20.1.10

Tsunami





Maschera di ferro, di te cosa rimane? Un oceano di terrore, paura e frustrazione. Frani in te, una montagna di sale, cristallo dopo cristallo. Polvere vorticante in un mulinello. Mi sto cercando, in un forzato isolamento. Puntute schegge di uno specchio andato in frantumi premono contro il mio ventre, mi lasciano senza fiato.

Vivi il presente!, continui a gridare. Ma io non ascolto. Mi sto lasciando andare.

Tutto è cominciato da una semplice parola: impotente. Ha scavato in me senza tregua, fino a lasciarmi esangue. Ho annaspato ancora, sullo stesso pavimento gelido di sempre. Quello dove tu mi hai lasciato ansimare sola, in preda allo sconforto. Non potevi fare altrimenti. Non è colpa tua. Eppure questo non placa la mia rabbia. E nemmeno il mio dolore per quel lutto figurato, impossibile da elaborare.

Tempo di rialzarmi, reagire e affrontare. Incubo reale, oscuro e subdolo da maneggiare, ritorni in me con la forza dirompente dello tsunami. Mi guardo le mani. Tremano. E non per il freddo. Un'anima a pezzetti, in cerca di se stessa, del suo coraggio. Quello che sente di aver perso.

Ho esaurito l'energia. E non è bastato tagliar via i rami secchi, spezzati, marcescenti. La radice è corrotta dall'interno. Sogni chiusi in un cassetto e un Mostro che non vuole andarsene e certamente non lo farà mai. Lei non c'è più, anche se continua a muoversi, dentro e fuori di te. Come potrai mai accettarlo? Come potrai mai salvarti da tutto questo?

In cerca di altre anime ferite, ho finito per perdere me stessa. Una pelle già martoriata si bagna di lacrime, insieme di dolore e di liberazione. Un penoso riconoscersi, al di là del tempo e dello spazio. Emozioni, vissuti, sensi di colpa terribilmente speculari. Un fremito e l'aver potuto finalmente dare un nome a tutto questo orrore.

Per rinascere si deve prima morire. Ho già iniziato a farlo, ma il mondo continua ad avanzare impietoso. Indosso maschere non volute, cerco il coraggio che non ho. Devo portare a termine ciò che ho cominciato, non voglio mandare tutto a puttane. Ma non so fino a che punto sarò capace di farcela.



YUKI, AKA PRISMA TBFKA MUSEUM

Soundtrack: Like Tears In Rain - Covenant

Go to the Empire State and watch the city lights
Hear the noise of millions struggle in the sprawl
Stare into the sky, we're few and far between
Black eyes full of stars, wide with memories

Every street I ever walked
Every home I ever had
Is lost

Every flower I ever held
Every spring I ever had
Has died

Every man I ever knew
Every woman I ever had
Is gone

Everything I ever touched
Everything I ever had
Has died

Lie down in the park and watch the satellites
Hear the children sing just a breath away
Dance in the heavy air along the interstate
Black lung full of fumes, choke on memories

Every street I ever walked
Every home I ever had
Is lost

Every flower I ever held
Every spring I ever had
Has died

Every man I ever knew
Every woman I ever had
Is gone

Everything I ever touched
Everything I ever had
Has died



2 commenti:

Mio ha detto...

Cara Yuki, mi spiace davvero che tu ti senta così, e non dirmi che ora è passato. Non passa e lo sai.
Non so cosa dirti perché quando si compiono scelte come le tue non si può dire nulla.
SAi prima di passare da questa parte, dall'altra della cortina, annichilivo qualsiasi cosa ed emozione. Credo che aiuti ma non è un bel vivere. Ma talvolta il non-vivere è meglio di una non-Vita.
Sì ti resta la morte, l'eutanasia e poi tu, TU che fenice sei, volerai via.

Un abbraccio cara amica,


Roberto

Ishtar ha detto...

Per mia esperienza sorellina quando arriva un rallentamento non puoi farci nulla, forse è solo un passaggio inevitabile per poter continuare i passi che hai iniziato...ora ti senti molto fragile, quasi incapace di uscirne...ma ti assicuro che così non è, solo il tempo ti aiuterà perchè la te stessa, poco a poco emerge e sarà lei stessa a tenerti per mano e portarti oltre la nebbia, un abbraccione e tanto affetto, tvb