La mia famiglia mi ha stuprato l'anima ed io gliel'ho lasciato fare.
Elefantiaca, incapace di muoversi, la mia forza di volontà è un pallido ricordo.
Il grigio plumbeo del cielo che gravita su Roma è un blando ritratto di ciò che resta dei miei pensieri.
Rimetto tutto in questione, financo quell'unione che doveva esser stata d'amore e non era invece che la somma di due egoismi. Due cancrene, irrimediabilmente malate, il cui frutto non poteva che essere uno scherzo del destino.
Spergiura, rantola odio che sembra rabbia. E invece è soltanto debole disperazione. Ultimo anelito di un corpo sventrato che si aggrappa inutilmente alla vita.
Non ho pudore, no, né dignità. Non mi resta più niente.
Solo il Silenzio. In cui mi stendo ancora una volta a respirare il gelido candore del pavimento.
YUKI, AKA PRISMA TBFKA MUSEUM
1 commento:
Sai, pensando per me al mio piccolo vissuto, concordo con te. Certe cose,restano, comunque. Però vorrei dirti una cosa, se posso, ora si è al presente e vuol dire nulla se non li proietta su un futuro desiderato. Non è illudersi ma solo ricordarsi che non vuol più essere stuprati, da nessuno. Da noi stessi fondamentalmente. perché questo avviene a chi è stato stuprato.
Serena giornata Yu',
Roberto
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