1.11.08

Tras-porto (reloaded)

Sono distrutta. Otto ore di lavoro in piedi, ferma. E il tragitto lavoro-casa casa-lavoro a piedi per due volte: totale 40 minuti di cammino, perchè l'autobus quando serve non passa mai e rischi di fare la muffa alla fermata...

Non mi dispiace camminare, soprattutto ascoltando musica. Ma odio sudare. E quello, purtroppo, mi capita ogni volta che cammino a passo sostenuto.

Passano i giorni, i mesi, le stagioni... e persino gli anni. Quante volte ho percorso quello stesso tragitto, quante cose sono cambiate e quante sono rimaste le stesse.

Ma non mi stanco, inforco le cuffiette e cammino. La musica mi porta. Mi tras-porta.
L'atmosfera a volte diventa surreale. Soprattutto d'inverno, quando il buio arriva prima. La periferia sembra una terra di nessuno e avresti quasi paura a girare da sola. Ma te ne freghi, la musica ti farà compagnia.

Domani si ricomincia... Di nuovo, la stessa girandola. Lavoro del cazzo, ma per ora mi va bene così. Non mi fate domande, vorrei dire a chi mi chiede: "Ma che fai? Studi?".
Fatevi i cazzi vostri.
"No, ho già dato", rispondo. E sorrido.
Perplessi mi guardano... E se ne vanno.
Tiro un sospiro di sollievo. Non devo dare spiegazioni a nessuno, io. Ne chiedo già tante a me stessa, ogni giorno della mia vita.

Oggi è sabato, ma non vado da nessuna parte stasera. E nemmeno me ne frega.
Sarà una serata qualunque... In ottima compagnia.

Da tre anni a questa parte non ho fatto altro che resettare periodicamente il sistema e ripartire da capo.
È che sto cercando di smetterla con l'idea che sia brutto essere "Una Persona Qualunque".

Lo sono? Non lo sono? Per quanto io muoia dall'ardente desiderio di combinare qualcosa di grande nella vita e lasciare un segno, trascorro i miei "migliori anni" in un modo assolutamente non programmato.
Imparo ogni giorno dalle piccole cose, dagli incontri con persone e mondi che mai avrei sfiorato se avessi vissuto altrimenti.
E forse è questo.
Forse è solo questo.

"Solo"... Continuo ad usare questa parola senza nemmeno rendermene conto.

Perchè tendiamo a sminuire la nostra vita anelando a qualcosa di vago, inconsistente e che forse ci illude di essere qualcosa che non siamo?

In questi giorni, a pizzichi e mozzichi, sto dando una letta a Pessoa.
Un giorno, non so come, mi è capitato tra le mani un suo libro e mi sono ricordata di averlo visto citato in un blog.
"Il Libro Dell'Inquietudine"... Certo, non è il massimo in questo mio periodo di stasi dinamica, l'umore altalenante, sempre in bilico tra la malinconia e la ricerca di spensieratezza.
Epperò c'ho trovato qualcosa di mio, nelle parole di Bernardo Soares, alter ego dell'autore...

Ci sono giorni nei quali ogni persona che incontro e, ancor più, le persone abituali della mia convivenza obbligata e quotidiana, assumono aspetti di simboli e, isolati o fra loro connessi, formano un alfabeto profetico od occulto che descrive in ombre la mia vita.

[...]

Alla fine di questa giornata rimane ciò che è rimasto di ieri e ciò che rimarrà di domani; l'ansia insaziabile e molteplice dell'essere sempre la stessa persona e un'altra.

Ecco. Qualcuno che ha messo nero su bianco come mi sento... Riuscissi a farlo io...

Soundtrack (Writing): Porcelain - Moby




The Real Soundtrack (Walking): Extreme Ways - Moby






Extreme ways are back again
Extreme places I didn't know
I broke everything new again
Everything that I'd owned
I threw it out the windows, came along
Extreme ways I know move apart
The colors of my sea
Perfect color me

Extreme ways that help me
That help me out late at night
Extreme places I had gone
But never seen any light
Dirty basements, dirty noise
Dirty places coming through
Extreme worlds alone
Did you ever like it then

I would stand in line for this
There's always room in life for this

Oh baby, oh baby
Then it fell apart, it fell apart
Oh baby, oh baby
Then it fell apart, it fell apart
Oh baby, oh baby
Then it fell apart, it fell apart
Oh baby, oh baby
Like it always does, always does

Extreme songs that told me
They helped me down every night
I didn't have much to say
I didn't get above the light
I closed my eyes and closed myself
And closed my world and never opened
Up to anything
That could get me along

I had to close down everything
I had to close down my mind
Too many things to cover me
Too much can make me blind
I've seen so much in so many places
So many heartaches, so many faces
So many dirty things
You couldn't even believe

I would stand in line for this
It's always good in life for this

Oh baby, oh baby
Then it fell apart, it fell apart
Oh baby, oh baby
Then it fell apart, it fell apart
Oh baby, oh baby
Then it fell apart, it fell apart
Oh baby, oh baby
Like it always does, always does

10 commenti:

Mio ha detto...

Anche qua è solo una serata qualunque. La mia ottima compagnia mi attende sul comodino ed un po' di lieve musica me la scolpirà ancor più nella mente. Come mi sento lo trovo scritto tra quelle righe, ma forse in quelle righe un po' tutti si sono ritrovati.
Capisco le tue inquietudini, in bilico tra due mondi che per me ora (piccolo eufemismo) sembrano non poter coesistere.
Buona serata e notte Museum!

Roberto

fabio r. ha detto...

pessoa è un buon antidoto per ogni mania-malattia, hai ragione...
io l' ho scoperto tramite Tabucchi e - strano ma vero - Wenders con i Madredeus...
riguardo alle tue ultime righe: ora sai come mi sento io costantemente... cui prodest scrivere? più leggo e più mi rendo conto che hanno già scritto tutto, e molto meglio di quanto farei io...

Domhir Muñuti ha detto...

ciao museum..

mi riconosco molto nel tuo stato d'animo. questo ti dimostra che non solo Pessoa sa trovare le parole.. :) ..comincio anche io a pensare, e a gioire, di essere "normale", malgrado le mille velleità che continuano ad accecarmi di tanto in tanto. anche io nella normalità, o meglio nella sua consapevolezza, vedo una conquista più che una sconfitta.
a combinare qualcosa di grande si fa sempre in tempo. credo che la continuità e l'equilibrio siano più importanti delle grandi cose, e che le grandi cose trovino terreno fertile nell'equilibrio e nella continuità.

DRESSEL ha detto...

normale tu??? ahahahahahahahahahahahahahahahahaAAHAHAHAHAHAHAHAeheheheheheheEHEHEHEHEHEEHEHEHEHEH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
madonna...è una cosa assurda che ua persona intelligente come te si consideri "normale"...

Prisma ha detto...

@roberto: non c'è male,tra musica e libri ti sei scelto una degna compagnia! 'Notte, anche se con un giorno di ritardo!

@fabio: eh già... capita spesso anche a me di leggere altri e pensare: "ma perchè cavolo non riesco a scriverle io 'ste cose?"... :D Ma poi passa... e torno sulla terra.

@hobu ghergai tbfka higuerra: bentornato! Per la prima parte del commento... grassie :D
Per la seconda... e chi ha parlato di normale? ;P Io sono tutto tranne che normale... :D

Scherzi a parte, anche se la parola "qualunque" può essere ritenuta un sinonimo di "normale", ho scelto la prima per dire che vivendo la mia vita di tutti i giorni, lontano dalle mie più intime i(n)spirazioni-aspirazioni-espi(r)azioni, alla fine sono una persona qualunque che mangia, beve, dorme, lavora, ecc. ecc., come tutte le altre.
Indi per cui... a volte mi dico: o combini davvero qualcosa, oppure la pianti di "darti tante arie" interiormente e ti godi il presente.

Continuità ed equilibrio sono un bel traguardo, è vero. Ma devo ammettere che le mie cose migliori sono venute fuori proprio nei miei momenti di maggior "squilibrio", se così si possono definire...

E allora forse la cosa migliore che si possa fare è imparare a far convivere i propri due lati opposti, il Concreto e il Sognatore, permettendogli ogni tanto di prendersi un po' a schiaffi.

@dressel: bentornata anche a te! Immagino ti riferisca a hobu ghergai...

Domhir Muñuti ha detto...

@museum: ups, ho confuso "normale" con "qualunque"! devo riordinare le idee.. ma il succo è che lo stato d'emergenza inizia a stressarmi un po' e l'unico desiderio che ho è la stabilità.

@dressel: ma per sentirmi normale, cioè per lasciarmi certi eccessi alle spalle, non devo rinunciare all'intelligenza.. che poi è un po' sopravvalutata.. :P

Unknown ha detto...

Io, come tutti, ho trovato bellissime e verissime le parole di Pessoa.
Certe volte sono così infantile che non mi voglio cimentare con questa "decodificazione simbolica delle proprie relazioni sociali", e nonostante sia l'unica cura abbandonare ciò che del passato non vogliamo più, io lo trovo estremamente crudele verso se stessi. E' come buttare via le copie di "Topolino" che hai collezionato per farti pubblicare la foto vicino ad altissime colonne gialle di carta stampata a fumetti, solo che per collezionarle sei cresciuto troppo e te ne vergogni ...
E' il bisogno di affetto ed attenzioni il problema. Il mio problema.
Confessare questo segreto ne fa forse una verità? Mi cura? E' una valida terapia esternarlo? Non credo. E' solo un'altro modo per dimostrare l'odio per me stesso, una funzionale tortura per non mangiarsi le unghie o fumare troppo.
Mi rendo però conto di una cosa: ho smesso di fumare, di mangiarmi le unghie, curo il mio corpo e la mia alimentazione più di prima, non bevo per ubriacarmi e cerco di rispettare alcune tradizioni di famiglia. Fosse questo il segreto? Fosse mantenere il proprio corpo in forma per curare meglio la mente?
Non lo so, vedremo.
In bocca al lupo e scrivi qualcosa con il tuo alfabeto profetico. Io cercherò di fare sogni lucidi.

Bak

Prisma ha detto...

@hobu ghergai: lo stato d'emergenza inizia a stressarmi un po'... A chi lo dici...
Da qualche parte ho letto che lo stress, ad oggi, è ancora il mezzo più efficace per evolverci... :) Mi sa che ce tocca! ;)

@bak: io ho appena iniziato a conoscere Pessoa e se in alcuni punti mi ritrovo molto in ciò che scrive, in altri mi sento davvero a disagio... Alcuni passaggi del suo "Libro dell'Inquietudine" a volte quasi mi irritano per l'ossessivo ripetersi di una malinconica stasi contemplativa...
Ma forse è il periodo in cui lo sto approcciando ad influire sulle mie impressioni. O magari il fatto è che non sempre mi piace ciò che vedo riflesso nello specchio...

E' il bisogno di affetto ed attenzioni il problema. Il mio problema.

Direi che è Il Problema, Bak.
Non immagini quanto...
E sono arrivata alla banale conclusione che nessuno possa ritenersi immune.
Può cambiare la forma, ma la sostanza è la stessa.

Non fumo nè ho mai fumato, posso dire di non avere eccessi...
Ma ho nel tempo maturato un mio personale modo di autopunirmi e mi ritengo per questo estremamente infantile. E il problema è che non riesco proprio a smettere...

Tu giustamente stai tentando la via della cura del corpo per arrivare al benessere della mente.
Io temo al contrario che tutto parta sempre fottutamente e inevitabilmente da quest'ultima... E che non sia affatto facile riparare la falla.

Il tuo in bocca al lupo me lo prendo volentieri... e sì, ammetto che mi piacerebbe da impazzire imparare a scrivere con l'alfabeto profetico.
Anche i sogni lucidi non mi dispiacerebbero affatto!

Lucidi sogni, allora!

digito ergo sum ha detto...

che a me sembra tu sia riuscita bene benissimo a fare passare come ti senti. ci ho un dubbio atroce. te pensi che ti si possa sopravvalutare... e se fossi te a sottovalutarti?

te sei uN splendore. ma di quelli splendenti, di quelli veri. vari. e rari.

un abbraccio

Prisma ha detto...

Caro digito... E te hai CIEntrato in pieno! A volte ho degli impeti autodistruttivi che nemmeno immagini! Un maledetto tarlo si annida nella mia calotta cranica e rompe continuamente gli zebedei...

Grazie per le tue parole. Riescono sempre ad alzare il mio tasso di autostima. :D

Abbraccione!