8.2.11
I Almost Cried My Heart Out
Stanotte, nel buio di una sala quasi vuota, ho tremato, incastonata nella poltroncina 12 della fila K randomicamente assegnatami dal computer della multisala. Sapevo che questo film avrebbe lasciato il segno, ma non che potesse riportare alla luce con forza ferite ancora aperte. Avevo volutamente evitato di informarmi sulla trama, per lasciarmi trascinare nel vortice dalla storia senza preconcetti, e forse è stato meglio così. La paura di ritrovarmi faccia a faccia con certi demoni avrebbe rischiato di farmi rimandare una visione che invece era necessaria, ancorché dolorosa.
La cupezza delle atmosfere emotive e esteriori, la cruda violenza delle dinamiche socioeconomiche di una Barcellona suburbana, unite all'interpretazione sofferta e carica di intensità virile di Bardem mi hanno riportato alla mente La Sposa Turca, ma solo per la sensazione quasi costante di morsa allo stomaco e il brivido trattenuto dal trovarsi perennemente in bilico tra due terre di confine, tra autodistruzione e speranza di redenzione. Con la differenza che nel film di Iñárritu la morte non è un fantasma che tormenta o un pericolo che sfiora i protagonisti, ma entra prepotentemente in scena, fino a diventare essa stessa regista degli eventi.
Non ci vuole molto perché i due spettri che incombono sui figli del protagonista si manifestino a noi spettatori. Sono ombre gigantesche che vanno a sovrapporsi, loro malgrado, a quelle due figure di riferimento che dovrebbero sostenere e guidare i bambini, anziché destabilizzarli, come spesso accade quando i genitori stessi sono spinti a cadere da un vento molto più grande di loro. Un vento evocato all'inizio del film, che è lo stesso che ci riporta alla realtà poco più di due ore dopo insieme a un mare dapprima simbolo di incubi infantili, ma che nel corso della storia finisce per assumere una portata ben più drammatica e tangibile, quasi apocalittica. Nulla a che vedere, sembrerebbe, con quel pezzetto di mare appena intravisto dalla finestra di una casa in cui il calore e la stabilità familiare di un tempo sono soltanto un ricordo, che occhieggia sbiadito da vecchie istantanee incorniciate alle pareti.
Ho tremato, sì, ho tremato. Ma ho retto, fin quasi alla fine. Senza mai distogliere lo sguardo, soprattutto quello interiore. E ti ho sentito sai? Ho iniziato a ricordare... e mi è tornato il desiderio di raccontare quegli ultimi istanti. Poco prima che te ne andassi io ti ho sentito. Quando ancora non potevo sapere, eppure sapevo. Eri 'seduto' tra me e lei. La sensazione era così netta, inequivocabile. Eravamo fuori dall'ospedale, su una panchina, al sole. Lei, violentemente fragile, ancora una volta così fuori luogo. Ed improvviso, un vento leggero, di quelli che sono carezze. In quel preciso momento ho capito che te n'eri andato. Dopodiché non ti ho più rivisto, non come ti (ri)conoscevo. Quel corpo raggrinzito, quasi imbalsamato dai lenzuoli, con gli occhi tristemente chiusi, non eri tu. E nemmeno lo era quell'uomo disteso in quell'angusta camera mortuaria, i tratti somatici impietosamente alterati dalla morte e da un trucco posticcio che non ha saputo rendere giustizia all'immagine che avevamo di te. Poi ho dovuto essere forte. Per te, per me, per lei. Una volta ancora. Non poteva essere altrimenti. Ma lui era con me e mi dava coraggio, e questo ti rasserenava. Sapevo che d'ora in avanti avrei dovuto prendere le distanze da lei, come sapevo che tu l'amavi davvero e che avrei dato qualsiasi cosa per proteggerla da se stessa, ma che non avrei più potuto farlo a costo della mia stessa vita. Questo tu l'hai capito soltanto alla fine, dopo l'ultima ricaduta, quando hai toccato con mano quanto di me stessa avevo sacrificato per questo. E quanto della nostra famiglia era stato ogni volta spazzato via dai suoi cataclismi. La vita, che tanto ci ha tolto, altrettanto ci ha restituito, rendendo il nostro addio un'occasione per ritrovarci finalmente uniti, ancora una volta, in quel precario equilibrio strappato coi denti.
Un giorno, mi sono ripetuta in sala e anche dopo, durante il tragitto verso casa... un giorno la Poesia s'impossesserà di me e renderà giustizia a questo Dolore. Fa che ci riesca e che non sia soltanto l'ennesima biografia di un velleitario scrittore, ma un pezzo d'Anima regalato al mondo! Sarà così perché lo sento da sempre, se solo imparerò a non tarparmi più le ali da sola, a riconoscermi quello che merito, a ringraziarmi perché sono qua, sono viva e sono ancora in piedi dopo tutto questo!
Ho conservato in me così tante tessere di puzzle che quasi non le ricordo più. Un giorno, giuro, saprò collocarle, saprò ritrovare in me quell'istinto che solo l'allenamento costante accende e ravviva, e quell'insperata alchimia che può renderci tramiti di disegni universali che nemmeno ci aspettiamo, ma continuiamo a incubare...
...perché da sempre chi sa di essere un sopravvissuto non desidera che una di queste due cose: dimenticare per sempre o vivere abbastanza a lungo per poterlo, un giorno, raccontare.
...e succederà il giorno in cui tutto questo si condenserà nel tuo stesso sussurro, perché ya lo tienes todo, niña mia...
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Soundtrack: Ravel - Piano Concerto in G - II Adagio Assai (L. Bernstein)
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14 commenti:
"un giorno la Poesia s'impossesserà di me e renderà giustizia a questo Dolore"
mi hai commosso. un giorno succedera', ne sono certa. un giono quei dolori scompariranno, inghiottiti da una gioia piu' grande, un giorno le carezze moleste non riusciranno piu' a sfiorarci perche' non glielo permetteremo, un giorno il dolore degli altri sara' il dolore degli altri e noi potremo solo dare un tocco ma non farci toccare.
quel giorno arrivera' presto.
ti abbraccio
Dolce S., mi sono resa conto rileggendomi ora che, per chi non ha ancora visto il film, ciò che ho scritto può dar luogo a diverse interpretazioni... il dolore di cui parlo è in realtà un dolore diverso... ma non vorrei aggiungere altro, per non svelare troppo del film. Se puoi, guardalo. E capirai.
Ti abbraccio forte.
ps. ho rimesso mano al post, rendendolo un po' meno criptico...
Un bacio.
Meglio se e' criptico, lascialo come ti piace. E' per te.
Forse cio' che sappiamo l'uno dell'altra fa da "pregiudizio"...:-)
In ogni caso, cio' che ho scritto a te era anche per me stessa. Quindi va bene uguale.
ps
la parole virile accanto a bardem e' come uno stagionato ragusano con miele e semi di sesamo. PERFETTO!
Alla fine del film lui ha pianto e io non vedevo l'ora di uscire dal cinema.
E invece ti ringrazio... perché da un bel po' di anni soffro di una cripticità nata per proteggermi, ma che finisce poi per ingabbiare anche ciò che invece vorrei far uscire... E ora che ho rimosso un altro piccolo tappo, ciò che ho scritto mi piace molto di più! Grazie. :)
@Vale: già... l'impatto è sempre molto soggettivo.
Non posso che andarlo a vedere, pur sapendo di rivivere le emozioni che hai così ben descritto....un abbraccio forte.
Freddy, amico mio... grazie di cuore. Un abbraccio speciale.
Fila K, eh?
Giuro! :)
ps. grazie!
raffica di abbracci schwesterchen...
grazie, brüderchen...
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