Ci sono giorni che la vita scorre senza troppi pensieri. Semplicemente l'azione prende il sopravvento sulla riflessione. Che non muore, sia chiaro, solo si mette di lato, in sottofondo, lasciandosi trasportare da gesti ripetitivi ma non per questo meno significativi.
È raro che cominci un libro senza averne finito un altro, eccetto i testi che studiavo all'università. Ed è ancor più raro che accantoni un libro senza ultimarlo fino all'ultima pagina. Eccezion fatta per Great Expectations in lingua originale, iniziato tanti anni orsono e mai finito per pigrizia personale nel maneggiare l'inglese dickensiano, se così si può chiamare.
Un libro che leggo piano piano, a piccole dosi, da mesi, è Il Libro Dell'Inquietudine di Pessoa, del quale avevo già parlato a novembre, mi pare. Parole malinconiche, spesso pesanti, che toccano in profondità e talora persino irritano, e che non riesco a leggere d'un fiato.
Poi, improvvisamente, arriva quella pagina che si stacca da tutte le altre e comincia, in te, a vivere di vita propria. E allora taci, non vuoi aggiungere nient'altro. Non potrai mai aggiungere nient'altro...
Quando le parole di qualcuno ti si incollano ai pori della pelle e la fanno respirare come se provenissero dal tuo stesso mondo interiore, ti fai da parte e le lasci parlare...
È raro che cominci un libro senza averne finito un altro, eccetto i testi che studiavo all'università. Ed è ancor più raro che accantoni un libro senza ultimarlo fino all'ultima pagina. Eccezion fatta per Great Expectations in lingua originale, iniziato tanti anni orsono e mai finito per pigrizia personale nel maneggiare l'inglese dickensiano, se così si può chiamare.
Un libro che leggo piano piano, a piccole dosi, da mesi, è Il Libro Dell'Inquietudine di Pessoa, del quale avevo già parlato a novembre, mi pare. Parole malinconiche, spesso pesanti, che toccano in profondità e talora persino irritano, e che non riesco a leggere d'un fiato.
Poi, improvvisamente, arriva quella pagina che si stacca da tutte le altre e comincia, in te, a vivere di vita propria. E allora taci, non vuoi aggiungere nient'altro. Non potrai mai aggiungere nient'altro...
Quando le parole di qualcuno ti si incollano ai pori della pelle e la fanno respirare come se provenissero dal tuo stesso mondo interiore, ti fai da parte e le lasci parlare...
Chi abbia letto le altre pagine di questo libro si sarà forse convinto che io sia un sognatore. Costui si ricreda. Per essere un sognatore mi manca il denaro.
Le grandi malinconie, le tristezze piene di tedio non possono esistere se non in ambienti confortevoli e di sobrio lusso. Per questo Egeus di Edgar Allan Poe può restare ore ed ore in languida concentrazione in un antico castello avito ove, al di là della grande porta della sala in cui la vita languisce, invisibili maggiordomi amministrano la casa e il cibo.
I grandi sogni necessitano di certe condizioni sociali. Un giorno che, cullato dal dolente ritmo della mia prosa, mi venne in mente Chateaubriand, non tardai a pensare che io non ero né un visconte né un barone normanno. Un'altra volta che credetti di avvertire in ciò che avevo scritto una somiglianza con Rousseau, non tardai a riflettere sul fatto che, oltre a non aver avuto il privilegio di nascere nobile e castellano, non avevo neppure quello di essere svizzero e vagabondo.
Ma, dopotutto, c'è un universo anche in Rua dos Douradores. Anche qui Dio concede che non manchi l'enigma di vivere. E per questo, i sogni che riesco a estrarre fra le ruote e le tavole, poveri quasi come questo panorama di carri e di casse di legno, sono tuttavia quanto ho e quanto posso avere.
Altrove, senza dubbio, esistono i tramonti. Ma perfino da questo quarto piano sulla città si può pensare all'Infinito. Un infinito con magazzini sottostanti, è vero, ma con stelle all'orizzonte... È quanto mi viene alla mente in questo pomeriggio ultimo, presso questa alta finestra, nell'insoddisfazione del borghese che non sono e nella tristezza del poeta che non potrò mai essere.
Soundtrack: Valzer Per Un Amore - Fabrizio De Andrè
6 commenti:
io invece solitamente leggo 2 o 3 libri insieme, poi magari mi capita di non leggere per un mese. Sono compulsivo, bulimico letterario, mi abbuffo e poi smetto...
Sulle pagine che ci lasciano così, ebeti a rileggerle, hai voglia quante volte mi capita!!!
Pessoa l'ho conosciuto tramite Tabucchi ed il fascino di quella frontiera invisibile che è lisbona ed il portogallo mi ha rapito..
ciao
ESATTAMENTE!!!
E' proprio questo il punto: il tedio che proviene da quella infausta combinazione di sensibilità ed intelligenza, questa condizione di affinità con la poesia che CI impedisce di concludere magari gli studi di ingegneria o di avanzare in carriere da portaborse, che NON CI fa guardare al di qua degli interessi personali, NON CI consente quel sano egoismo.
Parlo di quel frustrante senso di responsabilità verso l'anima che CI fa essere genitori poveri in tasca ma sempre generosi, eppur senza logica.
Parlo di quella capacità di sognare ancora che in realtà NON CI riempie il frigorifero.
Parlo di quei cattivi esempi letterari che continuamente CI invitano a mollare tutto e fare la rivoluzione ... MA FALLA TE!!! CHE IO SONO PROLETARIO ...
FALLA TE!!! CHE IO SE DOMANI NON RICEVO LO STIPENDIO STO NEI GUAI E MI TOCCA ELEMOSINARE ANCORA AIUTO A MAMMA E PAPA' E C'HO 32 ANNI E NON POSSO PERMETTERMI UNA FAMIGLIA!
Ha ragione Pessoa in questa pagina ... disilludiamoci. E' vero che carta e penna sono quasi gratis, ma il tempo e i contatti giusti costano assai.
Ricordo ancora vivida sulla pelle la frustrazione che mi dava il leggere curiosamente le biografie dei miei personali miti: tutto sembra essere accaduto con tanta semplicità e logica.
Ok va bene così, mi sono sfogato ;-)
Bak
ps. Per Guy Debord il proletariato è una condizione trasversale, nel senso che il proletario è colui che non ha "potere" sulla propria vita, che non può decidere di realizzare i suoi desideri a prescindere dalla sua posizione sociale.
E se si metessero in comune i sogni? Se il mio sogno di realizzare qualcosa (per me) potesse dipendere dalla volontà di altri, dalla solidarietà degli altri? Credo che il riscatto dei nostri sogni, per chi borghese non è, debba passare dai sogni di chi borghese non è, peccato che ora molti si sentono borghesi non accorgendosi che sono come cani legati solo ad un guinzaglio lasciato volontariamente più lungo.
Disillusione o illusione che non potrà mai cambiare nulla? Eppure un tempo, non molti decenni fa, era possibile... ma era un'altra società.
A presto e buona settimana Museum!
Roberto
Io invece SPERO che prima o poi l'azione prenda sopravvento sulla riflessione. Soprattutto se la riflessione è più rimuginazione e malinconia! ... che poi diventa svogliatezza ... eccetera!
Scusa ancora per il malinteso, m'è sfuggita la mail d'avviso. Ora tolgo addirittura la moderazione, avrei dovuto e voluto farlo da tempo!
ciao...son passata...piccola pausa..sto studiando...arrivo qui...e trovo che anche tu in questo momento stai leggendo pessoa...anch'io...alla sera...leggo un pochino...perchè certe cose mie così magistralmente scritte un po mi scalfiscono...
un bacino museum
Riemergo dall'eclissi per ringraziarvi dei vostri preziosi commenti. Mi hanno fatto enormemente piacere.
@fabio: prima o poi mi piacerebbe passeggiare per Rua dos Douradores...
@Bak: vedo che ci capiamo perfettamente ;) Un tempo pensavo che questi discorsi fossero solamente alibi che sbandieravo per giustificare i miei personali fallimenti, ma dopo averci sbattuto forte il grugno sono diventata più realista.
@Mio: già, la solidarietà... Sarebbe bello. Peccato che homo homini lupus e la storia, ahimè, mi lascia poche speranze, salvo rare eccezioni.
@Giovanni: tranquillo, figurati. Sull'azione ti do ragione. A volte aiuta a smettere di crogiolarsi nelle proprie miserabili autorecriminazioni.
@mochina: mia cara, che piacere! Anche tu stai leggendo Pessoa? Wow! Un bacino anche a te e buono studio.
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