12.6.08

A Feather In The Wind... Of Change

Again. I feel like a feather in the wind.
But I am the wind. How about that?



Io so chi sono. E lo so bene.

Come potrei non saperlo... L'ho imparato a mie spese.
E non ho alcun rimpianto.
Posso dirlo senza temere di sembrare presuntuosa, i conti non li ho mai fatti pagare a qualcun altro.

Sto imparando persino a far pace con i miei neuroni schizofrenici, poverini, che colpa ne hanno loro. Sono persino simpatici, anche se a volte li schiaccerei volentieri come mosche.
Non sempre. Giusto quando scassano troppo la minchia e diventano pretenziosi.

A me non piace sentirmi dire cosa devo fare. Non mi è mai piaciuto.
Come quando a scuola mi imponevano un soggetto da disegnare... Quanto mi pesava.
Se invece mi girava un'immagine per la testa, allora mi ci mettevo d'impegno e mi veniva persino bene.

Stessa cosa per la musica. A orecchio, se voglio, posso riprodurre qualsiasi melodia. Nella sua forma più elementare, s'intende.
Ma se mi si impone di studiare uno spartito o, peggio, di fare solfeggio... Mi viene l'orticaria.
E dire che sono anche una discreta secchiona, quanto a studio. Però se parliamo di creatività, lì non riesco a essere metodica.
L'odiosa ripetitività di un impegno costante, ma necessario. Persino all'arte, me ne rendo conto perfettamente. Eppure non riesco a far convivere questi due aspetti. E finisco per essere un'autodidatta dilettante con ottime potenzialità ma scarsi risultati.

Strano ma vero: non me ne frega un cazzo.
Che sia una patetica forma di alibi a discolpa della mia inconcludenza?

No. Credo piuttosto che nessuno possa stabilire a quale punto della scala dell'impegno si possa collocare la "conclusione" di qualcosa.
E non sto parlando di "conclusione" in senso pratico, del tipo:
input x = output x+y.

Mi riferisco piuttosto alla conclusione che quella determinata azione/forma di conoscenza rappresenta per noi, in quanto individui unici e irripetibili e bla bla bla, in un dato momento della nostra vita.
Data la relatività che sovrasta le nostre vite, allora le chiacchiere stanno (starebbero) a zero.

Socrate diceva che saggio non è colui che sa, ma colui che sa di non sapere.

Se è così, allora sto a cavallo. Mi sembra sempre di sapere tante cose, ma di non saperne molte di più. Ed è così che mi sento viva... Mi basta pensare che c'è ancora tanto, del mondo, da scoprire... E non conta sapere che non avrò mai il tempo per sapere tutto. Sono felice di sapermi continuamente in viaggio.
E anche se suonerà retorico, non mi importa un fico secco se il viaggio sarà a mille chilometri da qua o il semplice tragitto che mi porterà da casa all'ufficio postale.

Quello che conta è chi o cosa incontrerò lungo quel percorso...
E, più importante di tutto, saranno i miei occhi e le mie orecchie...


Soundtrack: Creep - Radiohead

When you were here before
Couldnt look you in the eye
Youre just like an angel
Your skin makes me cry
You float like a feather
In a beautiful world
And I wish I was special
Youre so fuckin special

But Im a creep, Im a weirdo.
What the hell am I doing here?
I dont belong here.

I dont care if it hurts
I want to have control
I want a perfect body
I want a perfect soul
I want you to notice
When Im not around
Youre so fuckin special
I wish I was special

But Im a creep, Im a weirdo.
What the hell am I doing here?
I dont belong here.

Shes running out again,
Shes running out
Shes run run run running out...

Whatever makes you happy
Whatever you want
Youre so fuckin special
I wish I was special...

But Im a creep, Im a weirdo,
What the hell am I doing here?
I dont belong here.
I dont belong here.






9 commenti:

Unknown ha detto...

Ciao Musa Museum,
vedo che finalmente ci metti più grinta...
Cmq ho sempre creduto che gli esseri umani siano come radioline: alcuni fanno coro con le stesse frequenze mentre altri indagano sull'AM oppure oltre i 108Mhz ... o come faccio io che gioco con il tuner facendomi un radioblob nel cervello.

O<-<

2pa ha detto...

mi piace la grinta, tieni sempre con te un pizzico di dolcezza e una manciata di comprensione, che ce ne vuole tanta!
e poi...you're not a creep!
testa alta, petto in fuori e camminata alla tony manero, andiamo ad affrontare il mondo!!
(ps: ma non le sue camicie, che con quel collo un colpo di vento poi ti porta via!!)
un abbraccio

Mio ha detto...

Credo (se posso permettermi) che tu stai viaggiando da tempo, forse ora ti sei voltata o hai trovato un tornate che ti ha mostrato dove e sei arrivata e cosa hai fatto, credo che si possa chiamare piena consapevolezza del prorpio Essere. Una cosa che è infinita se si ha la fortuna di non sapere.
Intanto buon viaggio e niente più!
Complimenti ancora per questi tuoi deliri adolescenziali, magari ci fosse più gente così delirante al mondo.
A presto Museum,

Roberto

daniela ha detto...

E io ti dico brava. Proprio brava, perchè finalmente dalle tue parole traspare una persona fiera di essere quello che è.
Sono pochi quelli che possono dire di conoscere sè stessi, averlo imparato a proprie spese e avere il coraggio di pagare i propri conti senza scaricare la responsabilità su qualcun altro.

Ognuno di noi è unico e irripetibile. Per questo motivo, e solo per questo, ognuno sa cosa è giusto e non è giusto per sè stesso, e a quale punto collocarsi, come dici tu.

La felicità sta proprio in questa consapevolezza.

desaparecida ha detto...

Sempre bello rispecchiarmi in alcuni tuoi pensieri....che poi mi stronchi pure se alla fine ci metti i radiohead!!!

Sai la difficoltà nostra,credo sia data dalla discrepanza tra ciò che è giusto nella "norma" e ciò che invece noi sentiamo dentro!

Niente è assoluto,e la vera felicità nn è arrivare dove si crede di volere(o dovere andare)
ma la felicità è fare il viaggio con consapevolezza....
e con coraggio se nel viaggio decidiamo di cambiare meta(o adirittura tornare indietro)avere la forza di farlo.

E poi il fatto che il l'universo e i sapere siano infiniti....è solo a nostro vantaggio!!!

ti abbraccio forte...e grazie ...x tante cose! :)

DRESSEL ha detto...

eh, eh...non ci posso credere...sono perfettamente d'accordo

Bk ha detto...

Ti dico io cosa devi fare...
Sto scherzando!!!...
Buon viaggio allora...
anche a me piace non sapere quanto lungo sarà il viaggio stesso.
fatto la valigia? e che ci hai messo di te lì dentro?
Kisses Bk

fabio r. ha detto...

l'immenso Bruce Chatwin divideva i viaggiatori in 2 specie: i turisti - che partono con la prospettiva di tornare (per raccontare dei propri viaggi) ed i viaggiatori puri - quelli che partono sicuri che sarà il viaggio stesso a raccontargli cose, senza la prospettiva di tornare...

D'altronde però un altro mio Nume tutelare, Novalis, nell'Heinrich von Ofterdingen, pone la domanda chiave: "Wo gehen wir hin?" e la risposta è "Immer nach Hause".

Io sto nel mezzo, e temo che il mio eterno movimento annulli il proprio moto: Falsche Bewegung.

Un po' troppe citazioni eh?...vabbè, dai, poi mi passa...

Prisma ha detto...

Ultimamente latito un po' dal mio stesso blog... Scusàssero, lor signori...

@bak: già, l'estate mi fa sempre questo effetto...
Ma quanto mi piace la metafora della radio!!!

@2pa: muahahaha! Tony Manero!!! Ma come te vengono! Hahaha! Sei un tàjo! ;D Aggiungerei un bel po' di ironia alla Thomas Milian, che non guasta mai :D

@roberto: grassie, grassie. Sono in realtà deliri POST-adolescenziali... Ma è vero che continuo per tanti versi a sentirmi ancora adolescente...

@daniela: grazie, Dani! Non mi illudo, però, della ciclicità dei miei sbalzi umorali... E allora cerco di godermi ancora di più questo momento... Prima che torni la tempesta...

@desa: grazie a te, sono felice delle tue parole...

@dressel: non avevo dubbi! :D

@bk: ti confesso che preparare la valigia mi angoscia... ho sempre paura di dimenticare qualcosa... e ogni volta impiego un'eternità per farla... :D Di me ci metterei sicuramente la mia autoironia! Guai se la scordassi a casa, sarebbe la mia rovina!

@fabio: non saprei dove collocarmi nemmeno io... ma non mi stupisco, d'altronde sono un'eterna indecisa. C'è di buono però, che una volta che finalmente mi metto in testa una cosa... SO' DE COCCIO! Però devo dare ragione a Novalis... torniamo sempre a casa... il punto è capire cos'è questa cosa che chiamiamo "casa"...