30.4.09

Radio... Estensioni!



La droga è per alcuni un potente anestetico, per altri un ineguagliabile amplificatore di emozioni.
Su una cosa non c'è alcun dubbio: una volta assunta la prima dose, non se ne può più fare a meno... E così ci si ritrova a stare a rota, senza nemmeno averlo preventivato.
Alcuni si stordiscono di canne, altri abusano di alcol, sigarette e caffè, altri ancora di pasticche e polverine varie.
Io sono troppo noiosa per fare anche solo una di queste cose. Eppure sto a rota. E di brutto anche.
Qual è la mia droga, apparte la musica? Il suo naturale corollario.
Eh già, avete indovinato. Fare radiooooooo!
(Bak e Grex, vi fischiano le orecchie???)

Peccato che il tempo a disposizione nell'arco di 24 ore è quello che è, e mentre fantastico di nuove psico-radio-estensioni su cui riversare le mie pulsioni ciarliero-creative represse dalla grama vita, quella gran bastarda, mi ritrovo a fare i conti col fatto che manca poco alla dichiarazione dei redditi del 2008 (ma quali???) e le varie incombenze collegate mi assalgono di giorno in giorno, a tradimento.
Detesto la burocrazia, detesto carte e cartacce e invece mi ritrovo sommersa di fogli e fogliacci, polvere e scartoffie che, ahimé, non ho mai sistemato. Ci ho provato, lo giuro, a dare una parvenza di ordine a tutto questo ciarpame, ma niente. L'hanno sempre vinta loro. Il caos regna sovrano.
Sto per impazzire, desidero ardentemente una macchina distruggi documenti grande quanto la mia stanza. E vorrei che ingoiasse tutto in un sol boccone! Puf. Niente più scartoffie e tutti felici come prima.

Quando ascoltai per la prima volta questo pezzo dei Subsonica era l'estate del '98. La mia prima vacanza da sola con gli amici e il mio ragazzo. E questo pezzo l'aveva portato lui, con tanto di diffusori portatili da viaggio. E così, in quell'appartamento affittato in sei, tra un disperato tentativo di cucinarci da soli gli spaghetti con le cozze, miseramente fallito, e le minacce dei dirimpettai per gli schiamazzi notturni, ci sparavamo i primi Subsonica con grande beneficio per le orecchie della sottoscritta.

Oggi, a ben undici anni di distanza, i mitici diffusori
je l'ammollano ancora alla grande e l'artefice del misfatto ancora miracolosamente mi sopporta, ahilui, ed io? Io combatto perennemente con le mie due personalità, la caotica isterica psico delirante anima creativa (di casini, piucchealtro) e la rompimaroni imprenditrice di se stessa senza un quattrino, continuamente a rischio fagocitamento da parte di tutte quelle belle amenità che chiamano responsabilità e autosostentamento.

Troverò mai pace? Mi sa di no, con buona
pace - appunto - dei poveri cristi che vorranno sopportarmi. E soprattutto con buona pace mia.

Vabbè, io intanto - finchè non mi cacciano pure da Radio Pazza - faccio la radio, pappappéro.
Alla faccia di chi, dopo tanti stage e inutili complimenti, mi ha dato soltanto una bella scarica di calci in faccia. Tiè. Beccatevi questa!


Sountrack: Radioestensioni - Subsonica

28.4.09

Rythmnosis



Stordiscimi, e di suoni feriscimi. Ogni atomo del mio corpo si unirà alla danza e non ci sarà più nessun limite, nemmeno questa stanza.

Cosa ho fatto per avere così tanto? Cos'è che mi spinge irreparabilmente incontro a questo muro di suoni?
Ipnotico ritmo che mi vieni da dentro, prendimi per mano e lascia che l'istinto trovi il suo spazio, qui, ora e sempre. Non desidero altro.

Quale armonia migliore di questa per ricominciare a vivere, per ricominciare a vibrare?
La morte non mi avrà, finchè avrò un disco da suonare e orecchie per ascoltare...

Soundtrack: Raveonettes - Dead Sound

25.4.09

L'Anima E L'Abisso

A volte ho l’impressione di essere un sottomarino. Rifuggo l’idea di essere visto e mi inabisso, silenzioso, alla ricerca di insondabili misteri sepolti in profondità.

La curiosità verso il mondo esterno non scompare, anzi, si acuisce. Allora sfodero un invisibile periscopio col quale osservo, non visto, le altrui emozioni.
Presto mi assale l’incontenibile guizzo di riemergere dagli abissi e andare loro incontro.

Il sònar mi mette in allarme, capto l’imminente pericolo e prendo atto dei miei limiti.
Non ho altra via che inabissarmi di nuovo e navigare ancora. La mia è una ricerca senza fine.

Le palpitazioni aumentano, si fanno via via sempre più veloci.

Espandersi nell’Oceano fino a non distinguerne più i contorni... È forse questa la Meta?

Silente sirena, ascolta il mio canto oscuro. Ormai non ho più paura.


Soundtrack: Kasabian - U-Boat


Il testo è ascoltabile su Radio Pazza, letto dalla mia 'vociaccia', all'interno della puntata Radio Prisma 5 - L'Anima E L'Abisso.


22.4.09

A Volte Un Dito Non Basta... (e non pensate male!)

Avete presente la leggenda del bambino olandese che una notte salvò il suo paese dall'inondazione tenendo un dito nella falla che si era venuta improvvisamente a creare in una diga?

Impossibile per lui muoversi, nonostante il freddo e la paura: la furia dell'acqua avrebbe travolto tutto e tutti, senza alcuna pietà.
E così, a soli dieci anni, Hans Brinker si ritrovò sulle spalle un peso molto più grande di quanto potesse sopportare.

Quando si infila il dito in una falla non ci si domanda perchè. Spesso non si ha nemmeno il tempo per pensare. Lo si fa e basta. O il dito o la vita.
Salvo poi razionalizzare il proprio gesto a posteriori e rendersi conto di essere finiti in trappola, senza nemmeno l'alibi di un'appetitosa esca.

Alcuni di noi restano così per anni, il dito incancrenito e ormai insensibile. Perchè il guaio è questo, poi. Non la posizione scomoda, non l'impossibilità di muoversi. La vera maledizione è la simbiotica fusione con la diga che ci illudiamo di tenere a bada. Non esistiamo più senza di lei. Non riusciamo più nemmeno a figurarci una vita lontano da lei. Siamo diventati
quella diga. E la vita prima di lei ci sembra un oscuro e lontano mito, troppo bello per essere vero.

Il
breakdown point è sempre più vicino.
Quanto ancora potremo resistere?

Non lo sappiamo.
Nessuno può saperlo.

Che fare? Staccare quel dito e correre fino a sentirsi rimbalzare il cuore nella gola, costringendoci a non guardare mai indietro, sforzandoci di ignorare le urla strazianti delle vittime che ci si lascia inevitabilmente alle spalle?
O rimanere fermi, inchiodati al proprio dèmone, le gambe tremanti per il freddo e la fatica, ad attendere, invano, l'arrivo dei soccorsi?

Difficilmente ricordo i sogni al mattino, ma da quando faccio suonare la sveglia in due tempi ho ricominciato a farlo. Amara constatazione, in molte delle mie 'pellicole notturne' ci sei tu. E scopro con terrore che il tormento diurno si prolunga subdolamente anche la notte. Chissà da quanto tempo è così...
Sai una cosa? Nemmeno in sogno trovo la forza per ribellarmi. Se mi concentro, posso ancora sentire le tue dita attorno al collo. Quale segnale più eloquente di questo...

Corri bambina! Scappa, finchè sei in tempo!

Parole al vento, che fingo di non sentire.

La tua sola presenza, ormai, mi destabilizza. Un impercettibile spostamento d'aria e il caffè appena fatto si rovescia irreparabilmente. Quello che prima era bianco, ormai non lo è più da tempo. In silenzio, ripulisci il danno e ricominci da capo.

Sospiri. Nemmeno tutto l'Amore del mondo potrà salvarti. Ogni giorno senti crescere quel dannato polipo nel tuo stomaco. Ad ogni ondata di paura ingrossa i suoi tentacoli, lo senti muoversi, viscido, dentro di te.

Che fare?

Avevi in mente un piano B, per salvare capra e cavoli. Ma i tempi di preparazione continuano a dilatarsi e senti che presto dovrai decidere se correre per salvarti o lasciarti sommergere dall'esondazione.
Una cosa è certa, la diga non deve diventare un alibi per i tuoi fallimenti. E, soprattutto, non deve essere il centro propulsore di pericolose dipendenze, da cose e persone. Non ultimo: nessuno dovrà mai soffrire a causa dei tuoi dèmoni. Nessuno. Meglio tenere alla larga chi non è ancora stato contagiato.

Intanto, cominciamo dal piano B di oggi. Zaino in spalla, un asciugamano, la tua musica, un libro, una moleskine e una penna nuove di pacca, regalo natalizio che non hai ancora avuto il coraggio di inaugurare, e - last but not least - le tue scarpe da combattimento.
Il Mare, quello vero, ti sta già aspettando...

Soundtrack: Boa Sorte - Vanessa Da Mata Feat. Ben Harper


Nota Postuma
Alla Musica, già splendida di per sé, si sposa un bellissimo testo che, tradotto, suona più o meno così:

BUONA FORTUNA

E' tutto qui
non c'è più niente da fare
è finita
buona fortuna
non ho niente da dire
sono solo parole
e quello che sento
non cambierà

(REFRAIN)
Tutto ciò che vuoi darmi
è troppo
è pesante
non c'è pace
tutto ciò che vuoi da me
irreali
aspettative
sleali

Anche se ti trattieni
voglio che ti curi
da questa persona che ti consiglia
C'è un distacco
vedi la cosa da questo punto di vista
esistono tante persone speciali

Ora stiamo cadendo, cadendo, cadendo nella notte...
Un incontro è fatto di due



21.4.09

Shine On



Sei un mistero per me, almeno quanto lo sono io per te. La frenesia di scrivere mi brucia nel cuore, un conforto temporaneo che presto richiederà altro ossigeno. Avrei voglia di urlare al mondo quanto ancora ho dentro, ma non è tempo.

Gioiosamente isterica mi lascio vivere, scivolando nervose dita sulla mia tastiera. Rinnovo ancora una volta quel bagliore interiore che credevo perduto e spingo più forte il piede sull’acceleratore, lanciata in corsa lungo l’autostrada di una sconosciuta emozione.

Ho paura che finisca, ma non temo il volo. Non riesco a comprendere come abbia potuto essere così cieca: un vivido fulgore mi si è incollato addosso e si rinnova ad ogni nuova interazione con il mio io interiore.
Fisico e carnale, il Tempo mi divora. E tutto lentamente scompare nella fotografia che l’anima scattò immortale.


Soundtrack: Shine On - The House Of Love

In a garden in the house of love, sitting lonely on a plastic chair
The sun is cruel when he hides away, I need a sister - I'll just stay
A little girl, a little guy - in a little church or in a school
Little Jesus are you watching me, I'm so young - just eighteen

She, she, she, she Shine On
Shine On
Shine On

In a garden in a house of love, there's nothing real just a coat of arms
I'm not the pleasure that I used to be - so young - just eighteen

She, she, she, she Shine On
Shine On
Shine On

I don't know why I dream this way
The sky is purple and things are right every day
I don't know, it's just this world's so far away
But I won't fight, and I won't hate
Well not today

In a garden in the house of love
Sitting lonely on a plastic chair
The sun is cruel when he hides away

Shine On...
Shine On
Shine On

and on...and on...

Shine
Shine On
Shine
Shine
Shine

20.4.09

Niente Che Possa...

Non c'è niente che possa, niente che possa...
Fischiettando ti scavi la tua stessa fossa.
Demoniaca falla nel cervello,
oscuro annaspi nel tuo sinaptico ruscello.
Rotola nel fango la perla scampata ai flutti,
perchè ti ostini a nasconderla a tutti?
Vivace la notte ti strappa dagli incubi,
lenta scorre la bile nei tuoi intimi tubi.
Ardito tumulto il pensiero di nuovo,
fugace istantanea: io no! Non mi muovo!
Silente mannaia recide i legami,
non vuoi proprio credere che qualcuno ti ami.
Ignara la mente, acceso l'istinto,
perdi il lume e ti fai labirinto.




Soundtrack: Peaches - Operate




18.4.09

Tièniamente



Idiota. Sono una perfetta idiota.
Chi di fiducia ferisce, di fiducia perisce. Tieniamente.
Non affezionarti mai a nessuno, prima o poi ti ferirà.
Noiosa cantilena, continui a pugnalarmi a tradimento.
So che hai ragione, hai sempre ragione tu. E finirò per ascoltarti ogni santissimo giorno che Iddio manda in terra.
Infantile, forse, ma terribilmente vero.
Riesco già a sentire le parole di rimbalzo: questa non è vita!
Signori, so ben'io cos'è la vita.
So cosa IO sono in grado di sopportare, mea culpa, mea grandissima culpa.
Ogni circuito è a sé. Il costruttore lo ha progettato così. Massimo grado di tensione sopportabile = n*. Stop. Superato il limite scatta l'allarme e si attiva il sistema di protezione. Che posso farci?

E allora mi allontano io, prima che possano farmi di nuovo del male.
Mea culpa, mea grandissima culpa.
Sono io che ho troppo bisogno di loro. Nessuno sta lì a pensare a te. Nemmeno io lo faccio.
La lotta per la quotidiana sopravvivenza, cuori e denari, spade e bastoni, tutto questo già basta e non è mai abbastanza.

Fratello, compagno di viaggio, amante, amico, padre, madre e molto di più. Coraggioso tu, che mi accompagni da anni, attraverso i continui ups and downs del mio fragile equilibrio interiore. A te va tutto il mio incondizionato amore, la mia sempiterna stima.

Qual è la punta massima di dolore che si è in grado di sopportare?

One Caress. Basta così poco. Come dodici anni fa, quando mi salvasti dal naufragio, destinata di lì a breve a morte certa.
Hai avuto fegato, te lo riconosco. In molti sarebbero scappati. Ma tu: no. Sfidasti l'ignoto e mi portasti in salvo. A te devo la vita, la gioia, l'Amore. Dovrei ricordarmelo ogni santo minuto, benedire il destino che ci ha fatti incontrare e smetterla di sentirmi mancare la terra sotto i piedi quando non sei con me. Tu sei sempre con me. E chissà se un giorno riuscirò a smettere di vagheggiare inutilmente dei misteri insondabili di anime perse oltre lo spazio e oltre il tempo.
Quello che conta è qui, adesso. Siamo
noi.

Le illusioni sono meravigliose, ma possono far male. E, cosa ben più grave, esser male interpretate.

Voglio essere libera di scrivere tutto quello che mi passa per la testa. Almeno qui. Senza subire processi alle intenzioni, senza doverne rendere conto a nessuno. Qui la penna si libra oltre l'umano sentire, oltre il quotidiano patire paturnie di sciocca fattura. Qui null'altro che l'anima inafferrabile, incontrollabile. Inconciliabile con colei che in questa vita mi contiene.

Fuori di qui non c'è posto per nessuno. Non abbiatene a male. Sono fatta così.

Soundtrack: One Caress - Depeche Mode

16.4.09

Paulo Coelho me fa un baffo...




Tempo fa parlai della legge di Murphy ed enunciai l'assioma che segue: la legge di Murphy non mente e continuerà ad attentare pericolosamente alla mia dispensa.
A un anno e mezzo circa di distanza non posso che confermare quanto sopra.
Di nuovo, con tutto il tempo del mondo a disposizione, due eventi assolutamente diversi tra loro finiscono pericolosamente per concentrarsi nello stesso fottutissimo giorno.
Prendere o Lasciare, Scegliere Da Che Parte Stare, L'Uovo Oggi O La Gallina Domani, Non Si Può Avere Tutto Dalla Vita et compagnia cantando. Questa è al momento la colonna sonora che sentireste nel mio cervello se eseguiste una craniotomia da sveglia sulla sottoscritta.

Sconcertata per i messaggi che l'universo mi ripropone costantemente a distanza di mesi, finisco per pensare che:

a. o sono rincoglionita e tarda di comprendonio
b. o sono perseguitata dalla sfiga, che al contrario della qui presente 'begalina', ci vede benissimo.


Io propenderei per la a.

Presa coscienza di ciò, non restava che un'unica soluzione. Rimboccarsi le maniche (è la cosa migliore da fare quando, finita la fase dello sguardo inebetito fisso nel vuoto, si passa all'alzata di gomito) e affrontare di petto il fato beffardo.
Vuoi la guerra? Vieni avanti, marrano. Avrai pane per i tuoi denti. (Peccato che per colpa tua, ne avrò molto di meno io).

E così rinunci alla tua entrata extra in nome di un pezzettino nebulosissimo di altro. Che porcaccia peppa non poteva aspettà 'n artro giorno?
Evvabbè, che devi fa'. Tanto ce lo so che è còrpa mia, lo sapevo io che annàva a finì così, me potevo fà l'affari mìa. E invece gniènte. De coccio, pròpio.


Aò, speramo che armeno 'sta vòrta ho afferrato er messaggio. Senno so' da ricovero.


Soundtrack: Semo Gente De Borgata - Franco Califano (sic!)

(cacchio, il cetriolo nel video è proprio sincronicistico! Mèco!)

4.4.09

Always A Beginner...



È fatta, ormai. La giostra della quotidiana sopravvivenza è ripartita. Nessuna chiamata per settimane e poi, in un giorno solo, ben due-chiamate-due per il solito lavoro da scassacazzi nerovestita.
Non avevo ancora accettato il primo incarico-da-un-giorno-e-via come tappabuchi per coprire una defezione last minute, che già avevo cominciato a darmi della stupida. Perchè ogni volta è così. Accetto subito perchè mi servono i soldi, e me ne pento altrettanto presto.
Le otto ore in piedi, come da manuale, sono sembrate 24. Ho le gambe che sembrano essere state percorse in lungo e in largo da un autotreno con le ruote chiodate e la mia schiena chiede pietà in aramaico.

Cosa avrai fatto mai di così eroico per meritare tutto ciò?
Promozione di pannolini in una farmacia. Ta-daaan!
Ebbene sì, signori. Questo sì che può essere definito a buon diritto un "lavoro di merda"! Fuor di metafora, èh, che qua di metafore siamo a corto.

Chi te lo fa fare, direte voi.
Io me lo faccio fare. Stop. Mica me lo ha ordinato il medico. Ma sapete, questo è quello che succede se sei una testa dura, se non ce la fai a incastrarti in nessun posto, se niente sembra essere "casa tua", se ti ostini a insistere che "la vita è mia e voglio fare ogni cosa sia possibile per essere felice".
E allora succede che ci si incasini la testa con degli strani sogni. Che improvvisamente questi vadano a puttane, e noi con loro. Che si decida di cambiare momentaneamente strategia, stufi di impossibili tattiche. E che per questa strategia servano soldi. E tempo. E pazienza.
E allora accetti anche di questi lavori. Imprevedibili, incerti. Sempre a rischio fregatura. Ma svincolati da contratti che, per quanto precari e inte(sti)nali, obbligano a un quotidiano rapporto subordinato.
E allora pochi soldi, incerti, ma con un certo qual margine di libertà per continuare a darci dentro facendo altro.
Altro che ora è presto per dirlo, altro che ancora è un bastimento carico di sacrifici, rischi e illusioni. Altro, che si è fin troppo superstiziosi per cominciare a raccontarlo in giro.

Tant'è. C'è pure la crisi, adesso, a farti temere di aver sbagliato strategia. Ma anche a dirti che in fondo, se ti andrà male,
sarà anche colpa della crisi e tanto poi che alternative avevi?

Già. Finito il turno, aspetti il tuo autobus appollaiandoti poco signorilmente sulla sbarra di metallo anti traffico. 'Sti cazzi della divisa. Finalmente sei seduta! I profili dei palazzoni di periferia si stagliano fieri nel cielo e pensi che sei stata a lavorare in una delle zone più malfamate della tua città. O, almeno, così era ai tempi delle scuole medie, quando quella piazza, ora così vicina, era una terra di nessuno.
Alzi lo sguardo verso una di quelle case popolari e quel fuoco vivo, pericolosamente scoppiettante su un balcone all'ultimo piano, speri proprio che sia solo un'amichevole grigliata per festeggiare un sabato sera in compagnia.

Soundtrack: Absolute Beginners - David Bowie / LYRICS

2.4.09

Porte...



Sincronicità. Ancora. È tutto il giorno che mi sento strana. Diversa. Una concatenazione del tutto casuale di eventi e pensieri, che riletta al contrario mostra il suo filo conduttore ill-ogico.
Si chiude un cerchio, se ne apre un altro, ciclicamente perfetto.
Ho paura, non so se sono pronta a ricominciare tutto da capo.

Brividi e farfalle, volteggiano impertinenti nel mio stomaco. Faccio due passi. C'è un'atmosfera diversa. Più luminosa. Sono le tre e mezza, ma dovrebbero essere le due. Possibile che questo cielo così luminoso, questo indicibile splendore che adesso avvolge il mio squallido quartiere, siano solo il frutto del programmato ritorno all'ora legale?
C'è uno strano silenzio. Piuttosto innaturale per una zona trafficata come questa, interrotto qua e là solo dal rumore di un motorino e di un autobus di passaggio.

Si ricomincia. Di nuovo.
Io non sono più la stessa. Tu non sei più lo stesso. Le tue tasche sono più pesanti e più vuote di prima. Le tue suole consumate. I capelli sempre fuori posto, ogni giorno più ribelli. Come te.
E non basta più una canzone, a farti andare via.
Sei con me in ogni istante, ormai. L'ho voluto io. Da quando ti ho messo per la prima volta gli occhi addosso. Non avrei mai immaginato...

Ho mille cose da fare, tanto lavoro arretrato e un grosso senso di responsabilità che curva la mia schiena. Ma non riesco. La testa si rifiuta di starsene al suo posto. Le mani continuano a industriarsi nell'inutile tentativo di mandare avanti la baracca. Tutto inutile.

Mi ritrovo a sfogliare una cartella piena di file musicali. Clicco a caso. Una silenziosa intro, in crescendo. Sale, dolcemente. Dentro di me. E con lei la marea di ricordi e sensazioni contrastanti.
Scrissi questo, tempo fa. E anche lì c'eri tu. Un'ombra, un fantasma di passaggio. A scaldarmi in un momento buio.

C'è un motivo se oggi, proprio oggi si è riaperta quella porta, dentro di me?
No. Proprio nessuno.

Pochi giorni, e si riparte. Nessun problema. Ci sono abituata.
Ma ho ancora paura.

Soundtrack: Svo Hljótt - Sigur Rós