Un altro. Cadiamo così, come le mosche. - A che ora è il funerale? - Alle dieci. Sveglia alle 6. Io e il babbo. Si torna al paesello. La mattina della vigilia di Natale.
Tira vento, ma non fa più un freddo becco. E c'è persino il sole. Il prete fuori dal comune e la sua omelia. Mi sei piaciuto, anche stavolta. Anche se sei strambo forte.
Si cammina tutti lemme lemme, a messa finita, dietro il carro funebre. E penso menomale. Ora hai smesso di soffrire. Povera zia, che te ne sei andata un fracco d'anni fa, quando morì tuo marito. Che la tramontana mica t'ha fatto onore, e invece di portarti via con lui ti ha regalato nove anni di passione, perdita di lume e smalto, e progressiva regressione. Fino al deterioramento delle ultime settimane. Se l'aveste vista, non l'avreste nemmeno riconosciuta. Povera F. Si può amare una persona fino al punto da cessare di esistere, in barba al corpo terreno che continua la sua ipocrita e vuota esistenza, nonostante la mente se ne sia andata a ramengo da tempo? Se penso a come stasera ti sei preso cura di me, angelo mio, come nemmeno io sono in grado di fare, e a quanto ti amo, non stento a crederlo. Ma piuttosto un colpo in testa, che finire così, lentamente, nella sofferenza mia e altrui. Povera, piccola F. Ottantatre anni in un corpo di bambina. E ora eccoti lì, accanto a lui, mentre murano il tuo mucchietto d'ossa accanto alle sue. Sotto c'è mia nonna. Ho fatto appena in tempo a conoscerti, 28 anni e 9 mesi fa, e a piangere dallo spavento davanti al tuo aspetto austero e quell'orrido cappello.
La cappelletta di famiglia cade a pezzi. I cugini rimasti discutono sul da farsi, eccetto mio padre che, da buon orso, spesso se ne resta un po' in disparte, anche coi pensieri. Sarà, ma a me, quando sarò morta, non m'importerà una sega, come dicono da queste parti. Ho sempre pensato di farmi cremare e far spargere le mie ceneri in mare. Ma ho scoperto che è vietato. Pensa te! Son capaci di romperti i coglioni anche da morto, come direbbe praticamente due terzi della mia famiglia di toscanacci. La parolaccia, che mia madre odia tanto. È volgare. Sarà. Per me sono molto più volgari certi comportamenti ipocriti. Come il mio oggi, per esempio. Tentare di spiegare a tutti perché anche stavolta non c'eri. E lo sai mà? Mi sono proprio rotta i coglioni. E anche se è Natale e ce l'ho messa tutta per coprirti, per difenderti, anche da lui che ti usa come foglia di fico per le sue mancanze - me l'ha ordinato il capo, il generale ha detto così, et cetera et cetera et cetera - anche se è Natale e bisogna essere tutti più buoni, io penso di esserlo anche troppo, e non per mia scelta. E anche se sto in riserva, mi son messa a fare l'eroina. Finché a tavola, davanti all'ennesimo io non bevo, sono crollata. Che stronza. Dovevo immaginarlo, non sono di pietra! E certe volte devo dire no. Ma non perché sono stronza. Perché non sono come gli altri. Ho l'energia contata. E non posso permettermi il lusso di esaurirla.
Mi spiace nonna, per aver rotto quel bicchiere. Credo fosse tuo. Lo so che non puoi rispondermi, e allora? Scusa posso dirlo, almeno? Scusa un corno. Ha resistito per 29 anni, quel bicchiere. Eh, lo so. Anche io. Ecco, allora vedi di starci più attenta, la prossima volta. Che i bicchieri rotti si buttano, ma anche i cristiani. Già.
Quante cose che non puoi dire. A che servirebbe? Tanto non capirebbero. E altre, semplicemente, non le puoi dire per puro istinto di sopravvivenza. Eppure non è stato così male, oggi. La piccola M., per esempio. Non te lo saresti mai immaginato tuo cugino S. andare così in brodo di giuggiole. Hai visto che capolavoro? Eh, già, cuginastro che non sei altro. E lei sembra essere nata per fare la mamma. Semplicemente perfetta. Nonostante sia più giovane di me.
E poi il pranzo della vigilia, e zia A. che prende sottobraccio zia F., quando fino a poco tempo fa nemmeno si salutavano. E la tua foto, cugino C., mentre imbracci la chitarra, il sorriso felice di chi vuole essere ricordato così. Lo sai? Ero riuscita a non piangere oggi, finché non ho varcato la soglia della tua cappelletta. La chitarrina in miniatura e la targhetta degli amici che sentono il vuoto immenso che hai lasciato. Lo vuoi anche tu il ricordino di C.? Accidenti se lo voglio. Come vorrei averlo potuto sentire cantare e suonare almeno una volta. Mannaggia alle distanze. Zia cara, spero proprio che oggi non resti sola a casa. Continui a ripetere e a rivivere milioni di volte la stessa scena. La morte improvvisa del tuo unico figlio. L'altra zia F. aveva cominciato così, quando morì suo marito. Speriamo tu non faccia altrettanto.
Sono le quattro, più o meno. Piove e ci aspettano almeno due ore di macchina. E la mamma ci aspetta per il cenone. La tua vecchia autoradio a cassetta. Fortuna che qualcuno si è ricordato che avevamo l'adattatore. Collego il lettore mp3 ed è fatta. Lo shuffle regala a questa desolata campagna dal sapore autunnale un'aura di mistero e fragilità. Calcolo i tempi. All'imbocco dell'autostrada farò partire la mia ultima creatura. Così puoi sentire cosa combina tua figlia al computer, oltre a tutto il resto. E magari entriamo pure nel clima che una sera come questa dovrebbe possedere. È o non è quasi Natale?
Pochi istanti e l'auto si trasforma in un carillon. Sorrido, non ci posso credere! Fa tutto un altro effetto sentirla qui. Ti piace. Rientriamo a casa e sono felice. Resisto persino al fuoco di fila delle sue domande, al lavoro perso, ai casini lasciati ad accumulare per poter essere presente oggi, lì dove credevo di dover essere, anche se ora, onestamente, non lo so più. E poi le mie crisi e quella musica ripetuta a loop. E le mie cuffie nuove di pacca... i bassi come non li avevo mai sentiti, non certo con le mie vecchie cuffiette di skype! Sorrido come un'ebete e penso a quanto ti amo! E poi l'altra sorpresona... Ma come ti vengono? Mi risparo per l'ultima volta la playlist self made. Non tutto è perduto. Nemmeno il foglietto con la tua poesia, Don Roberto. Che più che un prete mi sembri uno scrittore mancato, scusa l'insulto. Ma sai, tra "colleghi" ci si riconosce. E anche tra "pazzi".
A buon rendere...
Buon Natale......!
Tutti gli uomini hanno bisogno di tenerezza, ma sono piuttosto restii a riconoscerlo. Recitano la parte delle persone adulte che si controllano. Eppure è così chiaro che in ogni cuore si nasconde quel bambino che eravamo e che non è mai cresciuto. Il bisogno di tenerezza è rimasto là... come un fiore bisognoso di acqua. Non avere vergogna di Dio. Non temere di chiedergli di avvolgerti nella sua infinita tenerezza.
Lascia che Dio ti prenda in braccio.
Lascia che Maria lo deponga nella culla del tuo cuore.
Mica facile, sai? Però, a volte, ci si riesce... ed è bellissimo!
You're a slave to money then you die
Maledetti soldi, quante volte li ho maledetti...
I'll take you down the only road I've ever been down
Prendimi per mano, e io verrò con te.
You know the one that takes you to the places where all the veins meet yeah,
Sì, conosco bene quel posto. È lì che tutto ha avuto inizio.
No change, I can change
Quant'è difficile cambiare!
I can change, I can change
Ma non impossibile...
But I'm here in my mold I am here in my mold
Ah, non dirlo a me, guarda. Ho anche le ragnatele!
But I'm a million different people from one day to the next
Eccomi qua. Uno, nessuno e centomila.
I can't change my mold No, no, no, no, no
Già, un po' di muffa, ahimè, resta sempre. Che ci vuoi fare?
Well I never pray
Nemmeno io. Non sai da quant'è che non prego. In senso canonico, intendo.
But tonight I'm on my knees yeah I need to hear some sounds that recognize the pain in me, yeah
Ah, l'hai detto! Solo la Musica sa. Solo la Musica ti legge dentro, solo lei ti capisce davvero. Senza fare nessuna domanda.
I let the melody shine, let it cleanse my mind, I feel free now
Purificazione, catarsi e liberazione dal Male, per il tempo di una canzone. Fortuna che hanno inventato il loop!
But the airways are clean and there's nobody singing to me now
Eh sì, cantare per se stessi non è come avere qualcuno che canta per te... Ma sempre meglio di niente, no?
[...]
I'll take you down the only road I've ever been down I'll take you down the only road I've ever been down Been down Ever been down Ever been down Ever been down Ever been down Have you ever been down? Have you've ever been down?
Se sono mai stato giù? Se ho mai toccato il fondo, dici? Diavolo, sì! L'ho annusato con queste mie narici. L'ho stretto fra le mani, raschiato con le unghie, accarezzato coi capelli. Sì, ho sbattuto forte la testa, affondato l'anima nel pozzo nero e profondo che chiamano Dolore. Ma guardami! Guardami ora. Sono ancora qui, più forte di prima.
Fragile e potente. Due ricchezze in un corpo solo.
Questo, amici miei, vuole essere il mio "augurio" per l'anno nuovo e per tutti quelli a venire. Che possiate trarre forza dalle vostre debolezze. Ricaricarvi di nuova linfa vitale attraversando le rapide della vita. Perché con il vostro affetto mi avete aiutato a rialzarmi. E ora mi sento un po' come Richard Ashcroft all'inizio della sua esibizione, il microfono appoggiato al cuore, per lasciarlo parlare...
Un abbraccio grande grande a tutti coloro che, nel bene e nel male, mi hanno aiutato a crescere.
Asincronicamente. Cunicoli metropolitani asfittici. Metallici. Sottopassaggi semilluminati, puzza di piscio, rottami. Due anime. In separata sede. Un treno sempre in ritardo. Stazioni semideserte. Abbandonate. Il ticchettare della pioggia sul metallo arrugginito. E noi, seduti sopra, a contare invisibili margherite.
YUKI, AKA PRISMA TBFKA MUSEUM
Soundtrack: Chiudi Gli Occhi (La Vita È Un Sogno) - Faust'o
C'è proprio bisogno di ritrovare un po' di pace, in mezzo al caos. Tempi duri, questi. Tutti - chi più, chi meno - viviamo sotto pressione. Il Caos interiore ed esteriore ci sovrasta. I sogni, spesso, li abbiamo dovuti chiudere in un cassetto, in attesa di tempi migliori che forse mai verranno. Ma è più salutare conservare quella fiammella in un posto sicuro, senza spegnerla del tutto. Il solo pensiero che sia sempre lì, nonostante le intemperie, aiuta.
E così, zompettando felice dentro di me, senza nulla lasciar trapelare all'esterno a parte un sorrisetto appena accennato sulle labbra, mentre ripercorrevo per la milionesima volta quello stesso tratto di strada che conosco da ventinove anni nell'esercizio delle mie quotidiane lavorative funzioni (no, non sono una di quelle, nel caso ve lo steste chiedendo), mi è tornata alla mente, così, d'emblais, questo gioiello musicale. Una veloce ricerchina et voilà... eccomi negli anni '30, a sognare di avere la leggiadria e il fascino elegante di Ginger Rogers, a immaginarmi volteggiare indossando quello stesso abito, con passi misurati e sicuri, nonostante un tacco non indifferente.
La mente ritorna a quelle poche, intense lezioni in cui un professore fuori dalle righe mi svegliava dal mio torpore ignorante e mi insegnava a sognare... prima che la vita facesse di tutto per farmi riaddormentare...
Non riesco ancora a venirne a capo, credimi. Li guardo e penso... ma guarda come sono belli. Come vorrei... Ma perché noi non... Sembra impossibile.
Lo credo bene. È come paragonare le carte scoperte agli arcani.
Mi chiedo dove abbia sbagliato, perché la luna sia nata storta.
Non è lei ad essere nata storta, sei tu che ogni tanto ti svegli con la luna storta. Pensaci.
E certo. Voglio vedere te... E poi ci manca solo lei, e la sua voglia di parlare a tutti i costi.
Il tuo broncio non le interessa?
Macché. Banalità, sciorinate insieme al caffellatte. Più dure da mandar giù persino dei biscotti integrali.
Osservati. Cos'è che ti manca, secondo te?
Leggerezza. Irresistibile scioglievolezza.
Guardi troppa pubblicità!
Già. La pubblicità è l'anima del commercio. No, de li mejo mortacci tua, come scriveva qualcuno...
Però, se ci rifletti, la pubblicità ti prepara alla vita in modo molto efficace.
Cioè? Spiegati meglio.
Ti abitua al "guardare ma non toccare".
Non mi pare proprio, anzi! Fanno di tutto per spingerti a comprare per poter finalmente toccare.
Sì, ma non sarà mai la stessa cosa che hai provato nel guardare la pubblicità. Metterai mano al portafoglio e tutto quello che avrai sarà solo un pallido surrogato di quello che hai sempre sognato.
E allora perché certe persone sembrano riuscire a godersi la vita succhiandola fino al midollo? Come ci riescono?
Anche. Ma, vedi, se nasci rotondo non puoi diventare quadrato, diceva qualcun altro.
Eh no! Non puoi cavartela così. In fondo, voglio ancora credere nella trasformazione. Fatti non fummo per viver come rocce, ma per venir plasmati dalla furia silente delle acque!
E questa da dove l'hai tirata fuori?
Mi è venuta così, di estro.
Di estrò-geni, vorrai dire.
Ah ah ah. Molto divertente.
Hai mai pensato di scrivere i tuoi sogni al risveglio?
Eh, magari. Non ne ricordo uno!
Fa' uno sforzo. Pensa che Pauli è riuscito persino a sognare l'Orologio del Mondo!
Seeee. Io al massimo posso sognare il mio vecchio orologio scassato.
Ecco. Comincia da lì, allora. E plasma il tuo Tempo, una volta per tutte!
YUKI, AKA PRISMA TBFKA MUSEUM
Soundtrack: Libertad - Manu Chao
Oh libertad! Divina libertad! Quiero salir, y no me abren la puerta (2x)
Cuando tu te vas Cuando tu te vas Te llevas mi sangre Corriendo detras (2x)
Oh libertad! Divina libertad! Quiero salir, y no me abren la puerta
Por ti, trasnocho y madrugo Por ti, yo me acuesto tarde (2x)
Oh libertad! Divina libertad! Quiero salir, y no me abren la puerta (2x)
Cuando tu te vas Cuando tu te vas Te llevas mi sangre Corriendo detras (2x)
Vivir sin ti, es vivir muriendo Vivir así no lo recomiendo Sigue así yo sigo insistiendo Vivir sin ti, es morir queriendo
Cantar pa ti es clavarme espinas Ese dolor se te contamina Será mi voz que ya desafina Cantar pa ti es clavarme espinas
Mis ojeras son tus noches Mis ojeras mi manera Mi soledad es mi manera de darme a la borrachera
Vivir sin ti, es vivir muriendo Vivir así no lo recomiendo Sigue así yo sigo insistiendo Vivir sin ti, es morir queriendo.
Cantar pa ti es mi dexedrina Te pone más que la cocaina Que te desvela por la matina Cantar pa ti es clavarme espinas
Oh libertad! Divina libertad! Quiero salir, y no me abren la puerta (2x)
Cuando tu te vas Cuando tu te vas Te llevas mi sangre Corriendo detras(2x)
Via. Schiena spezzata. Calamita direzionata. Dritti verso il futuro. Non sono ancora contenta.
La Parola che ti tenta.
Caracollare. Imprecare. Andale, andale. Andare!
Palle quadrate, arrotondate, limate. Tutto l'amore che posso, rotola giù in fondo a un fosso. Non mi accontento dell'osso, voglio l'Anima, il nucleo, colore rosso!
Ignaro, impari a conoscermi. Forse molto meglio di me.
YUKI, AKA PRISMA TBFKA MUSEUM
Soundtrack: Waiting On An Angel - Ben Harper Waiting on an angel one to carry me home hope you come to see me soon cause I don't want to go alone I don't want to go alone Now angel won't you come by me angel hear my plea take my hand lift me up so that I can fly with thee so that I can fly with thee
And I'm waiting on an angel and I know it won't be long to find myself a resting place in my angel's arms in my angel's arms
So speak kind to a stranger cause you'll never know it just might be an angel come knockin' at your door knockin' at your door
And I'm waiting on an angel and I know it won't be long to find myself a resting place in my angel's arms in my angel's arms
Waiting on an angel one to carry me home hope you come to see me soon cause I don't want to go alone I don't want to go alone don't want to go I don't want to go alone
- Che hai da guardare? - Le tue fossette... - Ma io non ho fossette! - Sì che le hai. - Sarà... Ma non dovresti dormire a quest'ora? - Non ho sonno. E poi è così bello guardarti... - Ma se sono struccata, ho un pigiama orrendo e i capelli in disordine! - Non è questo, che guardo. - Tu non sei normale, lo sai? - Non sono normale, perché ti amo? - Non sei normale perché mi sopporti. Fatico io, a sopportare me stessa! Anzi, spiegami come diavolo fai. - Non lo so. Non ci penso, in realtà. Ti vivo e basta.
forse è questa la chiave... viversi e basta... senza fare troppe domande...
YUKI, AKA PRISMA TBFKA MUSEUM
Soundtrack: As Time Goes By - Harry Nilsson You must remember this A kiss is still a kiss A sigh is still (just) a sigh The fundamental things apply As time goes by
And when two lovers woo They still say: "i love you" On that you can rely No matter what the future brings As time goes by
Moonlight and love songs - never out of date Hearts full of passion - jealousy and hate Woman needs man - and man must have his mate That no one can deny
It's still the same old story A fight for love and glory A case of do or die The world will always welcome lovers As time goes by
Ti penso. Ma il pensiero resta chiuso. Scrigni di cartone.
Sedersi sul passato che trabocca. Scoppia. Stroppia.
Volute di tentativi. Tentano di volerti. Volano per caderti. Stridono per tenerti.
Liquidi pensieri rotolano a valle. Scaglie di sale aggrumano alla sorgente dei pensieri tristi. Ricordo te e parole e sogni e scritti e calci nelle palle.
Boeri. Da mordere, suggere, ingollare. Una ciliegia e un goccio d'alcool per dimenticare, ieri.
Bussi ancora. Apri, senza aspettare.
fa' di me quel che ti pare, sono stanca di lottare
"[...] Lenina provò di colpo tutte le sensazioni che normalmente si esperimentano al termine d'un trattamento di Surrogato di Passione Violenta: un senso di vuoto spaventoso, una apprensione ansimante, la nausea. Il suo cuore pareva aver cessato di battere. [...]".
Polpastrelli contro polpastrelli avresti dovuto esserci. Tu che non ci credevi più, avresti sorriso. Una scia di pensiero pulito, sconosciute gambe in cerca di libertà. E quando lui ha gridato tutta la rabbia e l'indignazione per quel dolore privato da uno stato senza ragione, lacrime di commozione ti hanno irrigato lavando via il cinismo che la vita ti ha regalato. Avresti dovuto esserci, avremmo dovuto marciare insieme.
Il 4 dicembre 2008 Radio Pazza pubblicava il mio primo podcast dal titolo Settanta Mi Da' Tanto, dedicato alla musica italiana degli anni '70.
L'istinto, da buon pilota automatico, da allora continua a guidarmi nel trovare la musica giusta, quella che mi aiuta a esprimere pensieri che mai avrei immaginato di avere dentro di me.
Questo mix di note e parole dà vita ai podcast di Radio Prisma, la mia rubrica personale all'interno di Radio Pazza.
Quello che l'istinto non mi aveva detto è che la mia passione per la radio sarebbe stata così grande e così duratura.
Ringraziando di cuore Bak e Grex per avermi accolta con grande generosità nella loro squadra, per il mio primo compleanno web-radiofonico vi regalo e mi regalo Settanta Mi Da' Tanto #2, sperando di poter rimanere al microfono ancora a lungo...
Per ascoltare la puntata, visita il blog di RADIO PAZZA e, se ti va, lascia pure un commento! [abbiamo semplificato la procedura, non dovreste più avere problemi ;) ]
Staccare la spina. Duro allontanarsi dalla tua propagazione tecnoica. Ma doveroso.
Stai implodendo. Letteralmente.
Sai benissimo che non sei così. Che la vera Te è là fuori, che aspetta solo che allunghi le mani a toccare il cuore delle cose, a fendere l'aria, a gemere il buio. E non solo interiore. Lui lo sa. E sarà con te, in ogni istante. Ti vedrà tornare bambina, zompettare allegra, mimare passi di danza maldestri, dimenticati da un corpo privo ormai di allenamento, intorpidito, come la mente atrofica, ipertrofica, famelica di Sapere.
Un enorme ostello tutto per voi. La notte fredda non teme coperte. Ho dimenticato di portare Musica. Esploriamo. Giù per le scale, nella cucina senza riscaldamento. Due porte come di saloon. Entriamo! Un ripostiglio, posate di plastica, un barattolo di Nutella, della camomilla, cianfrusaglie varie e poi la vedi: la Radio! Vecchia, impolverata, semidistrutta. Non fa niente! Purché sia funzionante. È un attimo. La prendi tra le braccia, e via, di nuovo, su per le scale stavolta. Inserisci la spina nella presa e inizia la magia. Strani fruscii, voci aliene, lingue misteriose: la macchina del tempo! Gira la manopola in cerca di Mistero! La stanza ora non è più silenziosa. La polvere non fa più paura. Nemmeno il minuscolo scorpione sulla parete immacolata.
Il mattino è frizzante. Pungente. Naso all'insù, come tanti anni fa, assorbi la vera Te e speri che non se ne voglia più andare. Sai già che tra poco dovrai tornare. Ora no! Pensiamo all'Azione. Leonardo e le sue macchine umanistiche. Datemi una leva e vi solleverò il mondo! Il massimo del risultato con il minimo dello sforzo. Inventare di notte, quando nessuno disturba. Una candela per misurare il tempo. Occhi d'aquila. Matematica e Geometria. La forza propulsiva. Il Volo. Cosa sarebbe successo se un genio simile fosse nato altrove? Il Progresso o l'Apocalisse? Ulisse. Gli occhi di un bambino.
Via verso nuove scoperte. Immerso nel verde un paradiso profano. Simbolismi. Surrealismi. La verità dell'uomo è nella cagata. Lo dice lui. L'uomo chiamato astro nascente. La Follia e la Saggezza. La Consapevolezza e il Bambino Interiore. Il Sole e la Luna. Lo Yin e lo Yang. L'Uomo e la Donna. La Notte e il Giorno. La Luce e il Buio. L'armonia degli opposti. Viviamo nelle scatole, polli nel pollaio, siamo il frutto di imitazione esterna. Non siamo. Uscire nel buio solo se si è certi di tornarne vincitori. Il giardino rinascimentale. L'uomo come parte del paesaggio. Del labirinto. Interiore. Tre porte. Una scelta. Solo lei potrà salvarci nei momenti di calo energetico. Le vibrazioni. I campi energetici affini. Non sono matta! O forse sì. Potessi esserlo come lui! Signore e padrone delle sue elucubrazioni. Al riparo da certe sterili masturbazioni. Giullare sceso dall'alt(r)o per risolvere l'impossibile. I sette ottavi. La Musica è Materia scolpita. O la Materia è Musica scolpita? Non ricordi. La grande nave. L'amore. Una donna senza testa. L'occhio alato. E un cipresso fulminato. La malattia che fa rinsavire. Francesco e la spoliazione. Un Bene superiore. La Nudità che fa paura. Che si nasconde in decine di simboli e geroglifici. Decrittare. Scoprire. Annusare. Scavare. Per rivestirsi di pura essenza. La Luna che danza. Si specchia. E ci specchia. Stimmate. Un pensiero che scotta. Resisteremo. No pasaràn! Se non vogliamo.
Il grande vecchio dalla sciarpa rossa. Il suo richiamo dalle vetrine. Una città medievale. Un pozzo che porta nell'Ade. Osho e le carte. Io e l'Altro. Il Castello e l'Immaginazione. Un figlio e sua madre. Un viaggio senza ritorno. L'Essere e il Non Essere. L'Arte come Comunicazione. Come Missione! Altrimenti è solo Finzione.
Infarino la mia pseudo cultura. La impasto con l'Amore. Persone Speciali attendono. Per loro non esiste la locuzione: "Non ho tempo". Dalla tastiera al mattarello. Passando per i Pink Floyd, Johnny Cash, Joe Strummer e la loro Redemption Song. La Luna, il Sole e le Stelle farcite di marmellata di mirtillo. Una spolverata di zucchero a velo. Un bacio leggero.
Dolce E., fragile tigre in via di estinzione, questi sono per te. E per me. Non voglio più aver paura di dire: ti voglio bene.
In questo paese la meritocrazia è spesso una chimera. Per una volta possiamo decidere noi chi mandare avanti. Se amate la musica e la radio e vi piace scoprire nuovi artisti delle sette note... ...fate un salto qua e votate per Bak e la sua Electric Avenue, un nuovo progetto podcast dedicato alla musica elettronica su licenza creative commons. Potrete ascoltare un'anteprima del suo programma per Radio Podcast e lasciare, oltre al voto, un piccolo commento. Così facendo, gli darete la possibilità di avere un suo spazio nel palinsesto di una web radio importante.
Perché dovreste votare per Bak?
Per la sua capacità di scovare delle vere perle di musica elettronica nel grande mare della musica creative commons e per la grande passione e l’impegno che mette nel confezionare i suoi mai banali podcast.
Stanco di lottare, ecco tutto. L'orgoglio? Ecco, prendilo. Io, lo butto.
non so stare tra la gente (buon sangue non mente) stanco di discutere su niente (batte la lingua contro il dente)
Vincere o partecipare? Cosa conta, se non sai amare?
solo cerco affetto piango e non la smetto
(è vero, sono un egoista) quale stupido apripista!
Ridicolo, sì, me ne rendo conto, ma non sono io a volermi così tonto. Il fatto è che mi manca la tua mano sulla testa stanca. Ma non posso farci niente, così va il mondo, e chi ti sente?
Tutto muore in un istante nella guerra delle parole nel freddo di un'assenza che mormora: è distante! Della solitudine è la prole, ma non posso farne senza.
Non sai che fartene del mio affetto: non è questo che mi aspetto!
Speranze mal riposte, ora trova le risposte! Ma tu credi che sia forte, io, che di potere non ho mai fatto scorte. Niente più mi importa, solo, cazzo, apri quella porta!
No, non lo farai, perché sono un fottuto egoista. Questa consapevolezza non migliora la mia vista...
Dio, liberami la mente! Non voglio sentire più niente.
Ma perché, se non scrivo, io non vivo?
YUKI, AKA PRISMA TBFKA MUSEUM
Soundtrack: A Question Of Lust - Depeche Mode
Fragile Like a baby in your arms Be gentle with me I'd never willingly Do you harm
Apologies Are all you seem to get from me But just like a child You make me smile When you care for me And you know
It's a question of lust It's a question of trust It's a question of not letting What we've built up Crumble to dust It is all of these things and more That keep us together
Independence Is still important for us though (we realise) It's easy to make The stupid mistake Of letting go (do you know what I mean)
My weaknesses You know each and every one (it frightens me) But I need to drink More than you seem to think Before I'm anyone's And you know
It's a question of lust It's a question of trust It's a question of not letting What we've built up Crumble to dust It is all of these things and more That keep us together
Kiss me goodbye When I'm on my own But you know that I'd Rather be home
Rumore di cranio che si spezza in quattro. Le crepe trattengono a fatica la massa palpitante. Rabbia sale dall'esofago, su per il sangue, fino al cervello. Fitte improvvise.
Sarà sinusite? O sono impulsi dalle mie cento vite?
Emolumenti notturni. Emozione esce dai finestrini chiusi di una macchina in corsa - il buio della notte - Musica odora di adolescenza non vissuta.
Batti il tempo sul tappetino di gomma, aspetti la rivincita. La Vita.
Un'ultima mano a poker. Sei la regina del bluff. Regola numero uno: mostrarsi più forti di quello che si è. Se la vita morde, tu mordila di più. Già, ma che fatica, santo Dio! L'embolo incombe e tu ne sei l'artefice.
Respira. Ausculta.
Passione sferza colpi sul rullante. Notte rapisce i sensi. Luna osserva senza compassione.
Periferia ti ricorda chi sei e dove hai lavorato. Lampione illumina i tuoi sensi di colpa. Asfalto ha ancora la forma del tuo corpo stanco.
Passato adora coglierti di sorpresa. Amore è al tuo fianco. Futuro è dentro di te.
(Hai ancora paura che possa scivolarti dalle tasche)
Presente continua a non lasciarsi scartare. Resta sempre quell'ultimo nastro che non riesci a sciogliere. Le unghie le hai fatte crescere apposta!
(Peccato che ti ostini a rivolgerle contro di te)
YUKI, AKA PRISMA TBFKA MUSEUM
Soundtrack: Entre Dos Tierras - Héroes Del Silencio
Te puedes vender, cualquier oferta es buena si quieres poder.. qué fácil es abrir tanto la boca para opinar, y si te piensas echar atrás tienes muchas huellas que borrar. déjame, que yo no tengo la culpa de verte caer, si yo no tengo la culpa de verte caer.
pierdes la fe, cualquier esperanza es vana y no sé qué creer; pero olvídame, que nadie te ha llamado ya estás otra vez. déjame, que yo no tengo la culpa de verte caer, si yo no tengo la culpa de verte caer...
entre dos tierras estás y no dejas aire que respirar entre dos tierras estás y no dejas aire que respirar
déjalo ya, no seas membrillo y permite pasar, y si no piensas echar atrás tienes mucho barro que tragar. déjame, que yo no tengo la culpa de verte caer, si yo no tengo la culpa de verte caer...
entre dos tierras estás y no dejas aire que respirar, entre dos tierras estás y no dejas aire que respirar
déjame, que yo no tengo la culpa de verte caer, si yo no tengo la culpa de verte caer...
entre dos tierras estás y no dejas aire que respirar, entre dos tierras estás y no dejas aire que respirar
"So soltanto di non sapere nulla", dice Socrate, e si tratta di un'affermazione che bisogna prendere - a partire da ciò che dissero Platone e Senofonte su colui che la proferì - in maniera ironica. "So soltanto di non sapere nulla" va inteso così: "Non mi soddisfa nessuno dei saperi di cui siete tanto contenti. Se sapere consiste in questo, io non devo sapere nulla perché vedo obiezioni e mancanza di fondamento nelle vostre certezze. Ma almeno so di non sapere, vale a dire ho degli argomenti per non fidarmi di ciò che viene comunemente detto sapere. Forse voi sapete tante cose come sembra e, se è così, dovreste essere capaci di rispondere alle mie domande e di dissipare i miei dubbi. Esaminiamo insieme ciò che suole essere definito sapere e smontiamo quanto i cosiddetti esperti non possono mettere al riparo dalla tempesta delle mie domande. Limitarsi a ripetere ciò che comunemente si pensa di sapere non significa sapere veramente. Sapere di non sapere è preferibile a credere di sapere qualcosa su cui non abbiamo riflettuto a fondo personalmente. Una vita priva di riflessione, vale a dire la vita di chi non pondera le risposte che vengono date alle domande fondamentali, né tenta di rispondervi da solo, non vale la pena di essere vissuta".
È venuto fuori questo passaggio, mentre cercavo, aprendo il libro a caso, un'ispirazione per scrivere qualcosa per una persona preziosa, che ha dimostrato di saper andare oltre, di saper donare affetto e amicizia a prescindere da chi si è e da cosa si fa nella vita di tutti i giorni. Una persona che sa cosa significhi nel concreto il detto l'essenziale è invisibile agli occhi. Dopo aver saltato i primi due passaggi del libro che mi si sono parati davanti agli occhi, al terzo tentativo ho trovato questa riflessione su un famoso detto di Socrate. Il Caso/Caos non poteva darmi risposta migliore! Sia perché ho sempre sposato in pieno le parole di Socrate, sia perché la persona di cui parlo agisce nel concreto come un filosofo, senza esserne neanche lontanamente consapevole. Non si accontenta mai delle risposte, né delle sue, né di quelle dettate del pensare comune, ma cerca sempre e instancabilmente la sua verità.
Ora ti attende un trapezio dondolante. Dovrai lanciarti e acchiapparlo al volo. Non avere paura, è già tuo!
"Non ascoltare quel che il prete dice, guarda piuttosto quel che il prete fa..."
...e tutto giace, cristallizzato, in quel bacio che non ti ho mai dato.
Domande premono e fanno tappo, come possiamo ricucire lo strappo?
No, di sicuro non godo, se Chiodo scaccia chi odo. Colpa dei miei scarabocchi, ma non è affatto bello aprire gli occhi e ritrovarsi martello.
E Poesia continua a chiamare, allontanandomi dal cuore delle cose, confondendo le acque, le mie sterili prose.
Così Amore si fece pane, si spezzò, si diede ai suoi discepoli e disse: prendete, questa è la mia Anima offerta in sacrificio per voi.
Dona la pace, a chi non ha pace, vi darei la mia pace, se conoscessi la pace!
Luna, o pallida luna, in questa notte metallica recidi l'ultimo cordone, lasciami andare...
laisser faire laisser passer laisser aller
C'avrei giurato, d'essere vino per l'incauto curato.
Taci, amor proprio, ché ancora non è l'ora dei mea culpa a spron battuto.
È risaputo, che ormai tutto è perduto.
"...e non me ne fotte un emerito cazzo! Gridatelo al mondo: sì, sono pazzo!".
YUKI, AKA PRISMA TBFKA MUSEUM
Soundtrack: The Sound Of Silence - Emiliana Torrini
Hello darkness, my old friend I've come to talk with you again Because a vision softly creeping Left its seeds while I was sleeping And the vision that was planted in my brain Still remains Within the sound of silence.
In restless dreams I walked alone Narrow streets of cobblestone 'Neath the halo of a street lamp I turned my collar to the cold and damp When my eyes were stabbed by the flash of a neon light That split the night And touched the sound of silence.
And in the naked light I saw Ten thousand people, maybe more People talking without speaking People hearing without listening People writing songs that voices never share And no one dare Disturb the sound of silence
"Fools" said I, "You do not know Silence like a cancer grows Hear my words that I might teach you Take my arms that I might reach you." But my words like silent raindrops fell And echoed In the wells of silence
And the people bowed and prayed To the neon god they made And the sign flashed out its warning In the words that it was forming And the sign said, "The words of the prophets are written on the subway walls And tenement halls." And whisper'd in the sounds of silence.
È da un po' di giorni che ci penso, in una delle tante reminiscenze di un passato che torna a bussare to my calotta cranica e in cui stento a riconoscermi. Non tanto perché sono cambiata, quanto perché, alla luce di come vivo la mia vita oggi, non mi sembra quasi vero di aver collezionato esperienze di studio e di lavoro simili. Ebbene, la parola chiave di oggi è Bowlby.
Il mio nome è John. John Bowlby.
Benissimo, illustre Bowlby. Di cosa vuole parlarci oggi? Ah, capisco. Non vuole parlare di un bel niente. Ha già detto tutto e non ha nessuna intenzione di ripetere. Ma quello non era Paganini? Ok, ok, va bene! Ci penso io. Ma che fatica 'ste reminiscenze! E poi di domenica, per giunta! Vabbè, tanto non posso fare altro, mentre i miei vari SuperAntiSpyware, Spyware Terminator, Spy Hunter e chi più ne ha più ne metta scandagliano il mio povero pc fin dentro alle budella.
Ordunque, mi sono più volte chiesta il perché di taluni miei fastidiosi comportamenti nel relazionarmi con los demás, the others, les autres, des anderen, insomma i famosi altri che popolano l'universo tutto. Mi sono chiesta il perché della mia eccessiva dipendenza dal giudizio altrui, la mia - in alcuni casi - ostinata e irrazionale diffidenza, la mia irrazionale tendenza a chiudermi a riccio, il mio continuo e ostinato svalutarmi e sminuirmi, eccetera eccetera eccetera. Troppo facile sarebbe attribuire a cause esterne la ragione di tali difetti o fare della famiglia il più banale degli alibi, dietro cui trincerarsi a mo' di giustificazione. I'm adult and vaccinated, indipercuipòscia me la vedo da me, prendo atto di tutto ciò e cerco di darmi la famosa svéjata.
Epperò - c'è sempre un però in queste cose - il signor Bowlby, psicanalista britannico, distanziandosi dalle teorie freudiane, alla fine degli anni '60 arriva a postulare una teoria che ancora oggi è di primaria importanza nell'individuazione delle cause di molti comportamenti di "noi" adulti: la teoria dell'attaccamento. Insieme a Mary Ainsworth, psicanalista sua collaboratrice, Bowlby spiega quanto sia fondamentale per lo sviluppo della personalità di ogni individuo un adeguato attaccamento alla figura materna o a un suo sostituto. E per attaccamento non si intende una semplice relazione improntata all'ottenere nutrimento da parte del bambino, quanto la sensazione di vicinanza, la certezza di avere una base sicura dalla quale poter partire per esplorare il mondo esterno e dalla quale ricevere calore, affetto e protezione. Le basi di questa teoria provengono da uno studio condotto dallo stesso Bowlby su cuccioli di macaco che, messi di fronte a una madre fantoccio in grezzo metallo dotata di biberon e ad un'altra rivestita di panno morbido, dimostravano di preferire sempre la seconda, nonostante non fornisse loro alcun nutrimento.
"La volpe dice al Piccolo Principe: “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterò la mia felicità. Quando saranno le quattro, comincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità. Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore (…) ci vogliono i riti”. Ecco che il Piccolo Principe si guadagna la fiducia della volpe, andandola a trovare tutti i pomeriggi stabilendo un rito. Sembra che la volpe sappia come si crei un legame di attaccamento sicuro: la madre assicura sempre la sua presenza e il bambino si abitua a questo rito. E’ proprio il ripetersi di questo modello di interazione che fa sì che il bambino cominci a crearsi delle aspettative. Si aspetta proprio che quella determinata persona appaia in quel determinato spazio e in quel determinato tempo, ed è il continuo verificarsi di tale rito che gli assicura che esiste lui, esiste l’altro, esiste la relazione. Il legame di attaccamento che si stabilirà fornirà un modello per le relazioni future e per tale motivo le nostre relazioni risentiranno di quella matrice interattiva denso per noi di tanti significati."
Tornando alla Teoria dell'Attaccamento, attraverso un sistema di classificazione chiamato Strange Situation, Mary Ainsworth arrivò a delineare diversi profili di comportamento nei bambini, come riportato in uno scritto di Nicola Schiavone:
"- Stile Sicuro: l’individuo ha fiducia nella disponibilità e nel supporto della Figura di attaccamento, nel caso si verifichino condizioni avverse o di pericolo. In tal modo si sente libero di poter esplorare il mondo. Tale stile è promosso da una figura sensibile ai segnali del bambino, disponibile e pronta a dargli protezione nel momento in cui il bambino lo richiede. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: sicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di essere amabile, capacità di sopportare distacchi prolungati, nessun timore di abbandono, fiducia nelle proprie capacità e in quelle degli altri, Sé positivo e affidabile, Altro positivo e affidabile. L’emozione predominante è la gioia.
- Stile Insicuro Evitante: questo stile è caratterizzato dalla convinzione dell’individuo che, alla richiesta d’aiuto, non solo non incontrerà la disponibilità della Figura di attaccamento, ma addirittura verrà rifiutato da questa. Così facendo, il bambino costruisce le proprie esperienze facendo esclusivo affidamento su se stesso, senza l’amore ed il sostegno degli altri, ricercando l’autosufficienza anche sul piano emotivo, con la possibilità di arrivare a costruire un falso Sé. Questo stile è il risultato di una figura che respinge costantemente il figlio ogni volta che le si avvicina per la ricerca di conforto o protezione. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amato, percezione del distacco come “prevedibile”, tendenza all’evitamento della relazione per convinzione del rifiuto, apparente esclusiva fiducia in se stessi e nessuna richiesta di aiuto, Sé positivo e affidabile, Altro negativo e inaffidabile. Le emozioni predominanti sono tristezza e dolore.
- Stile Insicuro Ansioso Ambivalente: non vi è nell’individuo la certezza che la figura di attaccamento sia disponibile a rispondere ad una richiesta d’aiuto. Per questo motivo l’esplorazione del mondo è incerta, esitante, connotata da ansia ed il bambino è inclina all’angoscia da separazione. Questo stile è promosso da una Figura che è disponibile in alcune occasioni ma non in altre e da frequenti separazioni, se non addirittura da minacce di abbandono, usate come mezzo coercitivo. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amabile, incapacità di sopportare distacchi prolungati, ansia di abbandono, sfiducia nelle proprie capacità e fiducia nelle capacità degli altri, Sé negativo e inaffidabile (a causa della sfiducia verso di lui che attribuisce alla figura di attaccamento), Altro positivo e affidabile. L’emozione predominante è la colpa."
A questi, Main e Salomon aggiunsero un quarto stile:
"- Stile Disorientato/Disorganizzato: sono considerati disorientati/disorganizzati gli infanti che, ad esempio, appaiono apprensivi, piangono e si buttano sul pavimento o portano le mani alla bocca con le spalle curve in risposta al ritorno dei genitori dopo una breve separazione. Altri bambini disorganizzati, invece, manifestano comportamenti conflittuali, come girare in tondo mentre simultaneamente si avvicinano ai genitori. Altri ancora appaiono disorientati, congelati in tutti i movimenti, mentre assumono espressioni simili alla trance. Sono anche da considerarsi casi di attaccamento disorganizzato quelli in cui i bambini si muovono verso la figura di attaccamento con la testa girata in altra direzione, in modo da evitarne lo sguardo."
Ancora più interessanti, però, sono a mio avviso i profili che vengono fuori da un'analisi degli stili di comportamento degli adulti, condotta da Mary Main:
"- Stile Sicuro: modello di Sé positivo e dell’Altro positivo. Basso esitamento, bassa ansia. Alta coerenza, alta fiducia in se stesso, approccio positivo con gli altri, alta intimità nelle relazioni. Il modello positivo dell’individuo sicuro lo porta ad avere una grande fiducia in se stesso ed un grande apprezzamento degli altri, dai quali viene considerato come tipo positivo. Le sue relazioni di coppia sono caratterizzate da intimità, rispetto, apertura emotiva ed i conflitti con il partner si risolvono in maniera costruttiva.
- Stile Preoccupato: è assimilabile allo stile insicuro ansioso ambivalente (Ainsworth). Modello di Sé negativo e dell’Altro positivo. Il modello negativo che l’individuo preoccupato ha di sé lo porta ad avere una bassa autostima tendente alla dipendenza del giudizio degli altri. Invece, il modello positivo che ha dell’altro lo porta alla continua ricerca di compagni e di attenzione. Necessita continuamente di intimità nelle relazioni tanto che la sua insaziabilità nella richiesta di attenzione tende a far allontanare gli altri. Le sue relazioni sentimentali sono costellate di passione, rabbia, gelosia e ossessività. Tende ad iniziare i conflitti con il partner rimandando, però, la rottura del legame.
- Stile Distanziante: è assimilabile allo stile Evitante (Ainsworth). Modello di Sé positivo, dell’Altro negativo. Il modello positivo dell’individuo distanziante lo porta ad avere alta fiducia in se stesso senza interessarsi del giudizio degli altri anche se pensa di essere considerato arrogante, furbo, critico, serio e riservato. Il modello negativo che ha dell’altro lo porta a dare l’impressione di non apprezzare molto le altre persone apparendo, talvolta, cinico o eccessivamente critico. Svaluta l’importanza delle relazioni e sottolinea l’importanza dell’indipendenza, della libertà e dell’affermazione. Le sue relazioni di coppia sono caratterizzate dalla mancanza dell’intimità, tendendo a non mostrare affetto nelle relazioni. Preferisce evitare i conflitti e si sente rapidamente intrappolato o annoiato dalla relazione.
- Stile Timoroso-Evitante: è assimilabile allo stile disorientato-disorganizzato (Ainsworth). Modello di Sé negativo, dell’Altro negativo. Il modello negativo che l’individuo timoroso-evitante ha di se stesso lo porta ad avere bassa autostima e molte incertezze verso se stesso e verso gli altri. Il modello negativo che ha dell’altro lo porta ad evitare le richieste d’aiuto, evita i conflitti ed ha difficoltà a fidarsi degli altri. È difficile trovarlo coinvolto in una relazione sentimentale e quando vi si trova assume un ruolo passivo. In tali relazioni è dipendente ed insicuro. Tende ad autocolpevolizzarsi per i problemi di coppia ed ha difficoltà a comunicare apertamente e a mostrare i sentimenti al partner."
Ora, non so quanti di voi si siano riconosciuti in questi profili. Sinceramente non ne trovo uno che mi rispecchi totalmente, piuttosto trovo pezzi di me in più profili, in una specie di mosaico multicolore che vorrei continuare a migliorare. Onestamente credo di avere più di un debito nei confronti di Bowlby, e sto seriamente tentando di ripagarlo. Se è vero che nessun uomo è un'isola, sono convinta che non lo sia e non debba esserlo nemmeno la coppia. L'isolamento, che a volte è pure necessario, per riflettere e pensare, per leccarsi le ferite, non può essere l'unica soluzione. Tendere una mano, evitare di innalzare muri sempre più alti nei confronti di un mondo che sentiamo ostile, a volte può rivelarsi liberatorio, soprattutto per noi stessi. C'è, esiste, e sono convinta di questo, una famiglia umana alla quale non si dovrebbe rinunciare.
Fidarsi della prima persona che si incontra per strada è senz'altro sbagliato, ma lo è anche non fidarsi di nessuno. Senso di Colpa mi ricorda quanto mi sia costato caro questo mio ostinarmi a chiudermi a riccio, soprattutto nei confronti di persone che, senza nemmeno accorgersene, mi hanno dato e continuano a darmi moltissimo. È anche per loro se ho deciso di combattere questo lato di me che detesto. Per i vecchi e i nuovi amici, per quelli che mi conoscono da anni e per quelli che stanno imparando a conoscermi, per chi si sofferma in silenzio e mi lascia uno scampolo del proprio pensiero, delle proprie emozioni...
"Questa volta sembra proprio vero che qualcosa sta cambiando come fili di vento leggero le nostre vite allo sbando..."
Ti capita mai un terrore di lampo, un brivido di insana frenesia di capirti, dentro, per davvero? Stomachevole sensazione di non saper che pesci prendere, quando si ha ormai la mano bell'e affondata nella vasca dei piraña, le falangi già mangiucchiate dalle scelte irreversibili e in testa ancora la ferma convinzione che si continuerà a sbagliare, ché non si è ancora imparata la lezione?
Si prende una strada, la si segue, ma si tentenna. Si inciampa, si sbaglia ancora. Si volta la testa indietro, SensoDiColpa continua a chiamare. Ma perché, diobòno, gli ho dato il mio numero? Che diavolo avevo in testa quel giorno?
Dice, che c'hai? Te rode? Ma niente. Succede che di nuovo mi vado a impelagare per arrotondare, perché mi giudico improduttiva - grazie al cazzo, con gli standard che mi autoimpongo non può che essere così -, perché fremo e la paura, anziché spronarmi, mi terrorizza. E allora invece della fuga mi fingo morta. Ma i morti che camminano sono una bella storia, e allora pìttati, reinventati freaky monster e prosegui nel disegno che ti sei imposta. Ma cazzo seguilo, almeno! Non deviare così. Non franare giù nel baratro spingendoti da sola. Come puoi essere così idiota?!
La gatta presciolosa fece i gattini ciechi. E la gatta cieca? I gattini non li fece manco per il cacchio.
Ok. Ho capito. Sì, sì, ho capito, Santi Numi! Il mega iper bastardo infido trojan che il Fa(t)to mi ha inviato è un segno! E pure la tecnologia che continua a boicottarmi, sbrodolando la mole di lavoro in ore di correzione infinita di infinite correzioni già apportate in passato. E vacci a mettere una pezza adesso, se hai il coraggio! Gira gira e rigira, la ruota del tuo stupido labirinto autoavverantesi: avevi appena accettato altri incarichi come scassacazzinerovestita per i weekend a venire... e pouf! Ecco che ti si scatena contro il mondo informatico e ti inchioda ai tuoi doveri ed oltre, peggio che mai. Fanculo a me e fanculo ai soldi maledetti!
Ah, si potesse viver d'amore e d'arte... E chi s'è visto s'è visto...
E ora... carica please! Stavolta ne ho bisogno come non mai. TESTONA-CHE-NON-SONO-ALTRO-ACCIDENTI-A-ME!!!
Caracollando cerco di sopravvivere a quest'apnea imposta dall'esterno. Talenti gettati nel cesso, professionalità sottopagate, frustrate, frustate. Il Dio denaro tuona e lampa, dall'alto dei cieli di cartone. Clampiamo l'aorta di una giornata storta. Tutto è vacuo, quel che non è sapore acqueo. Libri, canzoni, passioni. Amori immensi. Corporei ed incorporei. Per questo lotterò, fino all'ultimo respiro. E scriverò, perdio! Scriverò ancora. Anche se non sono produttiva anche se non macino moneta anche se i sensi di colpa mi scaraventano a terra e mi regalano terrore solitudine cosmica e paura di non essere all'altezza. Una creatività che si ribella con asprezza, una mano che continua a delirare, con destrezza.
"La linea orizzontale ci spinge verso la Materia, quella verticale verso lo Spirito..."
Spicchi di luna metallica accompagnano il mio sonno immaginario, anche di giorno. Un fremito impercettibile scuote i sensi, sotto i vestiti quotidiani, sotto la maschera sociale che devo indossare. Tra i capelli sento ancora le tue carezze. Nella testa, parole sussurrate che voglio custodire soltanto per me. Timorosa nebbia, fatti avanti. Rendi i contorni più sfumati, confondimi, stordisci questa miopia congenitamente mia. Fasci di luce irradiano già la parete della mia anima costruendo arcani, ideogrammi, in un mandala infinito senza significato apparente per la mia stupida mente.
Un duello senza fine, tra te e me. Due facce della stessa medaglia, che il vento si diverte a sospingere lontano. Allo specchio non c'è frattura. Siamo uno. Ma non appena il vetro scompare, ecco che la pelle è nuda. Priva di protezione.
Parlami, ti prego. Parlami ancora. Raccontami tutto. Voglio conoscere ogni cosa.
Cadono fogli, scivolano piano. Solo il Tempo svelerà l'arcano.
YUKI, AKA PRISMA TBFKA MUSEUM
Soundtrack: Breathe - Pink Floyd
Breathe, breathe in the air Don't be afraid to care Leave but don't leave me Look around and chose your own ground For long you live and high you fly And smiles you'll give and tears you'll cry And all you touch and all you see Is all your life will ever be Run, run rabbit run Dig that hole, forget the sun, And when at last the work is done Don't sit down it's time to start another one For long you live and high you fly But only if you ride the tide And balanced on the biggest wave You race toward an early grave.
Gli estremi si toccano. Ma, soprattutto, ci toccano.
Dentro. Al di la' della carne e del sangue.
Dopo, o si muore, o si rinasce. Sicuramente si cambia.
In famiglia, in amore, nella vita, gli estremi attentano continuamente alla nostra stabilita'. Sta a noi decidere per cosa lottare e chi tenere con noi.
Ripercorrersi all'indietro. Guardarsi da fuori, a distanza. Il trascorrere del Tempo. Sorprendersi del proprio passato. Delle parole che si è stati in grado di scrivere. Di quelle che si è stati capaci di suscitare negli altri. Altri che in parte sono usciti dalla propria vita, altri che vi restano, nonostante tutto. Eppure ti piacevi, com'eri. Certo, non vorresti rivivere le situazioni - non tutte, almeno - che ti hanno portato a regalare la tua anima in quel modo. Eppure non puoi negare di aver sorriso, ieri, nel ritrovare quella vena ironica, quella latente simpatia che un tempo fuoriuscivano dai tuoi scritti, nonostante le difficoltà, la rabbia, la frustrazione e l'amarezza. E ora? Sei diventata più cupa, più pesante, più criptica. E questo mentre, al contempo, lotti per non affondare negli abissi della tua atavica chiusura. Mentre cerchi di trattenere con la forza della concretezza qualcosa che sentivi sfuggirti dalle mani.
Hai buttato il cuore oltre l'ostacolo e adesso? Cosa hai ottenuto? Era meglio prima? Cambierà qualcosa? Finirai per censurarti? Per chiudere tutto e ricominciare da capo?
Non saperlo ti fa paura. Ma ormai è fatta. Non c'è più spazio per i rimpianti, né per il pudore. Il punto è capire perché hai deciso di agire. Perché ora. Perché in questo modo. Ti aspetti qualcosa? Forse.
In fondo non aveva tutti i torti il saggio che una sera ti disse che se senti di voler regalare qualcosa a qualcuno, non importa cosa, devi farlo e basta. A patto di non aspettarti che ti dica grazie per averlo fatto.
YUKI, AKA PRISMA TBFKA MUSEUM
Soundtrack: Aquarela - Toquinho
En los mapas del cielo el sol siempre es amarillo y la lluvia o las nubes no pueden velar tanto brillo. ni los árboles nunca podrán ocultar el camino de su luz hacia el bosque profundo de nuestro destino. Esa hierba tan verde se ve como un manto lejano que no puede escapar que se puede alcanzar solo con volar. Siete mares he surcado siete mares color azul yo soy nave voy navegando y mi vela eres tu bajo el agua veo peces de colores van donde quieren no los mandas tu. Por el cielo va cruzando, por el cielo color azul, un avión que vuela alto diez mil metros de altitud. desde tierra lo saludan con la mano, se va alejando no se donde va, no se donde va. Sobre un tramo de vía cruzando un paisaje de en sueño en un tren que me lleva de nuevo a ser muy pequeño de una américa a otra tan solo es cuestión de un segundo basta con desearlo y podrás recorrer todo el mundo. un muchacho que trepa, que trepa a lo alto de un muro si se siente seguro verá su futuro con claridad. Y el futuro es una nave que por el tiempo volará a saturno, después de marte nadie sabe donde llegará. si le ves venir si te trae amores, no te los roben sin apurar aprovecha los mejores que después no volverán. la esperanza jamás se pierde. los malos tiempos pasarán. piensa que el futuro es una acuarela y tu vida un lienzo que colorear que colorear. En los mapas del cielo el sol siempre es amarillo (tu lo pintaras) y la lluvia o las nubes no pueden velar tanto brillo. (tu lo pintaras) basta con desearlo y podrá recorrer todo el mundo. (tu lo pintaras)