27.7.09

Fireworks In My Head





Domande ficcanti, violente, insidiose
Non sono gesti d'amore
Ma spade nel cuore.

Cosa c'è di disinteressato
nel fiele di un cuore malato?

Voglia di partire,
timore di tornare,
ed una via di fuga
che ancora non riesco a trovare.

Come può una tartaruga volare?


Soundtrack: Fireworks - Animal Collective

...et je m'envais, le vent dans le cœur,
la musique caressant mon âme et votre mots dans ma tête.
Je vous emmenerais des nouveaux paysages et des nombreuses images...
Mes amis, je pars à l'aventure!

A
bientôt!

24.7.09

Roots...




Dieci anni esatti. Mese più mese meno.
Io e la mia famiglia ci eravamo appena trasferiti nella palazzina anni '30 dove tutt'ora risiedo.
Tu mi accogliesti con cipiglio burbero, guardavi i miei diciott'anni con sospetto.
Ti faceva infuriare il modo in cui, senza volerlo, facevo sbattere il portone di legno. Non lo facevo apposta, tentai di spiegarti. Dove abitavo prima, se lo lasciavo andare, si chiudeva da solo senza rumore. Mi abbaiasti senza battere ciglio: "Fai più attenzione!".
E poi il motorino della mia compagna di liceo che veniva a studiare a casa mia per la maturità. Non potevi sopportare che lo facesse entrare nel cortiletto interno e lo legasse alla cancellata, per proteggerlo dai ladri. "Quel motorino deve restare fuori!".
E ogni volta che incontravi me e le mie amiche per le scale, ripartivano i rimproveri contro quelle tre adolescenti "ribelli" e i loro schiamazzi.
Non ti sopportavo. Non riuscivo proprio a capire perché ce l'avessi tanto con me.

Poi, qualche anno dopo, le elezioni. Per la prima volta ero scrutatrice, l'anno in cui i geni dell'italico stivale accorparono sezioni e votazioni per risparmiare.
Una folla di gente in fila, al caldo, solo due cabine e pochi scrutatori. Ore di attesa infinita, tra anziani e portatori di handicap, e nemmeno un ascensore per permetter loro di salire al primo piano della scuola elementare adibita a seggio.
Turni massacranti per smaltire la fila dei votanti, ore senza mangiare. Ne avemmo fino a mezzanotte. Venisti anche tu, eri nella mia sezione.
Ricordo con tenerezza la tua preoccupazione per me. "Hai mangiato? Dirò a tua mamma di portarti qualcosa! Mi raccomando, mangia!".
Mi sorridevi come avrebbe fatto mio nonno, se solo non fosse stato lontano chilometri. In quell'istante ti ho sentito così vicino.

E i giorni, i mesi, gli anni a seguire, nei nostri fuggevoli incontri sul pianerottolo, sulle scale o al cancello, mi raggiungevano sempre le tue domande incalzanti. "Dove vai di bello? A spasso con le amiche? A lavorare?".
Dentro di me pensavo, "Che palle!". Ma poi aggiungevi: "Mi raccomando, fai la brava!". Ci mancava poco che mi facessi l'occhiolino. E allora ti perdonavo, per la tua smania di fare due chiacchiere a tutti i costi.

Poi, col passare degli anni, hai iniziato a camminare sempre più piano. I tre piani a piedi, senza ascensore, erano diventati il K2 e quando mi incrociavi ti mettevi di lato e mi lasciavi passare con benevolenza. Ci scherzavi su, sempre col sorriso.
Poi, da un certo punto in poi, non ti ho più visto.

Un giorno abbiamo sentito qualcuno gridare aiuto. Ho teso le orecchie, non capivo. Poi, ti ho riconosciuto. Ho chiamato a raccolta i miei e li ho messi in allerta.
Papà è venuto su in avanscoperta. Quando è sceso giù di nuovo, abbiamo avuto la conferma: era successo qualcosa di grave.
Tua moglie era caduta a terra, non riusciva più a muoversi e tu non avevi la forza per aiutarla. Gridavi, in preda al panico, come un bambino svegliato da un incubo nel cuore della notte. I tuoi occhi azzurri cercavano conforto. La tua rabbia impotente e la tua impazienza disperata mi schiacciarono. Da qualche tempo non eri più quello di una volta. Memoria, energia e cuore erano ormai compromessi.

In attesa dei soccorsi e dell'arrivo dei tuoi figli, continuavi a urlare. Ti mancava il respiro e il tuo cuore non voleva saperne di fermarsi.
Ti aggrappasti al mio braccio con forza. Non volevi più lasciarmi andare. Chissà se ricordavi ancora chi fossi.
Guardandomi negli occhi, continuavi a ripetermi: "Aiuto! Aiuto! Aiuto!".
Con tenerezza e timore di non esserne all'altezza, mi ritrovai a consolare te, che un tempo ti preoccupavi per me.

Ieri te ne sei andato.
Per te, oggi, sono persino tornata in chiesa. Mi sentivo un po' fuori posto, in mezzo a tutte quelle persone che ti conoscevano molto meglio di me.
Ma te lo dovevo. Non potevo mancare.
Ho dovuto anche sforzarmi, sai, per trattenermi dal singhiozzare. Chissà cosa avrebbero pensato i tuoi se mi avessero visto frignare senza ritegno... "Ma se nemmeno lo conosce!".
E invece, quando mi hanno visto, sono stati sinceramente contenti che fossi anch'io lì. Non se l'aspettavano.
Ma il rito standardizzato, le formule stancamente ripetute a pappardella, la predica di circostanza, non mi sono bastate.

E allora io, che non ti conoscevo abbastanza da sapere quali fossero le tue canzoni preferite, ho scelto questa che parla di vita e sole sulla fronte.
Per salutarti. A modo mio.

Una canzone degli anni '30 reinterpretata da Claudio Villa negli anni '50, per te che proprio negli anni '50 hai messo radici in questa via anni '30 dove i tuoi figli sono cresciuti, giocando con le sbarre di ferro che ancora oggi recintano la chiesa in cui ti abbiamo salutato poco fa.

Chissà, magari apprezzerai.


Ciao, Signor M! Puoi essere davvero fiero delle tue radici! Quelle che io non ho e che oggi, guardando la tua famiglia, avrei tanto desiderato avere.


Soundtrack: Voglio Vivere Così - Claudio Villa

21.7.09

Qual è il segreto?




Una notte d'estate.
Melodie rilassanti, movimenti lenti e ritmati, nottambuli abbronzati sulla pista.

Giulivo e Malinconico.
In piedi, appoggiati alla struttura in legno adibita a discoteca.

Giulivo ondeggia sul posto. Osserva divertito la fauna che si muove intorno a lui.
Malinconico non stacca gli occhi dalle sue scarpe.

M: Che si fa? Si va?
G: Oh, ma, dico, l'hai vista quella? Era tutta la sera che ti guardava.
M: Allora, andiamo? Io sarei un po' stanco.
G: Da sballo, proprio. Grazie per avermela lasciata.
M: Mi spieghi come fai?
G: Non ci vuole mica la laurea! Vai lì e...
M: No, dico, come fai a essere sempre così?
G: Come fai te, a farti scappare certe occasioni!
M: Fino all'altro ieri eri depresso, non ti si poteva neanche avvicinare...
G: Stronzate.
M: A me non sembravano stronzate.
G: Guardami. Sto una favola!
M: Appunto. Non capisco.
G: Che c'è da capire?
M: Cosa cazzo usi per tirarti su così, da un giorno all'altro?
G: Niente...
M: Cioè, spiegami. Ti alzi una mattina e... boom, tutto a posto?
G: Boh, che ne so. Sto bene e basta.
M: Prendi qualche pillola, pratichi lo zen, fai psicoterapia? Cosa?
G: Non faccio niente. Perché, dovrei?
M: Non ti devi vergognare. Anch'io sono stato in analisi qualche volta.
G: Ma perchè insisti? Ti dico che non ho fatto niente.
M: Ma vaffanculo, va!
G: Ma vacci te!
M: Sei mio amico, rendimi partecipe, no? Qual è il tuo segreto?
G: ...
M: Qualcosa ci deve essere...
G: Boh, saranno le canne.
M: Impossibile. Già provato.
G: Che ne so, le scopate.
M: Mmm. No. Troppo semplicistico.
G: A guardarti, non si direbbe.
M: Grazie.
G: Non c'è di che.

M: Certe volte vorrei essere come te.
G: Intanto, smetti di fissarti le scarpe.
M: Tutto qui?
G: E piantala di fare tutte 'ste domande.
M: Touché.
G: Spegni il cervello e buttati. Non è difficile.

Per dieci minuti buoni Malinconico e Giulivo se ne restano in silenzio.
Malinconico è concentrato sulla pista.

G: Andiamo?
M: Dove?
G: A casa.
M: Di già?
G: Guarda che sei forte!
M: No, aspetta. Secondo me quella ci sta...
G: Io non...

Giulivo non fa in tempo a finire la frase.
Malinconico si è già incamminato, spavaldo, incontro alla sua "preda".
Si presenta, azzarda qualche battuta.
Lei è un po' restia.
Malinconico non si perde d'animo. Magari è timida.
A interrompere l'idillio un'amica della ragazza, che la raggiunge con una caipirinha.
Le due amiche iniziano a sorseggiare, una cannuccia per una, dallo stesso bicchiere.
Malinconico fa cenno a Giulivo di raggiungerli: stasera ce n'è per tutti e due.
Giulivo se la ride sotto i baffi.
Quando Malinconico si volta, le due "amiche" sono passate dalle cannucce... ai fatti.
Mentre si baciano con passione, Giulivo è già pronto al salvataggio.
Non senza sforzo, riesce a trascinare Malinconico fuori dal locale, fino alla macchina.

G: Ma che non l'avevi capito?
M: Cazzo ne so... Pure te. Spegni il cervello, buttati...
G: La prossima volta, magari, metà lasciala accesa!
M: Scarpe nuove. Ho bisogno di un paio di scarpe nuove.

Giulivo finisce di fumarsi la paglia. Malinconico, seduto in macchina, armeggia per tutto il tempo.
Giulivo sale in macchina e mette in moto.
Malinconico abbassa il finestrino.

Qualcuno giura di aver visto due scarpe volare nella notte.
Qualcun altro di essere tornato a casa con l'asfalto attaccato ai piedi.


Soundtrack: Jamming - Bob Marley

20.7.09

Potendo Poi Rinascere...





Scivola, scavalca, scorre.
L'avventura che chiama. E io rispondo.
A modo mio.

Canzoni che parlano del mio ieri.
Quello che non riesco a dimenticare.
Che mi permea e mi contiene.
Che custodisco con terrore.

Di quando tu mi dicevi che quei messaggi erano per te.
E quasi ci credevo.

Il risveglio. Una melodia in testa.
Poche parole risaltano sulle altre, sconosciute.
Ti imbatti nel testo.
Sei tu, quattordici anni fa.

Sono diventata come te?
No, questo mai.

Guardia alta. Ecco spiegato tutto.
Come ho fatto a non capire?

Parole amiche inaspettate.
Una breccia, e il fiume in piena che travolge e sconvolge.
"Mi sento a casa".

E intanto aspetto altre parole,
le tue.
Che non arrivano più.

Mi censuro un po'.
Non sarà così per sempre.
Questo, lo so.

Soundtrack: L'Animale - Franco Battiato

16.7.09

Cazzo Vai Cercando?





Assurdo e Concreto, seduti sulla sabbia.
È notte.
Caldo umido. Appiccicaticcio.
Venticello leggero che sale dal mare.
La birra è ormai quasi finita.

Cazzi.
Mazzi.
Schiamazzi.

Solite Paranoie.

A: Cazzo te l'ha fatto fare?
C: Cosa?
A: 'Sta vita qua, tutto 'sto sbattimento.
C: Perché? Te che fai, invece?
A: Prendi me, per esempio. Voli pindarici, pali, frasche e zero lire nelle tasche.
C: C'ho bisogno di stabilità io, diobòno. Altro che voli!
A: Ma guardati! Hai la stabilità di un accordo di pace in Medio Oriente.
C: Cerco solo di pianificare un minimo...
A: Vedo, vedo. Belle, le occhiaie. Una tua idea?
C: Pensa ai tuoi piedi piatti, piuttosto.
A: Perché, cos'hanno?
C: Cammini senza slancio.
A: Non ho bisogno dei piedi, per andare lontano. Dovresti saperlo.
C: Non è buffo? Piedi piatti, proprio tu che di rimanere coi piedi per terra non ne vuoi sapere.
A: Contraddizione è il mio secondo nome.
C: Maledizione, il mio soprannome.
A: Sempre allegro!
C: Puoi scommetterci.

A: Cosa pensi di fare con...
C: Con...? Spiegati meglio.
A: Dài, che hai capito.
C: Non c'è niente da fare, in realtà.
A: Eppure...
C: Lo pensavo anch'io. Ma sbagliavo.
A: Ti arrendi così?
C: Non direi.
A: E allora fa qualcosa, Cristo! Muoviti.
C: Non si sradicano le querce secolari.
A: Che ne dici di una casa sull'albero?
C: Uhm...
A: Ti aiuto io.
C: Ho sete. Vado a prendermi un'altra birra.

Pochi minuti.
Concreto torna con la sua birra appena spillata.
Assurdo non c'è più.
Al suo posto, solo l'impronta del suo culo sulla sabbia.
Concreto scuote la testa, poi immerge il naso nella schiuma bianca.
Giura di aver visto la luna fargli l'occhiolino, prima di crollare sulla sabbia e cadere in un sonno profondo. "Senza pensieri".


Soundtrack: Absurd - Fluke

14.7.09

Vischio(So)




Chicchi di ghiaccio.
Esplodo.
Implodo.

Scivoli, dentro di me.
Acqua densa e vischiosa,
che parlare non osa.

Ascolto.
Una luna senza volto.

Non mi vòlto.

Sorrido dentro,
sorseggio lento
un bicchiere di vetro
che si spacca
lungo la trachea.
Apnea.


Rosso rubino.
Assaggio.

Non è vino.

Immersione.

Distorsione.

Contorsione.


Occhi aperti.

Brucia!
Ne morirò?

Apro le braccia,
sincronizzo i movimenti.
Una porta chiusa in faccia.

Ho io la chiave.

Regina senza corona,
complica le cose.

A me la spada,
ché il cuore non si vede.
Presto,
ho ancora sete!

Soundtrack: Born Slippy Nuxx - Get Well Soon

13.7.09

(Es)temporaneo




Mancarsi per un soffio. Incrociarsi appena.

La notte.
La mia testa sulla tua spalla.

Un calore che irradia spontaneo.
Puro.


Sogno...

Distanze e giustificazioni.

Affetto reale.
Impalpabile.
In controluce.

Che di anima riluce.

Una domanda, sola, si leva,
nel silenzio che nulla pretende.

Ma tu, mi vuoi un po' di bene?


Soundtrack: Tides Of The Moon - Mercury Rev

10.7.09

La Semina




Bruciano gemme di vita nuova, al sole cocente. Il vento smorza i contorni, spaventa gli occhi. La terra si innalza in spirali di sabbia e niente sarà più come prima.

Osservi, di nascosto, la vita che rinasce senza di te.
Tu, la prima, a intuire l'essenza, tu, la prima, a iniziare il contagio.

Contadino scriteriato, colui che semina con passione senza farsi notare e lascia che altri godano del raccolto.
Perché questo? Perché quest'orribile delitto?
Non avrebbe forse voglia, il contadino, di lasciar cadere gli attrezzi e il cappello di paglia e correre incontro all'amore della vita che si innalza davanti ai suoi occhi stanchi?

Sospira, si volta. Si tace.
Sapeva, sin dal primo momento, che non ci sarebbe stato più posto per lui, una volta terminato il suo compito.
Nessuno può avvicinarlo, nessuno può guardarlo negli occhi.
Nell'esatto istante in cui questo avvenisse, perirebbero, ad una ad una, le sue creature di luce, figlie delle tenebre.

Eppure, in disparte, la testa stretta tra le spalle ricurve, lui sa che non potrà farne a meno.
Continuerà a seminare.


Soundtrack: Where The Wild Roses Grow - Kylie Minogue & Nick Cave


Io Non Ho Paura





...in una voluta di vapore acqueo lentamente ti consumi.
Dissolvi.
Scompari.

Di te non resteranno che ombre senza volto.

Rinascerai in ogni foglia, nei sassi accumulati lungo il sentiero che si snoda, tra boschi e volti, giù fino a valle e, percorrendo il fiume, giungerai al mare.

Un tunnel oscuro ti attende. Un ronzio metallico, prolungato e inquietante, scandaglierà con invadenza ciò che occhi umani non possono vedere.
Nemmeno lui riuscirà a decifrare l'immenso groviglio di pensieri e ricordi, imprevisti e probabilità che ti vivono dentro.
Quando tutto sarà finito, ricomincerai a giocare, senza passare dal via.

Solo emozioni pure sfuggono all'incantesimo dello specchio rovesciato.
Loro soltanto restano sospese nello spazio siderale, tra il reale e l'irreale.
Il cuore palpita, privo ormai di protezione, nella parola che si slancia e si fa airone, nel pensiero che si condensa e esplode, in un potente attimo in continua evoluzione.

Le emozioni viaggiano alla velocità della luce, invisibili si scontrano e si sfiorano, in un innesto infinito.
Attraverso le orecchie penetrano nella testa e di lì si irradiano in un florilegio multicolore, che dal corpo le trasferisce all'anima fino alla prossima emersione.

Una generazione ferita si rialza e si trasforma nel veicolo per la sua stessa resurrezione.
Questa, forse, di tutte le possibili, è l'unica rivoluzione.


Soundtrack: Hoppípolla - Sigur
Rós

9.7.09

Crazy Train...





Non cambierai mai. Ancora una volta sotto la pressa, e sei tu ad aver dato la spinta.
In questa notte afosa i pensieri raggrumano, fanno fagotto ma non trovano l'uscita. E ti scoppiano dentro, come uno sciame d'api impazzito.

Quanta Vita c'è, dentro di te? Quanta ancora aspetta di uscire?

Dondolano spensierati al chiarore della luna ricordi e sensazioni di un tempo sospeso, anelato, solo in parte vissuto. Congelato.
Cristalli di ghiaccio e un furore disperato, per quello che di te è rimasto impantanato là, nell'età di mezzo, insieme ai tuoi vecchi pelouche e ai primi amori. Vecchi libri e audiocassette dai titoli scritti a penna, ormai sbiaditi.

Un fremito di irrequieta bramosia di lanciarmi in volo dall'alto e librarmi nell'aria. La Musica come paracadute e spalla su cui piangere.

È stata dura, oggi. Tempo che scorre senza senso, nella frenesia di azioni svuotate di significato. Una Freccia Rossa, compagni viaggiatori fantasma, il lento scorrere delle ore sequestrata in un "bunker" sotterraneo consacrato al consumismo.
E una sola domanda resta appesa alle tue labbra, come un chewing gum che hai masticato per ore, ma ti ostini a non voler sputare.

Perchè?


Il ritorno ti vede gettar via la paura dell'abbandono, in nome dell'inevitabile attrazione tra i sessi.
Non sei tu, è lei. Sorridi... Per stavolta puoi togliere il chip dell'asocialità. C'era altro nell'aria, e tu eri semplicemente di troppo. Poco male. Prendi atto. Lasci libero il campo. Stavolta però decidi tu.

Beck culla il tuo leggero sonnecchiare. Alberi, case, orti, cielo azzurro, nuvole, poi blu.
Ci risiamo. Flashback. Gite liceali. Il ragazzo che ti piace è seduto accanto alla più carina della scuola. Complicità, risate.
Il viaggio lentamente accorcia le distanze, mangia inibizioni.
Una finestra sull'attrazione, nello spazio tra due sedili. Un frammento di camicia, una ciocca di capelli. Qualcuno dorme sulla spalla di chi ha appena conosciuto.

Una Nuova Vita.
Si parla di viaggi, di anima, di libri che parlano di noi, che ci chiamano, che ci cambiano.
Una giornata di lavoro finisce, un nuovo amico nella borsa.
Ho deciso, ti porto con me.

Combatti la stanchezza. Leggi. Pensi. Dormi. Scrivi.

Per quanto ti sforzi, non vuoi proprio crederci.

Tira e molla.

Ti fidi di me?


Soundtrack: The Golden Age - Beck

6.7.09

Past Time Paradise




L'idillio tra te e te è durato poco. Giusto il tempo intercorso tra un'ovulazione e l'altra.
Buona questa! Comodo dare la colpa agli ormoni...
Ma il fatto è che oggi le cose più banali ti pesano come macigni, e tu non sei Ercole.
Banali, un accidente! Scrivere è ri-scrivere. Ficcatelo bene in mente.

Eccolo lì, un accumulo di oneri e impegni che ti sei imposta dopo l'ultimo fallimento, forse sopravvalutando la tua capacità di sopportazione.
Contratti da sottoscrivere, contratti fantasma, contratti capestro. Avresti una gran voglia di appallottolarli tutti e farci canestro!
Colpo da maestro.

E invece no. I tempi si allungano, sbrodolano, aggrumano, quando sei tu ad avere fretta.
Quando invece hai bisogno di tempo, ecco che incalzano, pressano, insistono.
Forza, sbrigati, ci sono le ferie!
Di che ti preoccupi? Siamo persone serie!

La volete smettere?!?!?
Spalle al muro, non riesci a riflettere.

E invece hai un gran bisogno di riflettere. Un grandissimo bisogno di riflettere.

MA COME SI FA A RIFLETTERE CON QUESTO CALDO!

Ho bisogno di ridimensionarmi, porco diavolo.

Non ti concedi più neanche i divagamenti marittimi. È finito il tempo del volersi bene. Hai già chinato il capo e ricominciato a spingere come una forsennata sull'acceleratore dell'autoflagellazione. Senti le pasticche consumarsi a ogni affondo. Lo stridio metallico delle frenate improvvise masochisticamente ti dà alla testa. È qui la festa?

Prelievo al bancomat. Il piatto piange. Del resto, a chi tange?
Merda, il pin! Dio santo, come si fa a non ricordarselo? Sono un'idiota.
Cazzo guardate? È mio il tesserino! Non vedete? C'è stampato sopra il mio nome!

Ritorno alla base. Pensieri in fase di fissione nucleare.
Di scatto ti fissi sul cartello di un'attività commerciale.
"Orari di apertura: LUN-VEN 9-13 / 16-20". E vai col tango!
E tu? No, grazie, per me solo il fango.
Ora che ci pensi, non ricordi di avere orari da un bel po' di tempo.
Nella società che ti ha vomitato "adulta", non esistono orari.
Il tempo del lavoro e quello della distr-A/U-zione si fondono, si incastrano, in uno scomposto disegno frattale.
Del resto, l'hai voluto tu.

Sculetti a dovere, ma non per civetteria. È colpa dei sandali "pompeiani" che indossi oggi (chi è che li aveva apostrofati così?).
Al contrario delle infradito da due soldi che ti donano un'andatura da perenne andante al mare, loro, le "pompeiane", ti costringono a un movimento femmineo che ti credevi estraneo.
Per un po' sei persino credibile.
Giusto il tempo di arrivare in fondo alla strada, affondare la mano nell'immenso groviglio della tua borsa londinese da adolescente e ricordare quanto faccia a pugni con le tue scarpe da femme pseudo-attraente!

Chiave nella toppa, scalini, portone, e re-inforni te stessa nella tua
home, hot home, in attesa del tuo prossimo tracollo.
Dio, che caldo.
E no, che non mollo!

Soundtrack: Faithless - Mass Destruction

4.7.09

La Casa Senza Tempo




Esattamente dieci anni fa, nel mese di giugno, si concludeva una fase importante della mia vita.
I pomeriggi che precedettero l'evento furono piacevolmente accompagnati dalla visione, come intermezzo tra un ripasso e l'altro prima degli esami, di uno splendido anime, che ho amato e amo ancora immensamente.

Chiamarlo cartone animato non renderebbe giustizia alla qualità dei contenuti e dei personaggi che sono, ancora oggi, estremamente attuali. Rivederne un episodio all'età di 28 anni mi emoziona ancora come la prima volta e di nuovo mi sorprendo nel constatare quanto i temi trattati siano assolutamente adulti.
Sto parlando dell'opera di Rumiko Takahashi, autrice e sceneggiatrice di fumetti ma non solo: Maison Ikkoku, tradotta in italiano con il titolo - un po' smielato, a dire il vero - Cara Dolce Kyoko.

Tutto è cominciato per caso quando per sbaglio, in un momento di pausa, per sfuggire al tedio di un lavoro ripetitivo e spacca pupille, ho aperto con il mediaplayer un episodio che avevo da qualche tempo e di cui avevo completamente dimenticato l'esistenza.
Non ho resistito e ho guardato tutta la puntata fino alla fine.
La numero 69, per l'esattezza, intitolata "La Piscina".
Perfettamente costruita, nell'intreccio di equivoci tra i protagonisti, Kyoko e Godai, mi ha divertito e commosso e mi ha riportato inevitabilmente col pensiero agli anni del liceo, a quando, famelica, attendevo l'uscita del manga e ne divoravo ogni volumetto con voracità.
Conservo ancora tutta la serie a fumetti e mai la venderò. Collezionisti incalliti siete avvisati: dovrete prima passare sul mio cadavere!

La storia è molto semplice. Kyoko è la nuova affascinante amministratrice dell'appartamento - la Maison Ikkoku, appunto - dove convivono Godai, timido e impacciato perdigiorno in cerca del suo posto nel mondo, e altri esilaranti personaggi che hanno il vizio di bere birra a tutte le ore del giorno, specialmente nella stanza del malcapitato Godai che per questo non riesce mai a studiare.
Inutile dirlo, Godai si innamora a prima vista della bella Kyoko. Lei, giovane vedova, ha promesso eterna fedeltà al marito scomparso, giurando a se stessa che non si sarebbe mai più innamorata. Eppure, giorno dopo giorno, Kyoko si affeziona sempre di più a quel goffo ragazzo a cui tutti i coinquilini danno continuamente dell'incapace e del fallito.

Nell'arco dei 96 episodi ai due ne capitano veramente di tutti i colori. Ma la serie, per quanto romantica, non parla solo d'amore. È la storia di una lenta uscita dall'adolescenza e di quanto sia difficile dimostrare agli altri, ma soprattutto a noi stessi, che possiamo farcela, che valiamo anche noi qualcosa. Tra risate e lacrime, in una continua altalena emozionale, la serie ci ricorda quanto sia importante anche l'affetto degli amici, per quanto sgangherati, nei momenti più difficili. Anche se quelli di Godai, in realtà, molto più spesso non fanno altro che incasinargli ancora di più la vita!

Facendo una veloce ricerchina su google, scopro che nel 2007 di Maison Ikkoku è stata realizzata anche una serie televisiva con attori veri, ambientata nel 1983, l'anno in cui si svolge la storia raccontata nell'anime del 1986.
Su YouTube sono riuscita a trovare l'episodio 1, sottotitolato in inglese... Mi ha fatto davvero uno strano effetto. Ma tanto di cappello agli scenografi e a chi si è occupato del casting: la ricostruzione degli ambienti e dei personaggi è riuscitissima!

Per chi volesse gustarsela, ecco la prima parte. Enjoy!





Soundtrack: Sunny Shiny Morning - Sigla di apertura per gli episodi 53-76

2.7.09

Mestizaje




Affondi le mani nelle tasche, con gusto.
Sai che non è femminile, ma che importa?
L'ennesima pioggia torrenziale e i giganteschi chicchi di ghiaccio
scagliati dal cielo non ti fermeranno.
Rivendichi con urgenza la tua dose quotidiana di poesia e incanto,
e restituisci dignità e piacere alle giornate che lente rincorrono
un'illusoria voglia di stabilità.

Sulla via verso l'immenso, costeggi ville abusive circondate da
lussureggianti giardini, abbracci con lo sguardo i tuoi pini di Roma
imprigionati da cancelli videosorvegliati e mura in pietra,
a pochi
passi da una strada maestosa, millenaria,
che ancora resiste in barba
alla stupidità umana
e all'asfalto pieno di buche che ha ricoperto
come lava purulenta
le strade della tua città.


La mente centrifuga pensieri oscuri di umida pesantezza.
Pensi con malcelato disprezzo a quella gente che "si è fatta da sola"
e che si è affrettata a costruire lussuose barricate,
ipocriti rifugi
antiatomici a prova di working class heroes.
Giusto il tempo di arrivare là, dove il Tempo si ferma e diventa un'oasi sospesa,
tra l'eden che è stato e quello che forse sarà.


Dusty roads e ballate struggenti ti entrano nella testa e arrivano ai tuoi piedi.
Movimenti lenti, poi sempre più ritmati,
il suono dei
mariachi mette in fuga pensieri rapaci.
Poi l'alchimia di italiche melodie di fine ottocento,
Messico, Arizona
e musica popolare...
L'America e il profondo sud. L'emigrazione,

di un popolo e dell'anima.
Un mestizaje trascinante, che penetra nelle
viscere
e scuote in profondità cellule intorpidite.

Vitalità e poesia, feroce passione e dolcezza, sesso e amor cortese,
peccato e redenzione. L'Arte che si regala alla folla. E alla follia.
Moltitudine che
si lascia coinvolgere in una danza salvifica. Catartica.
Tutto questo è pura gioia, da custodire e condividere insieme
in un
unico immenso abbraccio che sa di amore universale.


Soundtrack: Polpo De Amor - Vinicio Capossela & Calexico

1.7.09

...Di Rabbia E D'Amore!




Quando tutto sembrava aver preso la giusta piega, quando avevi cominciato a respirare un po', ecco che la vita ti mette davanti una nuova sfida. Tra capo e collo, senza preavviso.
Non ti resta che l'olio di gomito e due occhi d'aquila per correre ai ripari, per porre rimedio e tamponare le perdite.
Siamo sudditi, non cittadini, in questo italico stivale affondato nel fango. Dovresti saperlo!

Intanto, le distanze si moltiplicano. Tutti se ne vanno, prima o poi. Io te l'avevo detto! Non affezionarti, o avrai troppe ferite da leccare quando verrà l'ora! Ma tu, niente. Cocciuto mulo che non sei altro.
Non si potrebbe creare una rete di anime coraggiose e idealiste? Un agglomerato umano di gente che suda e che lotta, nel quotidiano, per raggiungere la felicità?
Finita l'era delle grandi rivoluzioni, dei carri armati nei centri universitari, del "fuoco amico", delle guardie travestite da rivoluzionari, delle stragi nelle piazze, dell'eroina per dimenticare il dolore di una sconfitta annunciata, dei processi per direttissima, delle manipolazioni degli estremi che si toccano, delle guerre fratricide... cosa resta?
Quando muore la strategia, dobbiamo vivere di tattica. Fino al prossimo tracollo.

Fuggire... Restare...

E se partire fosse davvero un po' morire?
Avrei dovuto farlo molto tempo fa, se ne avessi avuto il coraggio.
A volte ti scappa detto: prima o poi me ne andrò da 'sto paese infame! 'A Sora Rosa ti ricorda qualcosa?
Ma sai che non ci riusciresti mai, se non costretta.
Sei fatta così. Ti adatti e dai il massimo solo quando sei messa alle strette. Quando l'acqua ti arriva alla gola.

Cosa manca? Cos'è che manca davvero?
Non è sete di giustizia, di diritti, oltre che doveri. Non solo.
È la voglia di ottenere rispetto. Della vita, della felicità mia e degli altri.
L'elasticità e la mancanza di regole certe esistono da una parte sola. A te non è concesso sbagliare.
Mano al portafoglio, pagherai sempre di più. Nessuno pagherà mai te, per i suoi errori.
E se anche ce ne fosse la possibilità, l'iter sarebbe talmente lungo che, alla fine della fiera, il prezzo da pagare in termini di salute sarebbe ben più alto.
Allora lasci correre. Una, due, dieci, cento, mille volte. E non è giusto.

Ma darla vinta agli avvoltoi, questo mai! Dovrete passare sopra al mio cadavere. Perchè io ho ragione. E voi siete solo un branco di sciacalli in cerca di carogne.
E io,
IO, sarò anche piena di rabbia ma ho in me l'amore!


Soundtrack: Traccia II - Banco Del Mutuo Soccorso