1.3.09

Donne Sull'Orlo Della Sindrome Di Peter Pan


Sto leggendo Oceano Mare di Baricco. Mi piace. Mi piace davvero. Scrive bene quello lì (Grazie, Bk!). Chissà perchè avevo sempre nutrito dei pregiudizi nei suoi confronti. Non certo sulla sua capacità di scrivere, ma temevo fosse uno di quei letterati spocchiosi che tanto piacciono a certi borghesi benpensanti. E invece non è spocchioso manco per niente. Tant'è che oggi, che ho così tanto bisogno di ripulirmi dalle scorie radioattive che io stessa produco in gran quantità, me ne sono venuta al mare e Oceano Mare l'ho portato con me. Non so se lo leggerò. Prima devo scrivere. Devo, capite? Però che almeno non si dica che Oceano Mare, la mia copia di Oceano Mare, adesso non sappia anche un po' del mio mare.

Mi piace stare seduta qui, col culo sulla sabbia e il rumore del mare a solleticarmi i padiglioni auricolari. Mi piace, anche se fa ancora un freddo da battere i denti. Anche se sono da poco reduce da un fantastico febbrone psicosomatico (è mia la diagnosi, nel caso ve lo chiedeste) ed ho una sinusite da sbattere la capoccia contro il muro per quanto mi fa male. Ma 'sti gran ca'. D'altronde lo dice anche Baricco: il mare guarisce. Perciò, sciarpona annodata al collo e cappello ben calcato sopra la fronte che sembro un pazzo squilibrato prima di una rapina, me ne sto qua, a prendere schiaffoni dal vento. Fortuna che ho trovato un angolino sicuro, tranquillo ma non isolato, ché di questi tempi c'è da aver paura ad andare in giro da sole, le donne. Potenza di un'agenda... L'agenda dei
media-ni.

Mi metto pure a smessaggiare un po', tanto per mandare un segnale a chi mi sta a cuore per dire che
sono ancora viva e che il mio pensiero li segue anche a distanza. Tò, guarda! Nessun contatto per giorni e appena mando un segnale... in due-minuti-due ecco che arriva la risposta. Non riesco ancora a rassegnarmi al fatto che non sono più un'adolescente, che gli amici crescono, che abbiamo tutti mille impegni e non ci si vede quasi più. Epperò io a questa storia qui, quella dell'adultitudine, mica ci credo molto. Mi spiego. Non diventiamo mai veramente adulti dentro, se non in senso biologico, sociologico, anagrafico. E con questo non voglio dire che bisogna ascoltare il bambino che è in noi e altre stronzate simili. Tutte banalità trite e ritrite, che come tutte le banalità della vita nascondono sempre un fondo di fottuta verità. Intendo dire che non scatta mai una vera barriera, quel passaggio a livello che ci sbarra il passo e stabilisce il limite invalicabile tra adultitudine e non adultitudine.

Mi si dirà: beh, e allora quando ti nasce un figlio, come la mettiamo? Già. Giusto pochi istanti orsono mi è passata vicino una tenera famigliola. Padre, madre e pargolo zompettante al centro, rigorosamente tenuto per mano. E mi sono chiesta: e se capitasse a me? Non posso negare che ogni tanto ci penso anch'io alla maternità. Ma non nel senso tipicamente femminile del sentire dentro di me i rintocchi di un non meglio identificato orologio biologico. Non sento proprio un tubo. Anzi, a dirla tutta, il solo pensiero mi terrorizza. Come potrei fare da madre a qualcuno io, che ancora non ho imparato del tutto a farlo a me stessa? E pensare che c'è gente che alla mia età ha già figli da dieci anni o più. E poi parlano degli uomini con la sindrome di Peter Pan. E delle donne, allora, ne vogliamo parlare? Sarò mica un maschio mancato? No, èh!

(delirio scritto il 26 febbraio 2009, alle ore 16 o giù di lì)



Soundtrack: Lay Down Sally - Eric Clapton



8 commenti:

Mio ha detto...

Non credo che i figli segnano la morte del nostro bambino interiore. Voglio dire, sono vita all'ennesima potenza sono speranza viva e tangibile, sono nati per non farci morire. Sia in senso biologico che in senso psicologico. Loro ci insegnano senza pretese a mantenerci bambini, noi si può imparare oppure no. Credo che l'unica responsabilità di un genitore sia solo quella di insegnare di voler sempre imparare, di sentirsi sempre piccoli, ignoranti e sognatori. Se si insegna morale, il giusto o il sbagliato in senso oggettivo si finisce per creare vecchi senza rughe. Sì creare!!! Ecco l'unica responsabilità, non creare niente in nessuno.
"Come potrei fare da madre a qualcuno io, che ancora non ho imparato del tutto a farlo a me stessa?" lo diceva J. sei anni fa, ora vorrebbe il sorriso di un bambino. Spero che ci riuscirà.
Non è sindrome di Peter Pan è "solo" sapersi ascoltare.
A presto Museum,

Roberto


PS: mi si scusi il tono un po' assoluto-oggettivo del commento andrebbe introdotto con io penso che...

fabio r. ha detto...

et voila' !!! benvenuta nel club peter pan! piacere, io sono il presidente, la stavano aspettando. prego, prenda pure posto sul tappetone dei giochi, tra un po' saro da lei.
e poi non credo che i bambini facciano insavire sai, molti adepti amici miei del club sono padri e madri eppure occupano posizioni di rilievo nel club...
parafrasando de andrè : e' strano ritrovarsi adulti senza essere cresciuti (lui lo diceva dell'altezza of course..).
ciao ci vediamo tra un po' al parco giochi!!

Barbara ha detto...

Oggi siamo proprio in sintonia, a quanto pare....Ma non piova là da te? Un abbraccio

Prisma ha detto...

@Mio: sagge parole... Solo che io continuo a sentirmi tanto Peter Pan! Che ce posso fà, sarà il periodo...

@Fabius: ecchime!!! Quando si gioca???

@Barbara: sì, sì! E piove ancora, tra l'altro! In fondo al post avevo scritto in che giorno cotanto delirio fu partorito... era il 26 febbraio! Solo che oggi mi sono finalmente decisa a pubblicarlo. :D Un abbraccio anche a te.

Bk ha detto...

Figurati cara...
le cose belle vanno condivise.
Sai che penso? Che uno debba pensare ad essere stramaledettamente felice... trovare qualcuno che la pensi così e con cui giocare ai grandi (che poi non è male, no?)... e che da questa stramaledetta felicità e gioco a due... nasca un marmocchio, senza tanto pensarci.
Ma che respiri stramaledetta felicità dal primo respiro perchè c'ha due matti che lo aspettano che gli sbrilluccicano gli occhi.
Ecco quello che penso...

cicerchiata ha detto...

Noooooo!! Oceano Mare Noooooo!!!

Ero una_tra_quelle_come_te che pensavano al "commercio di Baricco".
Poi un suggerimento da una stimatissima persona e allora lo comprai anche io "OceanoMare".

Una fantastica scrittura creativa, non "Da tutti".
Ma delusione, sul finale, scoprì che rimane comunque "Per tutti", questo Baricco.

E ora sono curiosissima di sapere cosa ne pensi tu, mia cara..
Davvero.

Per quel che riguarda il tuo flusso di coscienza che approda a quell'orologio, cosa dire... ho sognato, pochi giorni fa, che reggevo con una mano la mia pancia, gonfia e tondeggiante.

... Se il buon giorno si vede dal mattino... :/


..Ti sorrido!
©.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Non penso che volere dei figli sia sinonimo di maturità. Molte coppie lo fanno per "tentare di salvare il matrimonio", altre lo tengono perché é venuto, altre lo fanno credendo di essere pronte e poi non lo sono affatto.

Uomo mancato? Non credo perché tu, al contrario di tanti uomini, queste domande e queste considerazioni te le sei poste.

Prisma ha detto...

@Bk: è un bel pensiero e a pensarci in questi termini fa molta meno paura, in effetti... Ma quando la ragione prevale sull'istinto, come nel mio caso, si finisce per restare inchiodati alle proprie responsabilità. E allora un figlio resta, per il momento, un'avventura per cui non mi sento affatto pronta. In futuro, chissà...

@ICerchiata: ho finito oggi di leggere Oceano Mare e, mentre sono rimasta piacevolmente affascinata dalla prima parte, da pagina 147 fino alla fine il racconto, a mio parere, ha perso quel guizzo che aveva avuto in precedenza e si è notevolmente appiattito. Mi è parso persino che prima e seconda parte fossero state scritte da persone diverse... Il finale ha tolto spessore al romanzo, sono d'accordo.
Quanto al tuo sogno... che dire? Le coincidenze cominciano a diventare inquietanti :D

@Daniele: hai ragione, non sai quanto mi fa rabbia che in molti mettano al mondo un figlio per puro egoismo...