22.5.09

Il Dubbio



A volte ti viene davvero il dubbio se tu sia in grado di sopravvivere a tutto questo.
Non temi tanto il futuro in sé, quanto piuttosto la tua capacità di affrontarlo.
Ragazza solitaria che piangi vicino al mare, la testa fra le mani, non sai quanto avrei voglia di abbracciarti.
Ti consolerei in silenzio e ti lascerei sfogare, se lo volessi. Perchè a volte è esattamente così che mi sento anch'io. Ma non oso forzare il muro di un dolore così ostentatamente privato. Non ne ho alcun diritto.
Magari ti infastidirei solamente e non farei che peggiorare la situazione.

Ti allontani. L'eco dei tuoi lamenti mi resta attaccato al cuore ancora per un po', prima di dissolversi per sempre tra gli schiamazzi allegri dei giovani bagnanti e il traffico di questa periferia annacquata.

Presto tutto questo potrebbe essere solo un ricordo. L'idea non mi consola affatto. Mi rende ancora più impotente, semmai.

Perchè è così difficile parlarsi?
Eppure avremmo così tanti mezzi a disposizione per farlo...

Quello che manca, in fondo, è sempre la stessa cosa: il coraggio di riconoscerci, senza difesa alcuna, nello sguardo di qualcuno che non siamo noi.

Sountrack: Consequence - The Notwist

6 commenti:

Mio ha detto...

Capre e capirsi senza parole si può quando si provano le stesse emozioni gli stessi sentimenti. Consolare e stare vicino a qualcuno talvolta lo si dovrebbe fare senza chiedere il permesso, prima, dopo potrebbe essere solo tardi. Certi caratteri si gettano dentro in noi senza se e ma amorevolmente invadenti, altri amorevolmente introversi e timidi ci lasciano scappare, forse non ci si vuole accorgere ma entrambi ci tendo una mano come aiuto.
Che belle parole Museum, davvero!
A presto,

Roberto

Radio Pazza ha detto...

Mi sta passando tutta l'adolescenza davanti: maledetta empatia!

Bak

Bk ha detto...

Ogni tanto succede...
come nei viaggi in treno.
Dove capita di trovare completi sconosciuti che ti raccontano cose che non direbbero neanche agli amici più cari. Come se quell'essere sospesi nel tempo e nello spazio regalasse una sorta di immunità al sentirsi estranei...

Domhir Muñuti ha detto...

"A volte ti viene davvero il dubbio se tu sia in grado di sopravvivere a tutto questo.
Non temi tanto il futuro in sé, quanto piuttosto la tua capacità di affrontarlo."

E' un problema, questo, che mi pongo a giorni alterni. La soluzione è rafforzare le posizioni positive, allenarsi a cristallizzare lo stato d'animo delle "giornate sì".
Non ti viene il dubbio, a volte, che sia sufficiente scegliere con decisione un punto di vista diverso?

fabio r. ha detto...

parlarsi....? mmm..complicato, molto più di quanto uno pensi!

ciao Geniaccia

Prisma ha detto...

@Mio: le tue parole non sono da meno!

@Bak: ahahaha! W GLI EMPATICI!!!

@Bk: immunità al sentirsi estranei... Non potevi trovare parole migliori. È un po' quello che capita, a volte, anche nello scrivere qui sul blog... Un lungo viaggio in treno, cominciato chissà come, che non sappiamo quando finirà. La vita stessa e il suo mistero.

@transfuga: cristallizzare lo stato d'animo delle "giornate sì". La formula magica, forse l'unica possibile. Un punto di vista diverso, dici... Ne ho molteplici, in realtà, che convivono in me, dentro la mia anima... Non a caso da MusEum sono diventata Prisma. In ogni punto di vista cerco un pezzetto di verità, ma i colori si confondono l'uno con l'altro. Le lucciole diventano lanterne, le lanterne si fanno lucciole e di colpo si può ripiombare nell'oscurità. Una continua altalena emozionale, di cui spesso siamo NOI gli unici artefici.

@fabio: Geniaccia? Oè, grazie mille! Attento, che se me lo dici tu finirò per crederci ;).