Complimenti davvero!!!

Buona serata Museum!

Roberto


PS: scusa la sterminata lunghezza ma mi trovi in sincronicità con il lavandino d'infanzia pensa il resto...

Ishtar ha detto...

Scusa la caduta inizia appena compiamo i primi passi e ragionamenti da soli ahahahh
e li che ci stacchiamo...ma penso infondo che imparare ad amarsi dovrebbe essere la prima cosa che dovrebbero insegnare...il come, suppongo da come ci fanno sentire amati...scusami non sono tanto brava in queste cose ma sto imparando ad amarmi per cui se riesco io che sono un disastro non vedo perchè non possa riuscirci tu, baciotto

NERO_CATRAME ha detto...

Convivo col tormento continuo del non bastarmi mai e non farmi bastare mai nulla.Certo ci sono cose che she si fermano,che le tengo strette al cuore dentro di me,ma non riesco a tenerle stabili,ho sempre bisogno della loro crescita,della mia,di di più.Il detto dice che chi si accontenta gode,mi sa che non è stato scritto per me.Non bastarmi mi da la forza per andare avanti,per andare oltre.
Grazie per il tuo commento da me.Non ci sono parole adatte,ma datte parole e stanno nella comprensione.
Un saluto.

Radio Pazza ha detto...

Mi domando quale sia la fonte del testo in cima al post ... cmq conoscevo un filosofo boemo che aveva capito una cosa molto importante: alla base dello stile di vita contemporaneo c'è il "comfort", è tutto "comfortable". Così si può riprodurre e vendere come piacere quando poi piacere non è ...

Ma cosè il piacere? Endorfina? Adrenalina? Una "posizione" chimica?

Mi sa che è meglio muovere il corpo che starci troppo a pensare.

Lavare i piatti è anche il mio antistress.

Bak

ps. non conoscevo questa cover di Wim Mertens

Prisma ha detto...

@Mio: un sentimento di appartenenza d'Anima, una piramide umana... Non potevi dirlo meglio! Grazie, di cuore! Per il lungo commento e tutto il resto.

@Ish: sì, ma nonostante l'amore che ricevo, continua a permanere in sottofondo perenne la mia componente autolesionista... Se non sconfiggo lei, so' dolori!

@Nero: non mi devi ringraziare, leggendoti le parole mi sono uscite spontanee... e sempre fin troppo inadeguate rispetto a quanto stai vivendo.
Grazie del tuo passaggio, mi ha fatto piacere...

@Bak:
Mi sa che è meglio muovere il corpo che starci troppo a pensare.

È per questo che amo ballare... Per un po' il cervello smette di rompere los cojones. ;)
Bella vero, questa versione del pezzo? L'ho trovata per caso, perché non mi andava di mettere Mertens. Volevo altro. Ci sta tutta, èh?
La fonte precisa del testo non la so, io l'ho trovato nella pagina web che ho indicato come fonte.