Avere a che fare con la morte è sempre stato difficile per me, eppure quella figlia di puttana mi ha stanato più volte negli ultimi anni.
Non direttamente (non ancora, almeno), ma prendendosela sempre con le persone a me care.
Fortunatamente il più delle volte è sempre rimasta con un pugno di mosche in mano, ma quando ha vinto lei... io ho sempre perso.
Quando conosco il risultato di una partita già in partenza, finisco sempre per abbandonare il campo. Peggio. Fingo persino che non ci sia nessuna fottuta partita in corso. Perdo l'uso della parola, persino della scrittura. E finisco per allontanarmi dalla persona a cui tengo, perchè non riesco ad accettare che possa andarsene dalla mia vita.
Non sopporto di perdere il controllo.
Ecco, l'ho detto.
Oggi mi è tornata in mente la scena di una puntata di
Dexter, quando uno strizzacervelli legge dentro l'anima del protagonista:
Tu tieni a distanza le persone perchè hai paura che possano vedere il tuo lato oscuro. Non sopporti l'idea di perdere il controllo.
Per capire quando tutto è cominciato, devi tornare alla prima volta in cui ti sei sentito impotente.
Quand'è che ti sei sentito davvero impotente?Io lo so quand'è che mi sono sentita davvero impotente. E oggi sono arrivata persino a pensare che, forse, la causa della mia sociopatia strisciante venga tutta da lì, dalla
stronza numero uno. E non sto parlando della Morte, che invece, per quanto mi riguarda, è la
stronza numero due.
Ma guarda il caso? Stavolta la stronza numero due se la sta prendendo proprio con la persona che mi è stata più vicina, quando la stronza numero uno ha devastato la mia adolescenza.
Giusto ieri sera riflettevo sul fatto che quando la stronza numero due colpisce, io scappo. E mi sono detta:
che cazzo stai facendo? Non ti è bastata l'ultima volta? Forza, tira fuori le palle e affronta la situazione! Oggi, neanche a farlo apposta, junghianamente sincronica è arrivata l'occasione per farlo.
Il tramite è stata di nuovo una telefonata, come nel 2003. Anche questa volta, senza minimamente immaginare chi ci fosse all'altro capo del telefono, tra le tante persone che avrebbero potuto farlo ho risposto proprio io. Ed è stato un bene.
Quando ho riagganciato, non ho potuto non pensare a sei anni fa, al significato simbolico che
quella telefonata aveva finito per rappresentare. E ho avuto paura, cazzo. Mi sono venuti i brividi.
Ma finalmente, incontrollabilmente, ho pianto.
Ho pianto come non avevo fatto da mesi, pianto come se fosse stata la prima volta.
Mi sono sentita meglio, perchè
questa volta sono riuscita a far sapere alla persona speciale che c'ero...
Questa volta non sono scappata.
Two hours later...Tornando dal lavoro, allungo il mio giro prima di rientrare a casa. Le gambe in modalità "pilota automatico" mi conducono da sole.
Attraverso la strada che mi porta verso il mare e arrivo nella piazzola che, tanti anni fa, mi ha visto lanciare coriandoli ovunque, mascherata da improbabile principessa primavera.
Un cielo meraviglioso mi aspetta, proprio sopra il mare.
Faccio appena in tempo a catturare il sorriso ansimante di un ragazzo che fa jogging, a violare con lo sguardo l'intimità di una coppietta, ed evito per un pelo la montagna di sabbia che ha ricoperto quasi interamente la piazzola, riprendendosi lo spazio che un tempo era suo.
Le mani in tasca, mi avvicino al tramonto...
Una bambina siede sul parapetto che dà sulla spiaggia, i piedi penzoloni. Ha il posto in prima fila e nessuna intenzione di perdersi lo spettacolo. Suo padre è con lei, ma non le basta. Chiama a gran voce sua madre e sua sorella, rimaste indietro: "Sbrigati, mamma, vieni a vedere! Il sole va a fare le ninne!". Non si placa finchè non arrivano anche loro. "Che figata!", urla, in preda all'eccitazione. E ha ragione.
Lo spettacolo dura poco meno di un minuto e mentre il sole scompare nel mare, non posso fare a meno di pensare a te, al tempo che mi sei stata accanto, all'amore che mi hai dato.
A tutte le parole che ci siamo dette, a tutto il tempo che siamo state lontane, a quello che è stato e a quello che mai sarà.
Il sole è scomparso. Comincia a fare freddo.
In lontananza, solo due bastimenti. Uno carico di speranza, uno di paura.
Come in un trompe-l'oeil si scambiano continuamente di posto.
Davanti a me ora incombe l'uno, ora l'altro.
Domani ci sarà un altro tramonto, sarò pronta ad affrontarlo?
Ancora non lo so.
Me ne torno a casa con il cielo rosso stampato negli occhi. E penso che, in fondo, stai solo andando a fare le ninne.
Soundtrack: The Scientist - Coldplay
Come up to meet you, tell you I'm sorry
You don't know how lovely you are
I had to find you
Tell you I need you
Tell you I've set you apart
Tell me your secrets
And ask me your questions
Oh, let's go back to the start
Running in circles
Coming up tails
Heads on the science apart
Nobody said it was easy
It's such a shame for us to part
Nobody said it was easy
No one ever said it would be this hard
Oh take me back to the start
I was just guessing
At numbers and figures
Pulling the puzzles apart
Questions of science
Science and progress
Do not speak as loud as my heart
Oh tell me you love me
Come back and haunt me
Oh and I rush to the start
Running in circles
Chasing our tails
Coming back as we are
Nobody said it was easy
Oh, it's such a shame for us to part
Nobody said it was easy
No one ever said it would be so hard
I’m going back to the start
Oh ooh ooh ooh ooh
Ah ooh ooh ooh ooh
Oh ooh ooh ooh ooh
Oh ooh ooh ooh ooh