31.12.11

2012



Per il 2012 mi auguro più passioni e meno rotture di coglioni,
meno virtualità e molta, ma molta più realtà!
Mi auguro di sconfiggere la Solitudine Cosmica,
di interrompere la persecuzione karmica,
di trovare tante nuove e belle canzoni,
e scrivere scrivere scrivere senza più freni
per realizzare le mie aspirazioni
ed anche i desideri terreni.
Auguro alla mia parte più pesante
di farsi, non due risate, ma tante!
E alla mia parte più incosciente
di portarsi dietro anche la mente!


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Junk Of The Heart (Happy) - The Kooks

Ringrazio di cuore chi, canticchiandola, me l'ha fatta Conoscere!


30.12.11

Oltre Il Muro




...ora di' qualcosa, ti prego, anche la più piccola. Darei qualsiasi cosa per sapere ciò che ti passa per la testa, quali sono i tuoi sogni, le tue aspirazioni e dirti che ci sei, tra i miei ricordi, anche se io non sono più nei tuoi. Ti direi che mi manchi per come eri, che non riesco ad accettare questo Tempo che passa inesorabile, lasciandomi indietro, senza pietà.

Immagino sia solo un assaggio di ciò che prova una madre, quando un giorno, svegliandosi, scopre con orrore che i suoi figli non hanno più bisogno di lei, che hanno trovato altri lidi ai quali attraccare e a cui affidare segreti, paure, interrogativi e silenzi carichi di senso. Perché è così che deve andare, non è che il ciclo della vita, eppure non riesco ad accettarlo, questo muro che mi sbarra la strada, che mi allontana dal tuo mondo, dal calore dei tuoi abbracci, di certi sguardi che puntano dritto all'infinito, trapassandomi l'anima e oltre.

Vorrei gridarti che vi invidio la giovinezza, quella che forse non ho mai avuto, che darei qualsiasi cosa per essere tra voi, in mezzo alle vostre risate, per scatenarle, anche. Rendendomi conto di quanto tutto questo sia patetico, ma reale.

Non è in fondo ciò di cui hanno sempre parlato i filosofi? I pensatori? Gli studiosi delle scienze umane? Dell'incomunicabilità, dell'inutilità irreversibile del tempo, della felicità fatta di momenti che fuggono irreparabilmente, dell'età che non lascia scampo, del senso della vita?

Qual è, il mio senso della vita? E perché non puoi esserci anche tu? Ché io lo so, che siamo fratelli d'anima, a dispetto dell'età e di quello che, l'uno dell'altra, sappiamo e che è ben poca cosa rispetto a tutto l'universo che c'è sotto e che non trova sbocchi udibili da orecchio umano.

Non dirò altro... spero solo che ogni tanto, da qualche parte nel mondo, la mia musica ti raggiunga, anche solo per un istante, ricordandoti che non importa che lavoro tu faccia, quale cammino sceglierai di percorrere. Purché tu sia felice con quello e per quello che sei.


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Across The Universe - Fiona Apple


16.12.11

The Importance... Of Being Mad!




Non scrivo quasi mai recensioni, di nessun genere, il più delle volte perché mi costa fatica dipanare in una forma comprensibile il bolo di emozioni verbali e non verbali che mi resta dentro dopo aver goduto del frutto della creatività altrui. Riesco a farlo soltanto quando l'accumulo è tale e talmente potente da far saltare il tappo che tiene pandorianamente chiuse le mie parole, dopo tanto fluire proveniente dall'esterno. Questa notte è stato così.

Da tempo, per motivi soprattutto di ordine pratico, la visione di film in sala e non si è drasticamente ridotta a favore di serie televisive, inglesi e americane. Non scordo chi un giorno mi disse, lontano mentore di giorni di sogno, che le grandi menti della scrittura si erano da tempo trasferite dagli studi di Hollywood al regno delle tv via cavo. Non possiedo gli stessi parametri di giudizio di chi si era espresso in questo senso, ma la mia sensibilità - questa sì, credo di possederla, e non sempre è un bene - mi fa dire che aveva ragione.

La puntata numero 7 della quarta stagione di Mad Men ne è un fulgido esempio, così forte da impedirmi di togliermi gli occhiali, spegnere il computer e andare a dormire, come faccio di solito dopo essermi immersa per i tre quarti d'ora canonici nel mondo della pubblicità di una ruggente New York anni '60. Stanotte qualcosa si è smosso dentro di me, riportando a galla tutto un mondo che, a pensare che sono già passati cinque anni, fa quasi paura.

Chi conosce la serie avrà avuto modo di entrare, puntata dopo puntata, in quello che sarebbe poi diventato il terreno di coltura della società consumistico-recessionista di oggi, quasi come se qualcuno avesse lasciato inavvertitamente aperte le quinte di uno spettacolo di successo i cui segreti sarebbero dovuti restare tali, per perpetuare la sospensione dell'incredulità che da sempre lo tiene in piedi. Chi l'avrebbe mai detto che un giorno ci avrebbero permesso di sbirciare nelle stanze in cui si studiano i nostri più profondi desideri e si 'pilota' cosa dobbiamo comprare, chi, in definitiva, vogliamo essere?

Tra strette di mano, fusioni, accordi sotto banco, emancipazione femminile agli albori, mobbing omofobico ante litteram, strategie militar-pubblicitarie, vecchi rancori e vecchie conv(i/e)nzioni, attraverso le vicende della Sterling-Cooper (poi anche Draper-Price), col senno di poi possiamo ripercorrere i nostri vecchi passi e capire com'è cominciato tutto, ma senza rimpianti.

Per quale motivo proprio la settima puntata della quarta serie? Perché magistralmente, dopo un'inizio ordinario, quasi in sordina, e un'escalation sotterranea e abilmente costruita, conduce chi guarda ad un poderoso climax che è conseguenza e summa di tutto quanto è stato seminato dall'inizio fino a questo momento. Ecco perché amo le serie angloamericane. Non ci sono 'spiegoni', parole in eccesso, forzature estreme. Tutto è seminato con attenzione. E ciononostante i personaggi non smettono di sorprenderci, senza tuttavia mai stonare. Tridimensionali nel vero senso della parola, anche se in questa serie alcuni di loro mi sembrano soprattutto multidimensionali per la molteplicità di luci ed ombre che si intrecciano nel loro passato e presente. Mi riferisco a Don Draper e a Peggy Olson, le cui linee narrative arrivano in questa puntata a ricongiungersi fino ad entrare in collisione, dopo un lungo percorso fatto di non detti, piccole vendette e rancori taciuti, dove carriera e privato arrivano finalmente a collassare portando alla luce il vero motivo che li ha sempre uniti, in un rapporto difficile da definire, se ci si limita agli standard tipici di quella mediocrità superficiale che di solito è l'unico canale di lettura che le persone tendono ad usare per catalogare anche ciò che è al di là della propria comprensione e immaginazione.

La solitudine di entrambi in questo episodio è schiacciante. Ogni maschera finisce per cadere e la nudità che per brevi istanti li rende figli dello stesso dio minore, fratello e sorella d'anima in cerca entrambi di colmare quel vuoto ancestrale che continua a chiamarli a sé sin dalla tenera età, non ha niente di sessuale, ma è violentemente tenera e pulsa d'innocenza niente affatto ingenua, piuttosto avida di riscattarsi e dimostrare a tutti quanto vale, nonostante le fragilità che la rendono così autodistruttiva e, al contempo, combattiva e fiera.

Non vorrei dire di più, se non che mi sono tornati in mente quei giorni in cui ho saputo sfidare me stessa e le mie paure. In cui mi sono trovata in stanze 'segrete' a scrivere da protagonista, dipanando storie e accadimenti seguendo la traccia concordata, dosando sapientemente escalation di emozioni e sentimenti, lim(it)ando le parole e ampliando la 'visione', senza alcuna certezza, di futuro o pecunia. Soltanto per imparare e sperare.

E se ricominciassi da dove 'ho' lasciato? No. Indietro non si torna, né si può tornare. L'istinto, mia somma guida, mi dice che va bene così. Ho preso quel che c'era da prendere. E mi riferisco ai 'tesori' che niente hanno a che vedere col denaro o la smania di successo. Pezzi del puzzle, che un giorno andrò a completare. A modo mio. Perché è così che deve essere. Nel frattempo, sarà un vero piacere lasciarmi guidare lungo il sentiero da certi gustosi sassolini che altri, più bravi di me, avranno lasciato in giro. Finché avrò occhi per guardare, e orecchie per sentire, io non mollo! Questo è sicuro.

Vi lascio alla canzone su cui scorrono i titoli di coda della puntata... perché, va detto, anche la colonna sonora è di gran classe!


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Bleecker Street - Simon & Garfunkel




Fog's rollin' in off the East River bank
Like a shroud it covers Bleecker Street
Fills the alleys where men sleep
Hides the shepherd from the sheep

Voices leaking from a sad cafe
Smiling faces try to understand
I saw a shadow touch a shadow's hand
On Bleecker Street

A poet reads his crooked rhyme
Holy, holy is his sacrament
Thirty dollars pays your rent
On Bleecker Street

I heard a church bell softly chime
In a melody sustainin'
It's a long road to Canaan
On Bleecker Street
Bleecker Street

30.11.11

A Dream, Within a Dream...





...sono le prime parole che mi sono venute in mente dopo l'ennesima dura prova egregiamente (o almeno credo) superata.

Mi sono data - o meglio, la vita mi ha dato... - un compito molto arduo, ma ho intenzione di fare del mio meglio per portarlo avanti. Gli ostacoli che continuano a presentarsi per buttarmi giù e farmi cambiare idea non fanno altro che rafforzare il mio desiderio di perseverare e migliorare. (per la serie, so' o nun so' una Tigre?!? :D)

Sono sempre più convinta che i dèmoni vadano guardati in faccia e vada detto loro chiaro e tondo tutto quello che devono sentirsi dire. E' l'unico modo per impedir loro di nuocerci.

O no?

YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: A Dream Within A Dream - Alan Parsons Project

For my own part, I have never had a thought
Which I could not set down in words
With even more distinctness that which I conceived it.
There is however a class of fancies of exquisite delicacy
Which are not thoughts and to which as yet
I have found it absolutely impossible to adapt to language.
These fancies arise in the soul,
Alas how rarely, only at epochs
Of most intense tranquillity
When the bodily and mental health are in perfection.
And those mere points of time
When the confines of the waking world
Blend with the world of dreams.
And so I captured this fancy
Where all that we see or seem
Is but a dream within a dream.

"Tales of Mystery and Imagination
Edgar Allan Poe" (Narration Orson Welles)

21.11.11

Perdersi... In Un Bicchiere D'Anima


E ora, da brava bambina, stilerò una lista delle 'cose' che mi rendono felice, così che la smetterò di pensare sempre che mi manca qualcosa.
(By the way, it seems that I definitely have some issues with job & money, seen all the stupid mishaps I'm experiencing since the beginning of the journey...)

Le elencherò in ordine sparso, così come mi vengono in mente.

1- Guidare la macchina di mio padre. Ora che ho anche una pseudo autoradio cineseria mezza scassata, è ancora meglio! Mi piace farlo di notte. Da qualche tempo la pratica sembra aver lavato via quell'ansia lancinante che mi coglieva ad ogni curva buia e tempestosa, rendendo il percorso una lunghissima quasi apnea condita da fitte allo stomaco. Ora, intemperanze della mia vecchietta a parte, riesco a dominarla più o meno egregiamente e la cosa mi fa sentire poteNte! Mi capita di ridere sotto i baffi, nel notare che inequivocabilmente le mie mani e le mie gambe si dispongono più o meno esattamente come le posizionava mio padre, quasi che la sua essenza si incarnasse in me mentre sono al volante. Non so spiegarvelo, ma in quei momenti è come se vegliasse su di me e mi sembra di vederlo mentre sorride orgoglioso della sua fillolla. Il giorno prima che se ne andasse, lo ricordo bene, tra le poche frasi che la mancanza di ossigeno gli consentivano di pronunciare, rivolto al mio compagno aveva detto con soddisfazione: "Hai visto come guida bene?". Cuore di babbo! E dire che l'anno scorso non è che fossi ancora proprio una cima... avendo iniziato a guidare praticamente da un paio di mesi, da quando cioè aveva avuto bisogno di me per andare a fare le visite e poi la chemio.
Sono felice di aver deciso di tenere la sua macchina, seppur già maggiorenne e in odore - a detta di altri - di rottamazione. Che vi devo dire, io a quella macchinuzza lì, ci voglio proprio bene! E' un gioco che facevamo insieme da quando ero bambina, quello di personificare l'auto di famiglia, dandole persino un nome. Ora che ci penso, questa non ce l'ha. Mi diverto solo a chiamarla 'la mia vecchietta' e a immaginare che mi risponda: "Senti chi parla!".

2- Guardare i miei nipoti che giocano insieme. La piccola che abbraccia il cugino grande. Entrambi che lottano sul divano. Lei che mi cerca per disegnare animali strambi frutto della mia mente bacata (il coniglio antropomorfo ad oggi è quello che ha riscosso il maggior successo) o per giocare a memory, stracciandomi sempre, ca va sans dire. E poi mi ricordo di quando il grande era piccolo e abbracciava me. Quei momenti mi mancano a bestia, lasciatemelo dire.

3- Cucinare. Ebbene sì! Ho iniziato a farlo da quando sono andata a vivere col mio compagno. Ogni giorno provo qualcosa di diverso. Ho bisogno di novità, altrimenti mi passa la voglia. Combino gli ingredienti aiutandomi con google e i ricettari ospitati in rete. Adoro godere del calore della fiamma mentre respiro l'odore che di volta in volta le pietanze e i loro condimenti liberano nell'aria. E ancor di più adoro vedere che il risultato viene gradito e divorato con gusto!

4- Ritrovare amici dopo settimane di silenzio o impegni e sentire che niente è cambiato. E' la piacevole sensazione di non dover spiegare niente perché chi mi sta davanti sa già e non ha bisogno di parole.

5- Leggere le parole che un'anima affine ha lasciato libere di essere percorse, sentendo rinnovarsi ad ogni frase la gioia di riconoscersi e il privilegio di poterne godere.

6- Incontrare per caso un libro che chiama proprio me. Mi basta guardarne la copertina per sapere che non posso sottrarmi. In quel momento è il puro istinto a guidarmi, lasciando da parte quell'odioso, perverso meccanismo che trasforma da sempre il piacere in dovere, impedendomi di godere del bello e del buono della vita.

7- Posare lo sguardo per la prima volta su un volto, un paesaggio o un dettaglio e sentirne l'immensità per un lungo interminabile attimo. Ultimamente le occasioni per provare questo tipo di emozioni stanno diminuendo. Urge moltiplicarle.

8- Camminare per le vie del quartiere in cui ho abitato per trent'anni a braccetto con mia madre, sentendo, per la prima volta dopo tanto tempo, che niente di male sta per accadere e aggrapparsi il più possibile a quella sensazione di normalità, sapendo che non durerà a lungo.

9- Ricevere una lettera o una cartolina, e percorrere con il dito il rilievo prodotto sulla carta dalla calligrafia di chi me le ha inviate. Rigirarmele tra le mani. Avere la percezione tangibile dell'affetto e della presenza di persone preziose nella mia vita.

10- Guardare un film che è al tempo stesso carezza e pugno nello stomaco. Uscire dalla sala annientata e sottosopra, e ripensarci per giorni.

Vi sono altre cose che riempiono la mia vita, ma ne sono gelosa e non le scriverò qui.
Anche se questo blog ormai non lo legge più nessuno, penso che sia sempre meglio tenere qualcosa per sé (o illudersi di farlo), no?


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: I'd Rather Go Blind - Beth Hart and Joe Bonamassa


16.11.11

Rete?


Chi si ferma è perduto. Me ne sto accorgendo, man mano che gli anni passano.
E' ovvio, riempi la tua giornata di impegni e avrai meno tempo per rimuginare e gettare l'esca ai dèmoni che, appena ti rilassi, ti tirano per la manica e ti strattonano, per farti andare a fondo con loro.
Non devo lasciare che accada, non posso. La mia incontestabile forza si lascia scalfire a più riprese, attraverso questi spiragli di "forzata" solitudine e ipertrofica immobilità. L'immaginazione, grande alleata, può tramutarsi in un mostruoso mondo fallace che attrae ingannando e ci lascia con un pugno di mosche in mano, oscurando la realtà tangibile che ci sorriderebbe, se solo smettessimo di ignorarla.

La gente ti salva. Ricordo bene queste parole. Le sento tremendamente vere. Eppure non riesco a metterle in pratica. Non ancora. Ma il Tempo si assottiglia e se è pur vero che non è lui ad essere tiranno, come scrivevo qualche giorno fa, ma siamo noi ad avere troppe - e spesso sbagliate - pretese, devo fare in fretta. Ma come?

Invidio chi non perde tempo e si getta nell'Azione. Invidio costruttivamente, non malevolmente. Ma non c'è niente da invidiare. Ci sarebbe solo da imitare. Nel senso di prendere esempio, farne tesoro e poi personalizzare.

A volte preferirei dimenticare nomi e vie di accesso, pur di non inciampare.
Forse prima o poi lo farò.
Come il buon Kaufman.

Non c'entra niente, ma da qualche giorno ho saputo che Prince Faster non trasmette più a Radio Rock. Vi sembrerà strano, ma è come se avessi perso un altro compagno di viaggio lungo la strada...


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Tirami Una Rete - Banco Del Mutuo Soccorso


15.11.11

Uno




L'ho sempre pensato, che foste collegati in qualche modo. Oggi ne ho avuto la conferma.
Stesse vibrazioni, come amo chiamarle, stesso fatale sentimento di appartenenza che mi chiama a sé come una ragnatela di connessioni neuronali.
Seguo i vostri voli distanti, a planare e poi a risalire, su su in alto dove sono le nuvole.
Ne guardiamo insieme le forme, immaginando di camminarci sopra, sfidando la forza di gravità.
Ed ecco che improvvisamente avviene lo stacco. E resto a guardare, affascinata, le vostre evoluzioni.

Sì, siete decisamente Uno.
Anche se non vi conoscete nemmeno.


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Seaside - The Kooks


5.11.11

(F)Orte




Sento (F)Orte, in me, l'esigenza di trarre vigore da una (S)Orte che tanto ha fatto per risollevarmi da una (M)Orte. Gli obiettivi realizzati si susseguono, primo fra tutti la (ri)apertura delle (P)Orte che per lungo tempo hanno segregato le mie emozioni. Non avrei mai immaginato che questa sarebbe diventata, un giorno, la mia casa. Il punto di (ri)partenza. La mia Destin-Azione.

Oggi ho camminato di nuovo per le tue strade e forse, per la prima volta, non mi sono sentita estranea. Familiarizzavo, palmo a palmo, con le tue antiche soglie, con i vicoli stretti e le piazze accoglienti, i comignoli accesi e gli alberi maestosi, gli archi illuminati da togliere il fiato e il tufo su cui ti adagi da secoli e secoli, affascinando.

Più volte ho immaginato stagliarsi accanto a me la tua figura, seduta sull'altalena affianco in quel parco vietato ai cani, dove i bambini sembrano i benvenuti anche se non ve n'era l'ombra. Ho immaginato il tuo profilo e le nostre chiacchiere leggere a scalfire le nostre paure e l'ansia del contatto. Mi sono immaginata di nuovo sedicenne, con molte meno fisime e più faccia tosta. La tua presenza in quel luogo era palese, poco prima delle cinque.

Ho immaginato che prendessi quel treno e mi venissi incontro sorridendo. Eri felice di rivedermi e di scambiare quattro chiacchiere con me, come ai vecchi tempi. E le ore passavano lievi, e la luce di colpo è calata senza che ce ne rendessimo conto.

Non so dirti perché, ma quel parco parlava di te.


YUKI, AKA PRISMA


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Sountrack: La Salita - Bugo

2.11.11

Niente Manca Non


E mentre in televisione continuo a sentire le ennesime inutili ciance sui giovani, la crisi e la disoccupazione, i raccomandati, quelli che sognano ma poi non concretizzano, piuttosto che vomitare o dare fuoco al mefitico elettrodomestico, mi ripiego sui miei pensieri e mi ripeto che no, ancora non ci siamo. Non ci siamo ogni volta che la magia svanisce, che lo stupore perde lentamente i suoi contorni e finisce per giacere consumato sul fondo di una scatola vuota. Mi è stata mostrata più volte una strada, con entusiasmo e devozione, occhi scintillanti e pieni di volontà. Niente da fare. Non è per me. Proprio non mi sfiora nemmeno l'idea. E allora cosa? Quale strada? Quale il modo per trarmi fuori da questo stallo interiore che mi coglie ogni volta che la solitudine si insinua tra le pieghe degli obiettivi raggiunti e quelli in costruzione?

La paura della gente, o meglio, di quel che rappresenta se vista attraverso la lente deformante di un'inconscia dinamica irrisolta, come la si combatte? Sono del parere che ci si possa arrischiare a prendere un'eventuale zaccagnata solo quando si ha sufficiente energia vitale a disposizione. Farlo quando si è già ampiamente compromessi e all'orizzonte si profilano minacce troppo reali per essere ignorate non solo è da incoscienti ma da idioti. Razionalmente è tutto così chiaro! Ma in profondità è tutta un'altra storia. E non lo so. Davvero non lo so.

Troverò il modo. Non mi manca niente. Niente manca non.


YUKI, AKA PRISMA

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1.11.11

London Calling




Ci pensavo ieri, mentre l'aereo perdeva lentamente quota e si preparava all'atterraggio in quel di Fiumicino e lo spicchio di luna che mi aveva accompagnato per tutto il viaggio iniziava a scomparire dietro una nuvola nera. Tu sei un'artista della vita! Un atto poetico continuo, e nemmeno te ne rendi conto. Sei tu il fiore di loto e non sai quanto sia bello seguire la tua evoluzione!

Londra mi ha rapito, sorprendendomi con due insolite giornate di sole, salutandomi infine con il consueto grigiore e una pioggia sottile ma per niente fastidiosa. Percorrerne le strade da sola, prima di incontrarti, mi ha ricordato le emozioni dei viaggi compiuti in passato, lo stupore vergine che si prova nel posare per la prima volta lo sguardo su case, vetrine, persone e visioni urbane inconsuete. Adoro camminare col naso all'insù, alla ricerca di un nuovo particolare che mi colpisca, anche il più stupido, quello che nessuno noterebbe. Prendere l'autobus senza conoscerne il percorso ma soltanto la destinazione, e regalarsi itinerari che i turisti non si sognerebbero mai di scegliere per non perdere il loro 'prezioso' tempo e lanciarsi subito a caccia di immagini da cartolina. In questo sono esattamente come mio padre e così, andandomene a zonzo in modo totalmente arbitrario, è stato come viaggiare insieme.

Tre giorni, e un continuo salto avanti e indietro nel tempo, tra quella che sono stata e quella che forse sarò. Il profumo vagamente salmastro del Tamigi, le navi ormeggiate e le piroette dei gabbiani mi hanno improvvisamente riportato all'infanzia, alle prime scoperte di un mondo altro insieme ai miei nonni. L'Olanda e le sue chiuse di colpo non erano più così lontane. Mi sono messa alla prova, e ho vinto.

A presto, Londra!




YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Secret Door - Arctic Monkeys

24.10.11

Grande




E' una gioia per gli occhi vederti diventare Grande. E' emozionante sentirti amare la musica, come la amo io. Sarebbe meraviglioso poterci incontrare al punto di tangenza fra gusti lontani anni luce e sonorità vicine a entrambi, a dispetto dell'età. Non ho figli, né so se mai ne avrò, ma forse è questo che si prova quando si condivide qualcosa di speciale con la persona più preziosa che abbiamo e ne vediamo gli angoli della bocca sollevarsi verso l'alto e gli occhi illuminarsi, di piacere e felicità! E' l'indicibile stupore di sapere che non potrà esserci distanza fisica capace di separarci e arginare l'emozione che nasce spontanea nell'ascoltare, osservare, godere di qualcosa "insieme", sapendo che, nel preciso momento in cui lo si sta facendo, quegli accordi, quei colori, quelle parole sono il ponte tra due anime che si parlano in silenzio.





YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Dear Prudence - Siouxsie & The Banshees


7.10.11

Prosit!



Ieri sono stata a trovare mio padre. Stranamente, a un anno esatto di distanza da quel 6 ottobre 2010, ho provato una serenità calda, avvolgente. Non come i giorni che hanno preceduto questo primo anniversario, in cui questo imminente evento, unito ad altri demoni di portata notevole per la mia piccola anima in evoluzione, mi hanno buttato a terra pesantemente, come da tempo non accadeva.

Tre rose bianche. Una per ciascuno di noi. E' stato questo il nostro modo per salutarti, davanti a quel Mare che tanto amavi e tanto amo anch'io, tua figlia. Esattamente come nel giorno in cui te ne sei andato, ieri il sole era nel pieno del suo bagliore, nonostante il calendario ci ricordi che siamo in autunno. E' stato bello, ieri, abbracciarla davanti a te. So che ci hai messo lo zampino perché tutto filasse liscio e le lacrime, che pure non sono mancate, non avessero un retrogusto amaro, ma il tocco caldo e lieve dell'abbandono e della gioia del ritrovarsi.

Sono rimasta stupita dalle persone che in diverso modo hanno voluto manifestare la loro discreta presenza e il loro affetto. Spesso ci si dimentica che basta davvero poco per sentirsi meno soli e anche quando chiudiamo il guscio attorno a noi c'è sempre chi sa andare oltre.

Oggi mi sono svegliata di nuovo con quella sgradevole sensazione di mancanza, di pretesa insoddisfatta. E allora ho scritto queste righe, per trasformare quella rabbia istintiva, persino puerile, in un mònito costruttivo che mi consenta di non incagliarmi ancora una volta dietro le mie insicurezze:

Bicchieremezzopienobicchiereme​zzopienobicchieremezzopienobic​chieremezzopieno... a che pro crucciarsi per quel mezzo vuoto, se l'altro mezzo è vino di primissima qualità? Anzi, peggio ancora... a forza di perder tempo ad aspettare che si riempia quel mezzo vuoto (che poi chi ci dice che vada davvero riempito) con un liquido qualunque, forse è meglio gustarsi subito quel vino pregiato, prima che diventi aceto! CARPE DIEM!!!

A volte per tornare sereni è necessario tornare presenti a se stessi. Ed esattamente nel momento in cui lo scrivo, mi ritorna in mente il vero significato della parola presente, con tutto quel che ne consegue. Non sono un peso per me stessa, ma un regalo. A guardare indietro troppe volte ho sbagliato rinunciando a credere alla verità del mio istinto. D'ora in avanti spero di riuscire a seguirlo con fiducia. Lui sa - lo ha sempre saputo - cosa è più giusto per me.


YUKI, AKA PRISMA

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Immagine: foto scattata il 6 ottobre 2011 sul litorale romano
Soundtrack: From A Shell - Lisa Germano

And the earth spins round while the people fall down
And the world stands still not a sound (not a sound)

There is love
There is love
To be found
In the worst way
In the worst way
In the worst way

It's the buzz
It's the buzz
It's the buzz
It's the buzz
It's the buzz
It's the buzz
I wish i was
It's the buzz
It's the buzz
It's the most fuzz

From a little shell at the bottom of the sea
With the earth and the moon and the sun above
But the world fell down with some people still around

There is love
There is love
To be found
With the gods all gone and the souls making sound
In the worst way
In the worst way
In the worst way

It's the buzz
It's the buzz
It's the buzz
It's the buzz
It's the buzz
I wish i was
It's the buzz
It's the buzz
It's the most fuzz

From a little shell at the bottom of the sea
With the earth and the moon and sun around me

There is love
There is love
There is love

It's the buzz
It's the buzz
It's the buzz
It's the buzz
It's the buzz
I wish i was
It's the buzz
It's the buzz
It's the buzz


5.10.11

Pertenecer



Appartenenza. E' forse questa la parola che meglio spiega quella sgradevole sensazione di non sentirsi mai davvero parte del mondo. E' forse in suo nome che molti abdicano alla propria vera essenza e indossano abiti più o meno metaforici per costruirsi una qualunque identità che a loro in fondo manca.

Ti guardo. Vedo il tuo sorriso quando sei con loro, il gruppo dei tuoi pari, e mi chiedo come mai, quando sei con me, io quel sorriso non te l'ho mai visto. Mi chiedo perché - e me lo sono domandato per anni - nonostante questo io sia ancora presente nella tua vita. Sono solo il senso di colpa e la tua generosità che ti spingono a restare, anche se preferisci di gran lunga la compagnia altrui? Ti guardo ancora e sento che la risposta è sempre stata là, davanti ai miei occhi. Siamo semplicemente due esseri troppo diversi ed è una diversità del tipo che non arricchisce ma separa. Non c'è molto da aggiungere. Soltanto che non vorrei più essere la persona che si cerca solo per condividere i momenti bui della vita. Anche io so divertirmi. Ridere. Giocare. Anche se spesso mi dimentico come si fa.

Sono contenta di sapere che hai trovato il tuo posto nel mondo. E nuovi amici che ti fanno essere felice. Vorrei soltanto riuscire a costruire il mio di mondo, adesso. E non sentirmi mai più così avulsa da tutto. Desidero 'far parte' anch'io. Riscoprire quella positività che tanti anni fa un bambino speciale ha percepito in me, ritrovare quel benessere che si prova solo poche volte nella vita: la sensazione di essere accolti in modo incondizionato, di sentirsi alla pari in mezzo ad altri esseri umani. Un'interazione libera, di persone che si scelgono, a prescindere dalla ferite che si portano dentro. Anzi, forse, proprio in virtù di queste.

Perché è così difficile?


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Somewhere I Belong - Linkin Park


4.10.11

Di Silenzi, E Goffe Timidezze




C'è stato un tempo in cui ho tenuto la tua piccola mano, un tempo in cui mi guardavi dritto negli occhi, un tempo in cui avresti voluto che il 'mio tempo' coincidesse col tuo. C'è stato un tempo in cui ti aggrappavi stretto a me, un tempo in cui sei riuscito a ricordarmi che qualcosa di buono c'era rimasto ancora, dopo tutto.

Non è retorica se dico che un bambino è in grado di vedere parti di noi che avevamo dimenticato, o non sapevamo nemmeno di possedere. E' il 'mistero' di una comunicazione che non conosce ancora quegli odiosi filtri che si frappongono fra le persone da adulti. E' un linguaggio che arriva diretto, senza insinuare, scevro di preconcetti e falsità. E no, non sto dicendo affatto che i bambini sono esseri puri e senza cattiveria. Se devono dirti o farti qualcosa di spiacevole lo fanno senza indugio ed è uno schiaffo senza (spesso) possibilità di replica. Non conoscono mezze misure né compromessi. O gli vai a genio o ti massacrano, di dispetti o indifferenza.

Ed io, che oggi anagraficamente ho un'età che non collima poi molto con questa essenza variegata che si va continuamente (tras)formando, sento fortissima la tua mancanza. Non torneranno più quegli attimi di gioia inaspettata, quell'Amore spontaneo che sfuma con l'età, quell'età che accresce le distanze e le muta in piattaforme disperse di silenzi e goffe timidezze.


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Le Onde - Ludovico Einaudi
(A Te. Che, come me, ami il Mare...)

26.9.11

Verginità




Ritrovare una verginità d'intenti, come ritrovare il mare e (quasi) vederlo per la prima volta. Mi accorgo, a volte, di pensarti senza più rancore, ma con un senso di leggerezza. E' la consapevolezza delle origini della mia rabbia a rendermi più forte e, a uno sguardo superficiale, indifferente. Ciò che lo specchio rimanda ha sempre a che fare con l'oggetto che vi si riflette. Si cresce quando si inizia a capire che forse è il caso di lavorare su quest'ultimo, piuttosto che prendersela con lo specchio. Ed è così che disconnetto e riconnetto, inciuciando con me stessa, per liberarmi di fardelli che poco hanno a che vedere con una possibile evoluzione.

Alla soglia dei miei trentun anni mi chiedo se abbia smesso di sognare, e mi rispondo che no, non ho smesso affatto. Ho solo imparato a sognare in modo diverso. Una volta ho detto che i sogni non si dicono, si fanno. Oggi, spesso, li dico, ma il mio inconscio li grida in silenzio ancora più forte e l'universo - quando apparentemente non chiamo - risponde.

A ondate. Prima lente, via via sempre più fragorose. Poi, per giorni, silenzio. Come a voler testare quanto può durare la risacca.

Oggi ho ricevuto un'altra proposta. La possibilità di abbandonare il mio attuale progetto di vita per riaprire una vecchia porta. Ho detto di no, senza indugiare. Ho già conosciuto quel mondo e non mi è piaciuto. Se devo scendere a compromessi, lo faccio tenendo in mano il timone. Altrimenti nisba. Solide basi avrà il mio sogno e soltanto io posso costruirle. E' questa la strada giusta. Sento che sto già sognando forte, l'inconscio lo sta facendo per me. Sono quasi felice, ma si può migliorare!

Cambiando discorso, soltanto oggi mi sono resa conto che, oltre ad avere avuto in comune la nascita, mio padre e il Faber hanno condiviso anche la morte. Entrambi per carcinoma polmonare. Tra una decina di giorni sarà un anno che non c'è più. Un anno in cui ho creduto che mai più sarei stata come prima. In parte è vero. Avevo solo sbagliato il colore. Il nero ha decisamente lasciato il posto a una caleidoscopica tavolozza di possibili me che devo ancora conoscere. Mi sento più leggera adesso ed ho una gran voglia di reiniziare ad amarmi.

Finisco di scrivere, mentre alla televisione stanno cantando Petra Magoni e Peppe Servillo. E' una canzone che non ho mai sentito, ma ha accompagnato il mio flusso di coscienza questa notte. Cerco i Musica Nuda su Youtube, scorro qualche titolo e mi soffermo su quello che più si intona con il mio stato d'animo attuale: Lei Colorerà. Schiaccio play e... sì. E' esattamente il brano che stanno eseguendo in questo momento. Il testo mi rispecchia in pieno. Anche stavolta il mio desiderio di sincronicità può dirsi soddisfatto. Le vecchie "abitudini" sono dure a morire, anche se cerchiamo di non darle a vedere.


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Lei Colorerà - Musica Nuda


27.7.11

Frullati Spazio Temporali



Fuori piove, governo bucaniere. Starsene in silenzio a lavorare aiuta a rimettere in moto i neuroni. Già sperimentato. Come ho le mani in pasta, sporche di polvere o detersivo, ecco che mi vengono in mente le idee del secolo. (Sì, come no!). E allora cerco di imprimere nella mia memoria tre o quattro parole chiave che, al momento giusto, possano richiamare tutto il resto. Fischietto, Barbie, insaponare, palmo a palmo, anni ottanta.

Pulire palmo a palmo la propria casa dovrebbe essere un gesto d'amore, un po' come strofinare con la spugna imbevuta di bagnoschiuma la schiena della persona amata. Sento la spugna che si frappone tra me e la vaschetta in plexiglas del frigo come un piacevole scorrere del Tempo che mi insegna ad essere grande. Com'era negli anni ottanta, quando le nostre madri per la maggior parte erano casalinghe e la casa era al centro, o quasi, del loro universo? Quando, salve le dovute eccezioni, alle quattro del pomeriggio, o giù di lì, ci preparavano la merenda? Non ce ne sono più di mamme così. E tanto meno merende. Tutto è precario, ormai. Ora della merenda compresa.

Scarto le posate nuove, regalo del mio secondo papà, e la plastica di cui sono fatte le confezioni mi ricorda quelle che contenevano l'agognata e a lungo attesa Barbie. Di nuovo mi tornano alla mente gli anni ottanta e mi chiedo come accidenti abbia fatto a sopravvivere a quelle bambole diaboliche.

Lavastoviglie, chi è costei? Alla schiuma che mi scoppia in mille bolle fra le dita, non riuscirò mai a preferire quella macchina infernale. Ci osserviamo in cagnesco, lei con i suoi scomparti insidiosi, io con la mia clumsy attitude. Prima o poi dovremo trovare un accordo.

Mi piace occuparmi della mia cucina. Lavo le stoviglie e fischietto. Da quanto tempo non lo facevo! Qui sono libera! Quasi non mi sembra vero. Difficile descrivervi la sensazione. Non si tratta della mera autonomia né del classico, ancorché arduo, taglio del cordone ombelicale. Di libertà vera, da un insolito e inconsapevole carceriere che per anni ha invaso ogni centimetro fisico e immateriale del mio essere. Per usare un'immagine forte, è come se finalmente mi stessi partorendo, traendomi fuori, bracciata dopo bracciata, dal liquido amniotico. Mi torna in mente mio nonno che, sentendomi fischiettare mentre lavavo i suoi piatti, mi chiamava fluitje, che in olandese sta per fischietto. Che tempi. Sembra passato un secolo, e in effetti saranno passati vent'anni.

Molte di quelle persone non ci sono più e, sembrerà strano, ma certi giorni le sento tutte qui, specialmente una. Ci sono canzoni che mi fanno subito pensare a lui, una di queste è Se Telefonando. Ieri sera la voce di Mina dall'altoparlante della sua vecchia radiolina a pile mi ha fatto istantaneamente ricordare l'audiocassetta che amava far suonare in macchina, durante i nostri viaggi, che spesso finivano in malora, ma di cui conservo nonostante tutto bei ricordi, che ora sono soltanto miei.

Perché mi tornano in mente tutte queste cose proprio adesso, alla soglia di una a lungo desiderata, e centimetro per centimetro conquistata, indipendenza? Da una parte mi identifico con mia madre, dall'altra la sola idea mi terrorizza, visto com'è andata a finire per lei, così forte per tanto, troppo tempo.

No, io non sono lei. Sono anche lei. Ma ho in me colori nuovi e ho intenzione di usarli tutti, e realizzare un capolavoro.


YUKI, AKA PRISMA

Post Scriptum: cercavo un'immagine che accompagnasse questo post usando la parola chiave "Miralanza". E' uscita fuori lei, la saponetta verde Palmolive. Esattamente la stessa che comprava sempre mio padre. Le ultime due non fece in tempo ad usarle, lo sto facendo io. Appena anche quest'ultima si consumerà, correrò a comprarne una nuova. Per ricordarlo ogni giorno. Anche così.

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Soundtrack: Se Telefonando - Mina

16.7.11

Dimentica(R)La



...and to Save my Soul, I write...

Non ho mai amato le ideologie, la cieca accettazione di una fazione in luogo di un'altra. E quando si parla di temi a me così intimamente legati, ancor meno. Nessun uomo è un'isola. E quando dico "uomo" intendo l'essere umano, non il genere. Avrei potuto scrivere diversamente, è vero, ma non mi piaceva il suono che "essere umano" avrebbe prodotto all'interno della frase se l'avessi scritto al posto di "uomo". Ma che importa? L'incomunicabilità e le incomprensioni sono ahimé all'ordine del giorno e non sarò certo io a impedirle. Non in questa sede, almeno.

E così per l'ennesima volta mi chiedo e vi chiedo: perché la gente ama sparare sentenze su cose che non conosce? E quando dico "cose" intendo eventi, accadimenti, vissuti, esperienze, fatti, persone e quant'altro riguardi la vita di ciascuno di noi. Avrei potuto scrivere diversamente, è vero, ma non avevo voglia di dilungarmi oltremodo quando ho a disposizione una parola che in quattro caratteri racchiude tutto il racchiudibile.

E dunque puntare il dito contro chi tenta di trarsi fuori dall'invisibilità puntualizzando - in maniera del tutto fuori luogo - che ci sarebbe ben altro di cui occuparsi, che in fondo ci si può rifare una vita e che chi ha bisogno davvero di aiuto sono ben altri, è dimostrazione dell'assoluta mancanza di empatia che alberga nella maggior parte degli esseri umani (sì, ho detto "esseri umani", sentite come suona bene ora?), nonché dell'ottusità che "separa" e "scomparta" parti che - se ancora non si fosse capito - sono inscindibili dal Tutto. E con questo la fisica quantistica viene sepolta sotto un cumulo di immondizia.

Che tristezza, Vita Mia, che tristezza donchisciottesca perseverare nel tentare di far sentire la propria flebile voce. E che coraggio ci vuole a prendersi pernacchie, silenzi e contestazioni. Ma che bello però quando, per un breve attimo, un bagliore negli occhi di un Altro ci restituisce tutto il senso della nostra piccola, intima lotta. Tutto il mio regno di ragni per uno sguardo così! E passatemi l'infelice espressione.

Di sicuro oggi ho di nuovo bisogno di Lei, la mia Mus(ic)A Ispiratrice, la mia salvation army, colei che mi traghetta da un inferno invisibile agli occhi verso il Sublime. E non pensiate che lui, il Sublime, vi corra incontro alla bisogna. Muovete le chiappe e andatevelo a cercare il vostro pezzetto di Sublime, quello spiraglio di cielo che filtra tra le crepe dello scantinato, la puzza di pareti ammuffite e gli insetti che brulicano attorno al succo di frutti marcescenti, caduti dall'albero prima che qualcuno potesse raccoglierli e gustarne l'essenza. E allora, quando Lei si siede a pochi centimetri da me, rubando la mia stessa aria, ed è capace di trascorrere l'intera ora a fissarmi ininterrottamente, io muoio dentro e dentro muore ogni corolla che alle intemperie si ritrae rivoltandosi verso l'interno, aspettando che il nuovo Sole le spinga ad allungare il collo erboso verso l'alto, in cerca di Vita.

La cultura non è solo bagaglio, è, un passo dopo l'altro, cammino stesso. Quante cose le ho imparate appena ieri!


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Forget Her - Jeff Buckley

3.7.11

De-siderio



Ogni tanto mi piglia così. Rigurgiti da un Passato che avrebbe potuto essere e non è stato. Per mia scelta, a volte. Perché è così che doveva andare, forse. Perché, perché, per come. Come diavolo abbiamo fatto a perderci?*

Mi piace guardare le foto degli altri, scavare in fondo agli occhi, ai sorrisi, agli abbracci, alle pose studiate. Mi piace gustare la vita che credo di non avere avuto, che forse ho avuto eccome, è che non sono capace di guardarla come guardo quelle degli altri.

Mi piace guardare le facce buone. E bada bene che per buone non intendo ingenue, né sprovvedute, né sciocche. Sono le facce di coloro che hanno l'intelligenza di capire come va il mondo e quanto può essere stronza la gente che lo abita, e che però non hanno per questo rinunciato a Essere, a Dare e a Darsi, a lasciarti guardare nei loro occhi grandi, nei loro sorrisi, ampi e accoglienti. Quelli che ho avuto il privilegio di poter vedere da vicino, a pochi centimetri dalla mia pelle, in un tempo che ora mi sembra lontano quanto un'altra vita.

Ero davvero io? Davvero queste Persone hanno voluto la mia compagnia, nata da circostanze fortuite e poi, per un breve tratto di strada, persino cercata e desiderata e infine, purtroppo, svanita? Cosa hanno visto di me che io, oggi, stento a vedere?

In giorni come questi mi tornano alla mente le ultime battute di uno spettacolo che di recitato non aveva proprio niente, protagonisti gli spontanei tentativi di avvicinamento, di con-tatto, degli io e te abbiamo ancora qualcosa da dirci e da darci, e dei non può finire così. Può?
Sì, ha potuto. Me lo ricordo, sai, quando dicesti che mi avresti accompagnato alla porta perché... e non hai terminato la frase. Quella sarebbe stata l'ultima volta che...

Tornai, nello stesso luogo, anni dopo. Toccata e fuga. Volevo salutarvi. Lei non riuscii a beccarla, a te ho dovuto inseguirti giù per le scale, con una camminata un po' claudicante, colpa delle mie maldestre autoflagellazioni casalinghe, innocue ma tanto fastidiose. Non fu la stessa cosa.
Chissà se oggi vi ricordate ancora di me. Di quella cena e delle mie stupide gomme da masticare gusto fragola che come diavolo mi è venuto in mente di comprare proprio quelle!, e quella passeggiata, per voi un po' troppo lunga, fino in spiaggia.

Le parole, i sogni, le risate. Le nostre vite, appena sfiorate. Io ricordo tutto. E ogni tanto, a pensarci, ho l'impressione che il tempo non sia affatto passato. Che quegli istanti siano sospesi da qualche parte nel multiverso. Che basti solo allungare una mano e intrufolarsi nell'interspazio per ritrovarsi esattamente in quel preciso momento, sentire di nuovo il brivido intenso di un'atmosfera nata per essere irripetibile... e finalmente perdersi in lei e, dentro di lei, ritrovare il senso più profondo.

Sì, ogni tanto ripenso a voi. Mi piace immaginare le vostre vite, con chi siete, dove andate, cosa pensate, come ve la passate. Ma da lontano. Non avrebbe senso, ora, ritornare. Non ne ho alcun diritto. Ma mi fa stare bene pensare a voi, sapere che esistete e ve ne andate a zonzo per il mondo, il mio stesso mondo, e fate stare bene gli altri con i vostri sorrisi, la vostra presenza, i vostri pensieri, le vostre belle teste. Un giorno, chissà, ci ritroveremo, forse. Con o senza multiverso.

Life Bless You!

...

se chiudo gli occhi
nel pieno dell'estate
riesco solo a pensare
al momento
in cui ho fatto,
finalmente,
l'amore con il Mare

e quando levai
la testa dall'acqua
avevo tracce d'azzurro
sulle labbra
e sulla lingua

Tutti sapevano
che avevo leccato
l'infinito intimo abisso

che ora è luce,
ma un tempo è stato buio

Domani
raccoglierò dolcemente
dalla sabbia
parti di me, mutilate

Le terrò saldamente tra le mani
e
in un innesto d'anime
le riporterò in vita.

Ascolta...
Non è un canto di sirena.

Che colore ha,
il desiderio?


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: 900 Million People Daily (All Making Love) - The Seeds



*Video linkato all'interno del post: "Ci Sono Persone", testo di Giovanna Mulas, regia di Gaetano Colloca, voce recitante di Corrado Croce.

29.6.11

Di-Stanze


Sobbalza la scatola metallica a quattro ruote, l'aria fresca che entra dal finestrino solletica la mia guancia sinistra e mi meraviglio di come si possa guidare con lo stomaco stretto costantemente in una morsa. E' il prezzo da pagare per una libertà arrivata in ritardo e che ci ha colti impreparati, ancora piccoli e spaventati in un corpo già grande, "che non te lo puoi più permettere di frignare".
La vita mi agisce, nonostante le mie resistenze, e anche se so che si fatica molto di più se in acqua ci si agita invece di adattarsi alla corrente, questo, ora, è l'unico modo che conosco per non andare a fondo e me lo faccio bastare, in attesa di meglio.

Mi sorprendo a ridere di me stessa e della mia imperizia nell'accostarmi al casello automatico, nel mio ostinarmi, ogni volta, a non abbassare mai completamente il finestrino fino a costringermi a contorsioni e allungamenti inenarrabili per prendere il resto, con l'ansia costante delle auto in attesa dietro la mia.
Però! Come si vola in autostrada... come niente il tachimetro, se non si fa attenzione, sfiora i 130 orari, ma al volante sono ancora una novellina, meglio rallentare. Curve strette, camion che invadono la corsia di sorpasso, fanali puntati addosso nella notte e una distanza che non è più quella tra la vecchia vita e la nuova, che ti fa ancora così paura, ma tra gli obiettivi che prima ritenevi impossibili e il tuo vederti e sentirti agire, nonostante te stessa.

Una musica ispanica accompagna l'ennesima traversata. Ti senti carica, forse non sei poi così male, giusto un po' incosciente, a volte troppo ansiosa e smaniosa, ma in fondo in gamba. E pensi che sì, dovresti proprio ridere di più, prenderti decisamente meno sul serio!

Ah, se solo si potesse accelerare il processo creativo di reinterpretazione della realtà, scalzando per sempre quell'odioso schema appreso in passato con cui continuiamo a boicottarci il futuro!
Non nego che in momenti come questi un bel machete farebbe proprio al caso mio...

Metaforicamente. Ça va sans dire.


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Machete - Novalima

26.6.11

Invisibili




saluto con amore

queste chiome svettanti

che mi parlano di voi,

ora che avete cambiato forma,

e che solcate cammini

invisibili ai miei occhi


di voi mi parlano

gli uccellini che incontro

gli alberi gentili


allungo le braccia verso i nodosi rami

chiedendo, col corpo,

che accolgano la mia carne stanca,

le mie ossa secche

e i miei occhi bagnati


tutto quel che resta di voi

è in questo Tutto

dove un albero è il filo

di un disegno universale

la cui lingua

non mi è dato di comprendere.


Mi manchi,

padre,

in queste sere d'estate vocianti,

nel bagliore delle piazze vestite a festa,

nel tintinnare di posate argentee che troppe poche volte hai sfiorato con lei,

nella dignitosa tua vita di impiegato e padre di famiglia,

nel tuo sorriso così pieno e dolce,

nei nostri battibecchi, quando parlavamo di politica

e dello sfascio dello stato.


Ti ricordo così,

in quelle foto un po' sbiadite,

giù, al Nilo,

o in mezzo ai cani.

Tu e il tuo mezzo broncio,

tu che mi somigli così tanto.

Tu, che quella poltrona vuota

proprio non mi va giù.



Un bacio al cielo.

E salutami l'Enrica.


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Shape Of My Heart - Sting


22.6.11

Angeli



Vi ho visti dormire sereni come due Angeli, ciascuno avvolto nel Dolore dell'Altro.
Non è un Caso che questa sia l'ultima immagine che conservo di voi due insieme.

If blood will flow when flesh and steel are one
Drying in the colour of the evening sun
Tomorrow's rain will wash the stains away
But something in our minds will always stay

Perhaps this final act was meant
To clinch a lifetime's argument
That nothing comes from violence and nothing ever could
For all those born beneath an angry star
Lest we forget how fragile we are

On and on the rain will fall
Like tears from a star, like tears from a star
On and on the rain will say
How fragile we are, how fragile we are

On and on the rain will fall
Like tears from a star, like tears from a star
On and on the rain will say
How fragile we are, how fragile we are
How fragile we are, how fragile we are


If blood will flow when flesh and steel are one
Drying in the colour of the evening sun
Tomorrow's rain will wash the stains away
But something in our minds will always stay

Perhaps this final act was meant
To clinch a lifetime's argument
That nothing comes from violence and nothing ever could
For all those born beneath an angry star
Lest we forget how fragile we are

On and on the rain will fall
Like tears from a star, like tears from a star
On and on the rain will say
How fragile we are, how fragile we are

On and on the rain will fall
Like tears from a star, like tears from a star
On and on the rain will say
How fragile we are, how fragile we are
How fragile we are, how fragile we are


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Fragile - Sting

20.6.11

The Great Beyond


Oh, Father, I miss you so,
now that they all bathe in You...



YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Love Is Blindness - U2

7.6.11

AutoReverse



Ritorno. Giro su me stessa. E ancora non mi trovo.
Sembri così grande, ora che ti rivedo, dopo essere stata risucchiata dal pianeta del "vorrei ma non posso", o meglio, dell' "avrei voluto diversamente, ma per ora ci facciamo andar bene il piano b, c, d, z".
Tutto è così stupido a questo mondo, ti capita di pensare... è buffo come le cose cambino nel giro di pochi giorni. Zompetti allegra, ridi con fare bambinesco e vorresti finalmente iniziare a giocare... ma la vita, quella stronzetta, è sempre pronta a sorprenderti. Mica ti dà il tempo di prepararti! Tu credi di poter prevenire ogni intoppo, ti sforzi, ti spremi e ti industri... ma la zaccagnata arriva sempre e se non sei pronto... cazzi tuoi!
Così succede che una notte poco ci manca che per una fuga di gas scoperta per caso prima di andare a dormire non scoppi la casa con dentro tutti i filistei... e impari cosa significa in concreto quella gran fregatura del diventare adulti, tra allegati g, h, y, z, dichiarazioni di conformità e ammenicoli vari. Vatti a fidare dei consigli altrui! Ché io poi lo so che fidarsi è bene e non fidarsi è meglio, ma la fretta, si sa, fa fare i gattini ciechi e la stanchezza cosmica che ti porti appresso ti fa abbassare la guardia quando non dovresti. Olio di gomito e macchie di vernice, sulla pelle, sugli occhi e sui capelli. Via di pennello e rullo, il fai da te non è certo una passeggiata e quando ti improvvisi imbianchino per risparmiare, zac! Una sorpresa dopo l'altra, come a tardare il taglio del cordone ombelicale infinitesimale.

Ma ora basta. Se devo spiccare il volo, zavorre o meno, a zompare zompo. Costi quel che costi. E devo dire che in fondo restare senza internet non è poi così male. Scopri chi ti cerca al di là del mezzo, riscopri antichi modi di impiegare il tempo. In assenza di televisione. L'horror vacui lo riempi con la radio, sempre lei, l'amata radietta a pile che ti porti appresso ovunque, proprio come faceva tuo padre. Sintonizzi su Radio Due e, sorpresa delle sorprese, nel cuore della notte una voce ti fa sobbalzare il cuore! Dopo tanti anni. Una voce che non potresti mai dimenticare, come certe parole, che scavano dentro, che a molti suonano demagogiche, retoriche, persino furbe, ma che a te parlano di un'epoca, di un modo di vedere le cose, che è in fondo anche il tuo. Soprattutto ti riportano ai tuoi diciassette anni, a quei pranzi da tuo padre, una volta alla settimana, dopo la scuola, alle lasagne e al bottiglione di Pepsi che preparava per te. Jack Folla era lì con voi e vi rendeva complici, in quei minuti in cui l'etere vibrava di rabbia e passione. Non potete nemmeno immaginare la mia sorpresa nel ritrovarlo, a mezzanotte, in una casa che mi ricorda paradossalmente proprio quel rifugio temporaneo durante la tempesta.
Non so nemmeno perché ne scrivo. Forse perché è la prima volta che associo tutte queste cose insieme e il disegno si fa più chiaro. Forse perché Jack Folla un po' sono anche io, e non me ne ero mai resa conto fino ad ora. Forse perché il desiderio che mio padre vedesse la mia nuova vita e mi fosse accanto mentre comincia a prendere forma, ha dato a questi giorni un sapore dolceamaro e la radio, amica di sempre, me lo ha fatto sentire più vicino. Forse perché mai avrei immaginato allora che un giorno, per gioco, avrei blaterato anch'io dietro a un microfono per orecchie invisibili e spesso sconosciute. Forse perché non so dove sei finito, e fremo per saperlo, ma in quei momenti strane congiunzioni spazio temporali collassano i ricordi e ti riportano a me.

Vorrei cambiare vita, pelle e sguardo. Ritrovare il gusto dell'abbandono, occhi negli occhi, credere in un progetto, un sogno, un obiettivo che non sia semplicemente arrivare alla fine della giornata. Voglio ricominciare a fidarmi della gente, a fidarmi della vita. A fidarmi di me.
La verità è che ho una paura fottuta. Ma la paura, si sa, nella giusta dose è un ottimo propulsore adrenalinico. Basta solo stare attenti a calibrare bene la bilancia.
E' evidente che ho ancora molto da imparare.

YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Stardust - Dave Brubeck


20.5.11

Anima Negra (o L'Eco del Silenzio)



Il silenzio è davvero di difficile interpretazione.

E' indifferenza?
Contemplazione distante?
Critica taciuta, educata censura?
Limite invalicabile, trincea inespugnabile?

Tempo che sfugge,
ultimo baluardo di fronte al chiacchiericcio del mondo

Quali forme si nascondono,
sotto il mio silenzio?

Nessun silenzio è mai uguale a se stesso.

Anima Negra

Di nere voragini
farnetichi,
in cerca di attenzioni.
Ti uccide la lama
del tuo equilibrio precario,
quel discontinuo precipitare d'abisso
che ti nega la pace
e ti incatena al non detto.
Ed è nucleo che implode,
e brilla a intermittenza
di pallida luce riflessa.


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack : As If You Said Nothing - Craig Armstrong

19.5.11

Festival Internazionale Palabra En El Mundo



Cari amici, e' con immenso piacere che sono qui a presentarvi il mio ultimo podcast Music(e)Scapes speciale poesia, dedicato al Festival Internazionale di Poesia Palabra En El Mundo, fondato e diretto dai Poeti Gabriel Impaglione e Tito Alvarado e giunto quest'anno alla sua quinta edizione.

RADIO PAZZA ha raccolto con passione ed entusiasmo l'invito a partecipare a questo importante evento ricevuto dalla scrittrice Giovanna Mulas. Ecco allora questo speciale podcast, in cui la Poesia sarà la protagonista. Alla lettura di liriche accuratamente selezionate di poeti noti e meno noti, si alterneranno brani di musica distribuiti liberamente sotto licenza Creative Commons, nel pieno spirito di condivisione e interconnessione tra paesi, culture e anime diverse che da sempre accompagna la mia collaborazione, no profit e totalmente autoprodotta, con questa web radio.

Vi auguro un buon ascolto e aspetto i vostri commenti, critiche ed eventuali suggerimenti sul blog di RADIO PAZZA.

La puntata è ascoltabile in streaming a partire dalle ore 9 di domani, 19 maggio, direttamente dal blog o scaricabile come file mp3.

Collegandovi al blog di RADIO PAZZA troverete la scaletta completa della puntata con tutti i link per conoscere meglio i poeti e i brani inseriti in playlist.

Un caro saluto,

YUKI, AKA PRISMA

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28.4.11

Fili Di Seta E Perle Di Non Detto...



E così te ne vai anche tu. Da qualche giorno decine di oggetti se ne escono quatti quatti dal tuo appartamento e si infilano ora in macchina, ora nel furgone a noleggio. Destinazione: "un posto che non ho scelto, ma che ho creduto di dover scegliere". Per il quieto vivere. Per un futuro condiviso.

Sei uno dei pochi che mi è andato a genio fin da subito qua dentro. Hai gli occhi buoni, profondi, figli di un animo gentile senza essere ingenuo. Mai una domanda fuori posto, mai uno sguardo torvo. Sempre pronto a sollevare per me pesanti scatoloni su per le scale senza che te l'avessi chiesto, anzi spesso con la mia ferma opposizione.

Mi mancherete tu e i tuoi cagnetti teneri, mi mancherà sapere che ci sei, e quella sensazione di sicurezza che affonda le radici in una solidarietà concreta, perché sentita, agita, mai ostentata.
Hai saputo sempre rispettare la mia riservatezza e dimostrarmi che no, non è vero che se si è chiusi si merita la solitudine, si merita di non essere cercati. Mai ti sei lasciato tenere a distanza dai miei sguardi bassi, dalle mie spesso poche parole. Quando hai voluto, ti sei sempre fatto avanti. E anche se da quando sono qui non ci saremo scambiati che poco più di qualche centinaio di parole, posso davvero dire che si è instaurato un legame, delicato, sottile, che ha il colore del fil di seta che a malapena si vede ma è indistruttibile.

Non ti sei fatto intimorire nemmeno oggi dalla mia distanza, che forse soltanto io giudico tale. Non avevo il cuore di guardarti, di sbirciare dentro la tua casa ormai vuota, oltre una soglia che non ho mai varcato. Non avevo il cuore di domandarti: quando? Mi hai preceduta, salutandomi da lontano, con calore. A quel punto ho vuotato il sacco: mi dispiace che ve ne andate... "Dispiace anche a me", hai risposto. "Non me ne sarei mai andato... ma alla fine mi sono convinto. Mi hanno convinto". E quel mio: "già, è sempre così", con cui ci siamo congedati, ha forse evocato uno spettro dalle sembianze diverse ma dallo stesso nucleo. Qualcuno da compiacere, da accontentare a dispetto di ciò che veramente desideriamo. In nome di un amore che ha ramificazioni diverse, ma a causa del quale abbiamo sacrificato pezzi importanti di noi.

Mi piace pensare che tu l'abbia letto in me quel dolore, che tu l'abbia potuto (ri)conoscere, nonostante i miei riservati silenzi, intervallati qua e là da un saluto, un sorriso, una frase di circostanza sincera e senza ipocrisia... di quelle dette per il piacere di scambiare una parola o due con qualcuno che sentiamo far parte della nostra "gente".

Ci si dice arrivederci senza troppa convinzione, ripromettendosi di rivedersi a mo' di consolazione. Sappiamo bene che ciò non accadrà, che le nostre strade si separano qua. E allora grazie. Per tutto. Anche per quello che non mi hai mai detto.

YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: A Million Miles Away - Rory Gallagher (1977)