29.6.11

Di-Stanze


Sobbalza la scatola metallica a quattro ruote, l'aria fresca che entra dal finestrino solletica la mia guancia sinistra e mi meraviglio di come si possa guidare con lo stomaco stretto costantemente in una morsa. E' il prezzo da pagare per una libertà arrivata in ritardo e che ci ha colti impreparati, ancora piccoli e spaventati in un corpo già grande, "che non te lo puoi più permettere di frignare".
La vita mi agisce, nonostante le mie resistenze, e anche se so che si fatica molto di più se in acqua ci si agita invece di adattarsi alla corrente, questo, ora, è l'unico modo che conosco per non andare a fondo e me lo faccio bastare, in attesa di meglio.

Mi sorprendo a ridere di me stessa e della mia imperizia nell'accostarmi al casello automatico, nel mio ostinarmi, ogni volta, a non abbassare mai completamente il finestrino fino a costringermi a contorsioni e allungamenti inenarrabili per prendere il resto, con l'ansia costante delle auto in attesa dietro la mia.
Però! Come si vola in autostrada... come niente il tachimetro, se non si fa attenzione, sfiora i 130 orari, ma al volante sono ancora una novellina, meglio rallentare. Curve strette, camion che invadono la corsia di sorpasso, fanali puntati addosso nella notte e una distanza che non è più quella tra la vecchia vita e la nuova, che ti fa ancora così paura, ma tra gli obiettivi che prima ritenevi impossibili e il tuo vederti e sentirti agire, nonostante te stessa.

Una musica ispanica accompagna l'ennesima traversata. Ti senti carica, forse non sei poi così male, giusto un po' incosciente, a volte troppo ansiosa e smaniosa, ma in fondo in gamba. E pensi che sì, dovresti proprio ridere di più, prenderti decisamente meno sul serio!

Ah, se solo si potesse accelerare il processo creativo di reinterpretazione della realtà, scalzando per sempre quell'odioso schema appreso in passato con cui continuiamo a boicottarci il futuro!
Non nego che in momenti come questi un bel machete farebbe proprio al caso mio...

Metaforicamente. Ça va sans dire.


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Machete - Novalima

26.6.11

Invisibili




saluto con amore

queste chiome svettanti

che mi parlano di voi,

ora che avete cambiato forma,

e che solcate cammini

invisibili ai miei occhi


di voi mi parlano

gli uccellini che incontro

gli alberi gentili


allungo le braccia verso i nodosi rami

chiedendo, col corpo,

che accolgano la mia carne stanca,

le mie ossa secche

e i miei occhi bagnati


tutto quel che resta di voi

è in questo Tutto

dove un albero è il filo

di un disegno universale

la cui lingua

non mi è dato di comprendere.


Mi manchi,

padre,

in queste sere d'estate vocianti,

nel bagliore delle piazze vestite a festa,

nel tintinnare di posate argentee che troppe poche volte hai sfiorato con lei,

nella dignitosa tua vita di impiegato e padre di famiglia,

nel tuo sorriso così pieno e dolce,

nei nostri battibecchi, quando parlavamo di politica

e dello sfascio dello stato.


Ti ricordo così,

in quelle foto un po' sbiadite,

giù, al Nilo,

o in mezzo ai cani.

Tu e il tuo mezzo broncio,

tu che mi somigli così tanto.

Tu, che quella poltrona vuota

proprio non mi va giù.



Un bacio al cielo.

E salutami l'Enrica.


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Shape Of My Heart - Sting


22.6.11

Angeli



Vi ho visti dormire sereni come due Angeli, ciascuno avvolto nel Dolore dell'Altro.
Non è un Caso che questa sia l'ultima immagine che conservo di voi due insieme.

If blood will flow when flesh and steel are one
Drying in the colour of the evening sun
Tomorrow's rain will wash the stains away
But something in our minds will always stay

Perhaps this final act was meant
To clinch a lifetime's argument
That nothing comes from violence and nothing ever could
For all those born beneath an angry star
Lest we forget how fragile we are

On and on the rain will fall
Like tears from a star, like tears from a star
On and on the rain will say
How fragile we are, how fragile we are

On and on the rain will fall
Like tears from a star, like tears from a star
On and on the rain will say
How fragile we are, how fragile we are
How fragile we are, how fragile we are


If blood will flow when flesh and steel are one
Drying in the colour of the evening sun
Tomorrow's rain will wash the stains away
But something in our minds will always stay

Perhaps this final act was meant
To clinch a lifetime's argument
That nothing comes from violence and nothing ever could
For all those born beneath an angry star
Lest we forget how fragile we are

On and on the rain will fall
Like tears from a star, like tears from a star
On and on the rain will say
How fragile we are, how fragile we are

On and on the rain will fall
Like tears from a star, like tears from a star
On and on the rain will say
How fragile we are, how fragile we are
How fragile we are, how fragile we are


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Fragile - Sting

20.6.11

The Great Beyond


Oh, Father, I miss you so,
now that they all bathe in You...



YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Love Is Blindness - U2

7.6.11

AutoReverse



Ritorno. Giro su me stessa. E ancora non mi trovo.
Sembri così grande, ora che ti rivedo, dopo essere stata risucchiata dal pianeta del "vorrei ma non posso", o meglio, dell' "avrei voluto diversamente, ma per ora ci facciamo andar bene il piano b, c, d, z".
Tutto è così stupido a questo mondo, ti capita di pensare... è buffo come le cose cambino nel giro di pochi giorni. Zompetti allegra, ridi con fare bambinesco e vorresti finalmente iniziare a giocare... ma la vita, quella stronzetta, è sempre pronta a sorprenderti. Mica ti dà il tempo di prepararti! Tu credi di poter prevenire ogni intoppo, ti sforzi, ti spremi e ti industri... ma la zaccagnata arriva sempre e se non sei pronto... cazzi tuoi!
Così succede che una notte poco ci manca che per una fuga di gas scoperta per caso prima di andare a dormire non scoppi la casa con dentro tutti i filistei... e impari cosa significa in concreto quella gran fregatura del diventare adulti, tra allegati g, h, y, z, dichiarazioni di conformità e ammenicoli vari. Vatti a fidare dei consigli altrui! Ché io poi lo so che fidarsi è bene e non fidarsi è meglio, ma la fretta, si sa, fa fare i gattini ciechi e la stanchezza cosmica che ti porti appresso ti fa abbassare la guardia quando non dovresti. Olio di gomito e macchie di vernice, sulla pelle, sugli occhi e sui capelli. Via di pennello e rullo, il fai da te non è certo una passeggiata e quando ti improvvisi imbianchino per risparmiare, zac! Una sorpresa dopo l'altra, come a tardare il taglio del cordone ombelicale infinitesimale.

Ma ora basta. Se devo spiccare il volo, zavorre o meno, a zompare zompo. Costi quel che costi. E devo dire che in fondo restare senza internet non è poi così male. Scopri chi ti cerca al di là del mezzo, riscopri antichi modi di impiegare il tempo. In assenza di televisione. L'horror vacui lo riempi con la radio, sempre lei, l'amata radietta a pile che ti porti appresso ovunque, proprio come faceva tuo padre. Sintonizzi su Radio Due e, sorpresa delle sorprese, nel cuore della notte una voce ti fa sobbalzare il cuore! Dopo tanti anni. Una voce che non potresti mai dimenticare, come certe parole, che scavano dentro, che a molti suonano demagogiche, retoriche, persino furbe, ma che a te parlano di un'epoca, di un modo di vedere le cose, che è in fondo anche il tuo. Soprattutto ti riportano ai tuoi diciassette anni, a quei pranzi da tuo padre, una volta alla settimana, dopo la scuola, alle lasagne e al bottiglione di Pepsi che preparava per te. Jack Folla era lì con voi e vi rendeva complici, in quei minuti in cui l'etere vibrava di rabbia e passione. Non potete nemmeno immaginare la mia sorpresa nel ritrovarlo, a mezzanotte, in una casa che mi ricorda paradossalmente proprio quel rifugio temporaneo durante la tempesta.
Non so nemmeno perché ne scrivo. Forse perché è la prima volta che associo tutte queste cose insieme e il disegno si fa più chiaro. Forse perché Jack Folla un po' sono anche io, e non me ne ero mai resa conto fino ad ora. Forse perché il desiderio che mio padre vedesse la mia nuova vita e mi fosse accanto mentre comincia a prendere forma, ha dato a questi giorni un sapore dolceamaro e la radio, amica di sempre, me lo ha fatto sentire più vicino. Forse perché mai avrei immaginato allora che un giorno, per gioco, avrei blaterato anch'io dietro a un microfono per orecchie invisibili e spesso sconosciute. Forse perché non so dove sei finito, e fremo per saperlo, ma in quei momenti strane congiunzioni spazio temporali collassano i ricordi e ti riportano a me.

Vorrei cambiare vita, pelle e sguardo. Ritrovare il gusto dell'abbandono, occhi negli occhi, credere in un progetto, un sogno, un obiettivo che non sia semplicemente arrivare alla fine della giornata. Voglio ricominciare a fidarmi della gente, a fidarmi della vita. A fidarmi di me.
La verità è che ho una paura fottuta. Ma la paura, si sa, nella giusta dose è un ottimo propulsore adrenalinico. Basta solo stare attenti a calibrare bene la bilancia.
E' evidente che ho ancora molto da imparare.

YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Stardust - Dave Brubeck