2.4.14

Memoria Inaffidabile... O Creativa?


Appena iniziano i titoli di coda di Lei e sullo schermo appare il nome del regista e sceneggiatore, la mia mente fa un'associazione immediata: Se Mi Lasci Ti Cancello, orrida traduzione del molto più intrigante titolo originale Eternal Sunshine Of A Spotless Mind. Il mio cervello parte in quarta, i collegamenti tra i due film sono per lui chiarissimi! In quel momento, prima di attivare il buon wikipedia, sono ancora convinta che l'autore dei due film sia lo stesso. E, tutto sommato, a parte l'errore macroscopico che farà inorridire gli appassionati della settima arte, la mia memoria ha effettuato un'associazione che tanto stramba in fondo non è. Vado subito a spiegarmi.

Cancellate per un attimo le vostre conoscenze enciclopediche e i dati di fatto e attivate la vostra sospensione dell'incredulità, fingendo che l'autore sia il medesimo. In entrambi i film il tema portante è la fine di una relazione e, in entrambi i film, la tecnologia è un mezzo per contrastare il vuoto e il dolore per qualcosa che ormai appartiene al passato e che si ha difficoltà a lasciar andare. Nel primo film, di esattamente dieci anni fa, l'espediente tecnologico, volutamente richiesto dai protagonisti, ha la funzione di cancellare completamente dalla loro memoria tutti i ricordi associati alla persona amata. Per far fronte a una sofferenza si tenta di eliminare un intero periodo della propria vita dalla mente, e si rischia di perderne anche il buono, l'esperienza. Nel secondo film, invece, la nuova tecnologia, incontrata per caso e altrettanto casualmente provata per pura curiosità e senza sapere cosa aspettarsene, finisce per aiutare il protagonista a superare un momento doloroso, non senza difficoltà e complicazioni aggiuntive. [Chi non avesse ancora visto il film, eviti di leggere oltre, per non rovinarsi la visione]

Qual è la differenza, allora, questa volta? Il sistema operativo rivoluzionario OS1 - dal quale, a pensarci, non siamo poi così lontani -, o meglio, Samantha, è talmente evoluto e capace di rispondere agli stimoli esterni cambiando di conseguenza, da finire per aiutare il protagonista a compiere quel salto che, nel film del 2004, non era stato possibile (lì la scelta era stata riprovarci, darsi nuovamente la possibilità di vivere momenti felici con il rischio di soffrire ancora, ma pur sempre riattualizzando un passato). In Lei c'è invece un passare dalla rabbia e dalla nostalgia per un amore finito e dalle sabbie mobili di sensi di colpa e recriminazioni, a un Amore più puro, altissimo, che va oltre lo spazio e il tempo e non finisce assecondando i limiti umani perché è finalmente in grado di proiettarsi in uno spazio al di là del reale, quell'"infinito spazio bianco tra le parole di un libro scritto insieme", laddove niente è da buttare via, ma va a comporre quel ricco caleidoscopio di esperienze che ci rendono ciò che siamo. E qui, secondo me, in una scena finale che chiude perfettamente il cerchio di un'ottima sceneggiatura, è racchiuso tutto il percorso di Theodore ed anche il significato del film.

Una coscienza creata artificialmente, capace di amare e di farsi amare, attraverso la propria evoluzione mostra al suo partner umano da cui si sta separando come farlo andando oltre i limiti della materia ed esplorando gli infiniti spazi di un'entità che più ama più è in grado di espandersi e dare e ricevere amore. In uno scenario in cui milioni di individui appaiono sempre più soli e capaci di interagire molto di più con i propri device che con i propri simili, c'era il rischio di un finale molto pessimistico e negativo, che spesso ricorre nelle storie in cui le intelligenze artificiali varcano i confini delle funzioni per le quali erano state progettate. Sono rimasta piacevolmente colpita, invece, dal messaggio che mi ha lasciato Lei e che sento molto mio in questo periodo della mia vita, grata, anch'io, come Theodore, per ciò che il passato mi ha insegnato e per la capacità che sto sempre di più acquisendo di accogliere come parti di me esperienze e persone che sono apparentemente uscite dalla mia vita e che invece continuano ad esserci in un'altra forma, intangibile.

Ebbene sì, associando le due opere, Lei ed Eternal Sunshine Of A Spotless Mind, allo stesso autore ho preso un bel granchio, non sono molto portata per ricordarmi nomi di film, registi, sceneggiatori e attori, la mia memoria si ricorda molto più facilmente di emozioni, atmosfere, personaggi e trame. Eppure, stavolta, qualcosa di vero c'è, in questo collegamento sinaptico sbilenco. Leggo che per scrivere la sua ultima opera Jonze si è anche ispirato a un lavoro di Charlie Kaufman, proprio lo sceneggiatore di Eternal Sunshine con cui ho colto una continuità pazzesca! Chissà cosa ne penserebbero i due sceneggiatori... Di una cosa sono certa: Jonze deve aver amato molto Eternal Sunshine, ne sono sicura.


YUKI, AKA PRISMA
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