15.11.09

Il Mio Nome È John. John Bowlby.




È da un po' di giorni che ci penso, in una delle tante reminiscenze di un passato che torna a bussare to my calotta cranica e in cui stento a riconoscermi. Non tanto perché sono cambiata, quanto perché, alla luce di come vivo la mia vita oggi, non mi sembra quasi vero di aver collezionato esperienze di studio e di lavoro simili. Ebbene, la parola chiave di oggi è Bowlby.

Il mio nome è John. John Bowlby.

Benissimo, illustre Bowlby. Di cosa vuole parlarci oggi? Ah, capisco. Non vuole parlare di un bel niente. Ha già detto tutto e non ha nessuna intenzione di ripetere. Ma quello non era Paganini? Ok, ok, va bene! Ci penso io. Ma che fatica 'ste reminiscenze! E poi di domenica, per giunta! Vabbè, tanto non posso fare altro, mentre i miei vari SuperAntiSpyware, Spyware Terminator, Spy Hunter e chi più ne ha più ne metta scandagliano il mio povero pc fin dentro alle budella.

Ordunque, mi sono più volte chiesta il perché di taluni miei fastidiosi comportamenti nel relazionarmi con los demás, the others, les autres, des anderen, insomma i famosi altri che popolano l'universo tutto. Mi sono chiesta il perché della mia eccessiva dipendenza dal giudizio altrui, la mia - in alcuni casi - ostinata e irrazionale diffidenza, la mia irrazionale tendenza a chiudermi a riccio, il mio continuo e ostinato svalutarmi e sminuirmi, eccetera eccetera eccetera. Troppo facile sarebbe attribuire a cause esterne la ragione di tali difetti o fare della famiglia il più banale degli alibi, dietro cui trincerarsi a mo' di giustificazione. I'm adult and vaccinated, indipercuipòscia me la vedo da me, prendo atto di tutto ciò e cerco di darmi la famosa svéjata.

Epperò - c'è sempre un però in queste cose - il signor Bowlby, psicanalista britannico, distanziandosi dalle teorie freudiane, alla fine degli anni '60 arriva a postulare una teoria che ancora oggi è di primaria importanza nell'individuazione delle cause di molti comportamenti di "noi" adulti: la teoria dell'attaccamento. Insieme a Mary Ainsworth, psicanalista sua collaboratrice, Bowlby spiega quanto sia fondamentale per lo sviluppo della personalità di ogni individuo un adeguato attaccamento alla figura materna o a un suo sostituto. E per attaccamento non si intende una semplice relazione improntata all'ottenere nutrimento da parte del bambino, quanto la sensazione di vicinanza, la certezza di avere una base sicura dalla quale poter partire per esplorare il mondo esterno e dalla quale ricevere calore, affetto e protezione. Le basi di questa teoria provengono da uno studio condotto dallo stesso Bowlby su cuccioli di macaco che, messi di fronte a una madre fantoccio in grezzo metallo dotata di biberon e ad un'altra rivestita di panno morbido, dimostravano di preferire sempre la seconda, nonostante non fornisse loro alcun nutrimento.

A questo proposito mi ha colpito un articolo scritto da Gabriella D'Amore Costa e il suo parallelismo tra le teorie di Bowlby e Il Piccolo Principe di Saint-Exupéry:

"La volpe dice al Piccolo Principe: “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterò la mia felicità. Quando saranno le quattro, comincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità. Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore (…) ci vogliono i riti”. Ecco che il Piccolo Principe si guadagna la fiducia della volpe, andandola a trovare tutti i pomeriggi stabilendo un rito. Sembra che la volpe sappia come si crei un legame di attaccamento sicuro: la madre assicura sempre la sua presenza e il bambino si abitua a questo rito.
E’ proprio il ripetersi di questo modello di interazione che fa sì che il bambino cominci a crearsi delle aspettative. Si aspetta proprio che quella determinata persona appaia in quel determinato spazio e in quel determinato tempo, ed è il continuo verificarsi di tale rito che gli assicura che esiste lui, esiste l’altro, esiste la relazione.
Il legame di attaccamento che si stabilirà fornirà un modello per le relazioni future e per tale motivo le nostre relazioni risentiranno di quella matrice interattiva denso per noi di tanti significati."


Tornando alla Teoria dell'Attaccamento, attraverso un sistema di classificazione chiamato Strange Situation, Mary Ainsworth arrivò a delineare diversi profili di comportamento nei bambini, come riportato in uno scritto di Nicola Schiavone:

"- Stile Sicuro: l’individuo ha fiducia nella disponibilità e nel supporto della Figura di attaccamento, nel caso si verifichino condizioni avverse o di pericolo. In tal modo si sente libero di poter esplorare il mondo. Tale stile è promosso da una figura sensibile ai segnali del bambino, disponibile e pronta a dargli protezione nel momento in cui il bambino lo richiede.
I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: sicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di essere amabile, capacità di sopportare distacchi prolungati, nessun timore di abbandono, fiducia nelle proprie capacità e in quelle degli altri, Sé positivo e affidabile, Altro positivo e affidabile. L’emozione predominante è la gioia.

- Stile Insicuro Evitante: questo stile è caratterizzato dalla convinzione dell’individuo che, alla richiesta d’aiuto, non solo non incontrerà la disponibilità della Figura di attaccamento, ma addirittura verrà rifiutato da questa. Così facendo, il bambino costruisce le proprie esperienze facendo esclusivo affidamento su se stesso, senza l’amore ed il sostegno degli altri, ricercando l’autosufficienza anche sul piano emotivo, con la possibilità di arrivare a costruire un falso Sé.
Questo stile è il risultato di una figura che respinge costantemente il figlio ogni volta che le si avvicina per la ricerca di conforto o protezione.
I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amato, percezione del distacco come “prevedibile”, tendenza all’evitamento della relazione per convinzione del rifiuto, apparente esclusiva fiducia in se stessi e nessuna richiesta di aiuto, Sé positivo e affidabile, Altro negativo e inaffidabile. Le emozioni predominanti sono tristezza e dolore.

- Stile Insicuro Ansioso Ambivalente: non vi è nell’individuo la certezza che la figura di attaccamento sia disponibile a rispondere ad una richiesta d’aiuto. Per questo motivo l’esplorazione del mondo è incerta, esitante, connotata da ansia ed il bambino è inclina all’angoscia da separazione. Questo stile è promosso da una Figura che è disponibile in alcune occasioni ma non in altre e da frequenti separazioni, se non addirittura da minacce di abbandono, usate come mezzo coercitivo.
I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amabile, incapacità di sopportare distacchi prolungati, ansia di abbandono, sfiducia nelle proprie capacità e fiducia nelle capacità degli altri, Sé negativo e inaffidabile (a causa della sfiducia verso di lui che attribuisce alla figura di attaccamento), Altro positivo e affidabile. L’emozione predominante è la colpa."

A questi, Main e Salomon aggiunsero un quarto stile:

"- Stile Disorientato/Disorganizzato: sono considerati disorientati/disorganizzati gli infanti che, ad esempio, appaiono apprensivi, piangono e si buttano sul pavimento o portano le mani alla bocca con le spalle curve in risposta al ritorno dei genitori dopo una breve separazione. Altri bambini disorganizzati, invece, manifestano comportamenti conflittuali, come girare in tondo mentre simultaneamente si avvicinano ai genitori. Altri ancora appaiono disorientati, congelati in tutti i movimenti, mentre assumono espressioni simili alla trance. Sono anche da considerarsi casi di attaccamento disorganizzato quelli in cui i bambini si muovono verso la figura di attaccamento con la testa girata in altra direzione, in modo da evitarne lo sguardo."

Ancora più interessanti, però, sono a mio avviso i profili che vengono fuori da un'analisi degli stili di comportamento degli adulti, condotta da Mary Main:

"- Stile Sicuro: modello di Sé positivo e dell’Altro positivo. Basso esitamento, bassa ansia. Alta coerenza, alta fiducia in se stesso, approccio positivo con gli altri, alta intimità nelle relazioni. Il modello positivo dell’individuo sicuro lo porta ad avere una grande fiducia in se stesso ed un grande apprezzamento degli altri, dai quali viene considerato come tipo positivo.
Le sue relazioni di coppia sono caratterizzate da intimità, rispetto, apertura emotiva ed i conflitti con il partner si risolvono in maniera costruttiva.

- Stile Preoccupato: è assimilabile allo stile insicuro ansioso ambivalente (Ainsworth). Modello di Sé negativo e dell’Altro positivo. Il modello negativo che l’individuo preoccupato ha di sé lo porta ad avere una bassa autostima tendente alla dipendenza del giudizio degli altri. Invece, il modello positivo che ha dell’altro lo porta alla continua ricerca di compagni e di attenzione. Necessita continuamente di intimità nelle relazioni tanto che la sua insaziabilità nella richiesta di attenzione tende a far allontanare gli altri. Le sue relazioni sentimentali sono costellate di passione, rabbia, gelosia e ossessività. Tende ad iniziare i conflitti con il partner rimandando, però, la rottura del legame.

- Stile Distanziante: è assimilabile allo stile Evitante (Ainsworth). Modello di Sé positivo, dell’Altro negativo. Il modello positivo dell’individuo distanziante lo porta ad avere alta fiducia in se stesso senza interessarsi del giudizio degli altri anche se pensa di essere considerato arrogante, furbo, critico, serio e riservato. Il modello negativo che ha dell’altro lo porta a dare l’impressione di non apprezzare molto le altre persone apparendo, talvolta, cinico o eccessivamente critico. Svaluta l’importanza delle relazioni e sottolinea l’importanza dell’indipendenza, della libertà e dell’affermazione. Le sue relazioni di coppia sono caratterizzate dalla mancanza dell’intimità, tendendo a non mostrare affetto nelle relazioni. Preferisce evitare i conflitti e si sente rapidamente intrappolato o annoiato dalla relazione.

- Stile Timoroso-Evitante: è assimilabile allo stile disorientato-disorganizzato (Ainsworth). Modello di Sé negativo, dell’Altro negativo. Il modello negativo che l’individuo timoroso-evitante ha di se stesso lo porta ad avere bassa autostima e molte incertezze verso se stesso e verso gli altri. Il modello negativo che ha dell’altro lo porta ad evitare le richieste d’aiuto, evita i conflitti ed ha difficoltà a fidarsi degli altri. È difficile trovarlo coinvolto in una relazione sentimentale e quando vi si trova assume un ruolo passivo. In tali relazioni è dipendente ed insicuro. Tende ad autocolpevolizzarsi per i problemi di coppia ed ha difficoltà a comunicare apertamente e a mostrare i sentimenti al partner."


Ora, non so quanti di voi si siano riconosciuti in questi profili. Sinceramente non ne trovo uno che mi rispecchi totalmente, piuttosto trovo pezzi di me in più profili, in una specie di mosaico multicolore che vorrei continuare a migliorare. Onestamente credo di avere più di un debito nei confronti di Bowlby, e sto seriamente tentando di ripagarlo. Se è vero che nessun uomo è un'isola, sono convinta che non lo sia e non debba esserlo nemmeno la coppia. L'isolamento, che a volte è pure necessario, per riflettere e pensare, per leccarsi le ferite, non può essere l'unica soluzione. Tendere una mano, evitare di innalzare muri sempre più alti nei confronti di un mondo che sentiamo ostile, a volte può rivelarsi liberatorio, soprattutto per noi stessi. C'è, esiste, e sono convinta di questo, una famiglia umana alla quale non si dovrebbe rinunciare.

Fidarsi della prima persona che si incontra per strada è senz'altro sbagliato, ma lo è anche non fidarsi di nessuno. Senso di Colpa mi ricorda quanto mi sia costato caro questo mio ostinarmi a chiudermi a riccio, soprattutto nei confronti di persone che, senza nemmeno accorgersene, mi hanno dato e continuano a darmi moltissimo. È anche per loro se ho deciso di combattere questo lato di me che detesto. Per i vecchi e i nuovi amici, per quelli che mi conoscono da anni e per quelli che stanno imparando a conoscermi, per chi si sofferma in silenzio e mi lascia uno scampolo del proprio pensiero, delle proprie emozioni...

"Questa volta sembra proprio vero
che qualcosa sta cambiando
come fili di vento leggero
le nostre vite allo sbando..."


YUKI, AKA PRISMA TBFKA MUSEUM


Soundtrack: La Nostra Vita Nuova - Max Gazzè

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Non conoscevo John Bowlby ma ero al corrente di classificazioni più o meno analoghe, basate più che altro sul fatto che il rapporto materno rappresenta la sicurezza mentre quello paterno l'indipendenza...
Tu lo descrivi in maniera molto più articolata, ma io credo che il profilo risultante sia un punto di partenza: ecco, ho scoperto che io mi comporto secondo questa modalità, quindi probabilmente è dovuto a questo motivo....
Ok, e allora?
Bisogna trarne delle conclusioni e tu lo fai, giustamente, ma non è il caso di colpevolizzarsi. Ognuno di noi è responsabile di sé stesso, nel male, cioè nel senso che deve badare a sé, ma anche nel bene, perché non dobbiamo rendere conto moralmente a nessuno.
Le persone che ti stanno vicino, specialmente quelle che ti danno molto, sono persone che riconoscono in te qualcosa che probabilmente tu stessa non riesci a vedere, ma che sicuramente esiste perché nessun uomo, come dice John Donne, è un'isola, che voglia o che non voglia.
Rendersene conto è importante, perché si deve partire dall'accettarsi come si è, senza volersi cambiare :-)

desaparecida ha detto...

X DJ PRISMA & BAK

ho pasato una domenica pomeriggio a scaricare le vostre puntate ,ascoltarle ed ora volevo commentarvi su radiopazza!
Ecco nn me lo permette!
Non chiedetemi perchè il mio neurone e mezzo si rifiuta di rivolgermi anche una miserrima sinapsi!
Qndo le cose saranno più facile copierò dal foglio word i miei commenti per voi!

Buonanotte (dico è modo di fare faticare la gente questo?)


X yuki in qste condizioni MI RIFIUTO DI LEGGERTI!
A tutto c'è un limite.

baciamo le mani :)

Prisma ha detto...

@Angelo: Le persone che ti stanno vicino, specialmente quelle che ti danno molto, sono persone che riconoscono in te qualcosa che probabilmente tu stessa non riesci a vedere. Già, hai centrato uno dei problemi, hehehehe! Grazie di cuore, per aver letto il papiro... e per le sempre preziose parole. Sono davvero felice di questo scambio di pensieri. :)

@Desa: AHAHAHA! Mitica soru, riesci sempre a farmi scompisciare, quando ti ci metti! Non preoccuparti, i criceti che pedalano in my calotta cranica avranno pietà del tuo neurone e mezzo... Per commentare su Radio Pazza, se non ti si apre il blog, puoi usare direttamente i link alla pagina di commenti:

Radio Prisma 14 - commenti
Radiomantico 4 - commenti
Radio Prisma 13 - commenti

Nel riqadro dei commenti, cliccando su "Da" ti si apre un menu a tendina. Se selezioni "Mio Account Blogger" puoi loggarti con i dati che usi su blogspot...

Baciamo le zampe! Miaoooooooo!
(lo so, sono scema, ma che pretendi a quest'ora di notte/mattina??? :D)

PAROLA DI VERIFICA: monabliz
(@Mio... non ridere!!! È vero!!! C'è scritto proprio MONABLIZ... :D)

Mio ha detto...

e come non si può ridere? :D:D:D

Pure io non mi sono ritrovato in nessun profilo in particolare, ma questo credo che sia normale. Sai, io tendo a chiedere che mi vengano attaccati profili e giudizi. L'autoreferenzialità è una brutta bestia. Riesce sempre a celare molti aspetti alla nostra autocritica. Anche per questo, credo, servono gli amici. Per criticare appunto e per sputtanare... ma questa è un'altra storia :D

Buona giornata Yuki!

Roberto

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

In effetti io da queste diavolerie descrittivo-catalogative ho sempre preso le distanze. Anch'io non sono certo in grado di riconoscermi in toto in una sola di queste categorie. Anzi in alcune proprio non mi ci riconosco in toto.

Ciao!
Daniele

PS: anch'io non riesco come Desaparecida a commentare su Radio Pazza

Prisma ha detto...

@Mio: e come non si può ridere? :D:D:D
Hehehe, infatti ho subito pensato a te. Evidentemente il blog sentiva la tua mancanza e ti ha invocato a suo modo, AHAHAHA! Ormai 'sto blog vive di vita propria...

@Daniele: eh le categorie sanno essere meschine, se interpretate alla lettera, però la teoria dell'attaccamento val bene un approfondimento... C'è molto di vero in quello che ne esce fuori, ma non sono riuscita ahimè a renderne appieno la complessità.
Per i commenti su Radio Pazza, mi spiace... Ma credo sia questione del primo accesso perché una volta loggati e memorizzati non dovreste più aver problemi. Come dicevo a Desa potete accedere con l'account di blogger selezionando l'apposita casella nel riquadro dove va inserito il commento. Più di questo non so dirvi... Sorry...

Radio Pazza ha detto...

Mi apri un mondo ...
Non che creda ciecamente a tutto, ma mi offre mattoni per costruire volte di pensieri e ragionamenti.
Credo che queste "categorie" o "tipi" non siano ordinati verticalmente o orizzontalmente ma bensi siano distribuiti nebulosamente e muovendosi ci si avvicinano in modi più o meno transitori.
Concordo e condivido con tutto ma manca una parte importante, ovvero il rapporto con la divinità (che va ben oltre il modello paterno e/o materno), diciamo che è come il rapporto che abbiamo col sole: brilla sempre anche se è nuvoloso o perchè siamo nel lato oscuro della terra. Sai, in certe culture è un riferimento assoluto importantissimo e credo che per tali popolazioni l'omnipresenza divina impregna ogni attimo conferendo a queste teorie comportamentali una dimensione da esplorare ancora ed ancora ...

Bak

Prisma ha detto...

@Bak: interessante la tua riflessione sulla divinità. Credo che manchi nell'approccio di Bowlby (o magari c'è anche, ma la ignoro io a causa della mia conoscenza superficiale dei suoi studi) perché si è concentrato sui bambini/neonati che non hanno ancora gli strumenti cognitivi necessari all'approccio con un'entità superiore e spirituale. Probabilmente gli studi condotti sugli adulti avranno approfondito anche questo aspetto. Mi piacerebbe molto proseguire nella ricerca per scoprirlo... Mannaggia alle giornate di sole 24 ore, ma che ce faccio co' 24 ore, dico io??? :D

desaparecida ha detto...

Bowlby mi è sempre piaciuto....ma io non ho mai tollerato freud...x cui probabilmente sono di parte.

Credo sia normale non riconoscersi esclusivamente in un'unica categoria anche perchè,sono solo delle categorie iniziali con cui si sviluppa l'attaccamento primario....poi il resto va da sè.

A me colpisce da sempre proprio il resto come noi reagiamo di fronte da ragazzini in poi alle varie pieghe della vite,e come questo poi ci determini nel nostro incedere come uomo e donna nel mondo.

Quelle categorie di cui parli tu possono essere prese come esempio di un modo di viversi i rapporti con l'altro.
Ho imparato ad essere molto aperta nei confronti dell'altro,riservata ma molto aperta,gli aculei purtroppo li riservo a me.

Questo è il mio punto debole.
La mia goccia che fa traboccare il vaso.

Un bacio

Prisma ha detto...

@Desa: gli aculei purtroppo li riservo a me... a chi lo dici, soru. I miei sono per così dire "aculei inversi"...