21.5.09

R-E-C-K-L-E-S-S




R-E-C-K-L-E-S-S.

Sono giorni che dal nulla mi viene alla mente questa parola. Più e più volte nell'arco della giornata. Così tante, che non riesco nemmeno più a contarle.
Che diavolo vuol dire? Non riesco proprio a ricordarlo, sempre ammesso che l'abbia mai saputo.
Mi riprometto di cercare il significato sul dizionario di inglese, ma la pigrizia come al solito prende il sopravvento e così la mia piccola ricerca passa in cavalleria.

Mi sento spossata come non mai. Sarà che sono diverse notti che qualcosa continua a tenermi sveglia, nonostante la stanchezza. Ci dev'essere un'interferenza, come quelle che si potevano captare senza preavviso con il baldacchino o il walkie talkie negli anni '80.
Era così eccitante accendere quell'antenato un po' sfigato dei telefonini odierni e mettersi in ascolto, in attesa di un segnale. Uno qualsiasi.
Spesso si poteva solo ascoltare, senza poter comunicare con l'altra persona. A volte, però, si captavano anche frammenti di conversazioni che sarebbe stato meglio non sentire. Ma una volta divenuti silenti ascoltatori di passaggio che nessuno aveva invitato, era difficile resistere, spegnere l'apparecchio e farsi i fatti propri.

Certe notti è un po' così. È come se la mente recasse dentro di sé un'antenna che si è incautamente dimenticata accesa. Capita allora che entrino segnali non richiesti, misteriose interferenze. Messaggi che con tutta probabilità non erano affatto indirizzati a noi, ma che ci arrivano come se lo fossero. Con tutti i crismi ed una forza dirompente.
Il loro ego smisurato ci schiaccia, ci opprime, ci mette con le spalle al muro.
Non ci fa respirare.

Vorremmo spegnere la dannata antenna, ignorare il loop discontinuo, incoerente e ipnotico che ci destabilizza, impedendoci di (ri)trovare il sonno perduto.
Niente. Non si può fare.
Il sonno, desiderato, anelato, vagheggiato, è ormai una chimera.

Solita routine. Bagno, specchio, autoflagellazione. Ritorno a letto.

Quand'eccola che ritorna... La stessa parola.

R-E-C-K-L-E-S-S.

Ancora! Che diavolo vuoi dirmi, Inconscio maledetto?

R-E-C-K-L-E-S-S!

Ok, ok! Ho capito!

Mi precipito giù dalla branda, allungo il braccio ad arraffare il vecchio dizionario delle superiori e sfoglio prima febbrilmente, poi con sempre più timore, le pagine polverose, testimoni di una lunga inattività.
Una dopo l'altra si susseguono le parole...

Sledgehammer, record-breaker... RECKLESS. Eccola, finalmente.

Lentamente, come per dilatare fino all'ultimo la rivelazione finale, scorro con gli occhi, una dopo l'altra, le lettere che compongono la definizione:

adj. (gen) imprudente
(stronger) incosciente
(driver, driving) spericolato

Non posso fare a meno di trasalire. Incosciente è forse l'aggettivo con cui più mi sono descritta negli ultimi tempi.
Nella vita di tutti giorni non è un aggettivo che mi si addica granché, eccezion fatta per le decisioni prese in ambito lavorativo nell'ultimo anno e mezzo.
Ma nello scrivere! Se c'è qualcosa che ritengo a buon diritto di poter definire INCOSCIENTE è proprio la mia scrittura.
A suo modo, lo è stata anche la lettura. Anzi, sono sicura di poter dire che è proprio da lì che tutto è cominciato.

Incauta Gretel, imitando Hans che ritenevi tanto più saggio di te, hai finito per raccogliere le molliche sbagliate e sei caduta in un tranello, del tutto autoindotto.
Adesso non sai più come uscire dal labirinto di specchi, ché, si sa, i labirinti non hanno chiave. Men che meno quelli di specchi.

Chi potrà mai liberarti?
Gli incauti che ci hanno provato, non per salvarti ma per mero egoismo e per un'irresistibile brama di soddisfare una curiosità morbosa, nel prendere a pugni la superficie di vetro non hanno fatto altro che regalarti le "gioie" dei frammenti aguzzi conficcati nella carne.

Non ci sono fili d'Arianna, qui. E nemmeno Bianconigli.
C'è solo un Cappellaio Matto, che non sa nemmeno lui quello che vuole.

Soundtrack: Reckless - Crystal Castles

5 commenti:

diamonds ha detto...

quando entreranno in scena i chitarristi capirai che accelerare in discesa(l'unica espressione che mi viene per definire l'essere reckless)è anche l'unica maniera per trovare uno spazio dove sembrava non essercene

deadlanguagestudio.com/news/wp-content/uploads/2008/07/jefferson-airplane-white-rabbit.mp3

Anonimo ha detto...

Sì, sembra che viviamo le stesse cose. Sai perchè non riesci a uscire dal labirinto? Perchè sei, qualità rara, "profonda". Hai profondità, non sei piatta, non sei ad una dimensione, sei umana, dannatamente umana!
Un bacione, Prisma! ;)
Non mollare!

Mio ha detto...

Nessuno ci può liberare, aspettare il salvatore o il liberatore è un attendere invano tanto poi, molto probabilmente, se ne andrà o lo allontaneremo. Questo lo penso per me, ben inteso! Credo, sempre riferito a me, che la cosa che realmente servirebbe non è un liberatore o un salvatore ma bensì un untore, come gli appestati ne "I promessi sposi", una persona che ci muti dentro senza pretendere di regalare nulla. Essa vive una condizione indipendente da chi ha vicino. Dopo non si sarà più gli stessi si sarà qualcosa d'altro, in più. Semplicemente diversi.
Esiste gente che si è trovata, gente che ha trovato l'untore personale ma che allo stesso tempo è pure untore del suo "buon-carnefice" uno mutuo scambio magico, una corsa folle, sì insomma: una coppia R-E-C-K-L-E-S-S.

Non parlo di notti e di imprudenza lavorativa altrimenti non finirei più... :)
Buona serata Museum!

Roberto

Radio Pazza ha detto...

In questo caso Mio mi ricorda il Don Juan di Castaneda, che ricordando il suo maestro ormai defunto ne tesseva le lodi e l'infinita pazienza. Egli considerava una benedizione ogni "piccolo tiranno" incontrato nel cammino ...

Bak

Prisma ha detto...

@diamonds: grande! Per il commento e il pezzo dei Jefferson Airplane. L'ho ascoltato a loop non so quante volte, dopo che me l'hai segnalato. Rende perfettamente l'idea.

@forsenonstotroppobene: grazie di cuore. Mille e mille grazie. Per tutto. Spero che ci ritroveremo presto, in qualche modo. Non mollare neanche tu! Ti abbraccio fortissimo.

@Mio: quant'è vero quello che dici... Oltre ai Maestri, intorno a noi è pieno di Untori inconsapevoli... Nel Bene e nel Male. E spesso nemmeno si rendono conto degli effetti che hanno su di noi, poveri comuni mortali.

'Notte, Mio!

@Bak: ma quante ne sai! :D
Dai piccoli tiranni si può imparare tanto, quando si riesce a smettere di leccarsi le ferite che ci hanno lasciato...