12.11.08

Qué te vaya estupendamente!




Stringi i pugni e osservi con disprezzo le tue dita rattrappite, ignobilmente deformate dalla rabbia e da un dolore che non puoi sfogare.
Una nuova mattina, incominciata nel peggiore dei modi.
Pensieri orribili che arrivo persino a pronunciare ad alta voce.
Che non vorrei mai aver pensato.

Solo TU sei capace di snaturarmi fino a questo punto. E ti stramaledico!

Il tuo Amore(?), una lama aguzza conficcata nello sterno, invisibile a tutti gli altri.
Ma chi sono gli Altri?
Trapassi la mia persona senza farmi sanguinare e mi lasci ansimante e incapace di chiedere aiuto.

Ogni varco che apri nella mia corazza di cartapesta lascia uscire come sciami di insetti tutto il male che mi hai fatto, tutti gli incubi vissuti da quando avevo quindici anni.
E vorrei gridarti quanto ti odio, che desidererei vederti morta.
Ma tutto ciò che riesco a fare è odiare me stessa solo per averlo pensato...

Ho freddo, chiudo la finestra... Ma il freddo non passa.
Mi attraversa dentro e mi inchioda al pavimento.

Ma giuro sulla mia pellaccia che trasformerò tutto questo dolore in qualcosa di buono. Non lascerò che i tuoi occhi di ghiaccio e le tue urla senza senso scalfiscano la mia volontà di vivere!
Voglio stare bene. E ce la farò, cazzo!

Never look for the truth in your mother's eyes, cantava qualcuno...

Ed è quello che farò. Stanne certa.

E benedico la Musica almeno quanto maledico te...

Dio come può esistere qualcosa di così potente da riuscire a sollevarmi in aria, quando invece mi sento pesante come un incudine!?
E le lacrime che non riesco a trattenere diventano lacrime di gioia...
e la paura diventa un fiume di energia,
e il mio odio diventa amore per la vita!
E tu?
Sei solo uno stramaledetto dèmone che devo affrontare...

Per la prima volta mi soffermo sul testo di Thick As A Brick dei Jethro Tull e penso: "Ma come ho fatto a stare senza per tutti questi anni?"

Cosa darei per essere lì, tra il pubblico, a farmi attraversare da questo orgasmo di suoni...

Come dici? Volevi morire?
Pazza! Non sai cosa ti saresti persa...


Soundtrack: Thick As A Brick - Jethro Tull

Really dont mind if you sit this one out.
My words but a whisper -- your deafness a shout.
I may make you feel but I cant make you think.
Your sperms in the gutter -- your loves in the sink.
So you ride yourselves over the fields and
You make all your animal deals and
Your wise men dont know how it feels to be thick as a brick.
And the sand-castle virtues are all swept away in
The tidal destruction
The moral melee.
The elastic retreat rings the close of play as the last wave uncovers
The newfangled way.
But your new shoes are worn at the heels and
Your suntan does rapidly peel and
Your wise men dont know how it feels to be thick as a brick.

And the love that I feel is so far away:
Im a bad dream that I just had today -- and you
Shake your head and
Say its a shame.

Spin me back down the years and the days of my youth.
Draw the lace and black curtains and shut out the whole truth.
Spin me down the long ages: let them sing the song.

See there! a son is born -- and we pronounce him fit to fight.
There are black-heads on his shoulders, and he pees himself in the night.
Well
Make a man of him
Put him to trade
Teach him
To play monopoly and
To sing in the rain.

The poet and the painter casting shadows on the water --
As the sun plays on the infantry returning from the sea.
The do-er and the thinker: no allowance for the other --
As the failing light illuminates the mercenarys creed.
The home fire burning: the kettle almost boiling --
But the master of the house is far away.
The horses stamping -- their warm breath clouding
In the sharp and frosty morning of the day.
And the poet lifts his pen while the soldier sheaths his sword.

And the youngest of the family is moving with authority.
Building castles by the sea, he dares the tardy tide to wash them all aside.

The cattle quietly grazing at the grass down by the river
Where the swelling mountain water moves onward to the sea:
The builder of the castles renews the age-old purpose
And contemplates the milking girl whose offer is his need.
The young men of the household have
All gone into service and
Are not to be expected for a year.
The innocent young master -- thoughts moving ever faster --
Has formed the plan to change the man he seems.
And the poet sheaths his pen while the soldier lifts his sword.

And the oldest of the family is moving with authority.
Coming from across the sea, he challenges the son who puts him to the run.

What do you do when
The old mans gone -- do you want to be him? and
Your real self sings the song.
Do you want to free him?
No one to help you get up steam --
And the whirlpool turns you `way off-beam.



5 commenti:

Unknown ha detto...

Minchia quanta collera! Parte della mia terapia consiste nel guardare i films di Alejandro Jodorowsky ad orari improponibili e dipingere in compagnia.
Si può anche arrivare a dire che l'odio è ciò che l'amore genera quando il cristallo si incrina e rende nullo il valore delle pietre preziose ...
In bocca al lupo

digito ergo sum ha detto...

garbata bloggeressa,

lo so: è più facile a dirsi che a farsi. e passami la banalità.

la rabbia, l'odio, il rancore, tutta roba per decerebrati. offuscano, modificano, non lasciano punti di riferimento. si autoalimentano. a me piace pensare che ognuno è libero di fare ciò che vuole come vuole, e ne pagherà le conseguenze.

dove ancora non sono arrivato è cascare, ogni tanto, nella domanda "sì, ma quando le pagherà"? perché poi ci sembra sempre che, a certa gente, vada tutto bene.

se da una parte è brutto, dall'altra parte sapere che la rabbia e l'odio si sono trasformati in totale e completamente priva di aggettivi "indifferenza", è motivo di orgolgio. perché è crescita.

ti abbraccio

Prisma ha detto...

Cari, impavidi, stimati lettori... Vi confesso che avevo molta paura di pubblicare questo post, troppo personale, troppo "violento", troppo.
Ma ne ho sentito la necessità, perchè anche questa rabbia, purtroppo, fa parte di me.

Mi ha tenuto in piedi, quando l'annichilimento e l'autoannullamento davanti a una Forza molto più grande di me sembravano l'unica risposta. Ha permesso al mio coraggio di farsi avanti e sfidare la luce del nuovo giorno. Mi ha permesso di resistere e conservare quanto di buono quella stessa Forza aveva costruito prima di degenerare in un Male che lei stessa non aveva desiderato.

Amore e Morte sono intimamente legati, come insegnano i greci che tanto poco conosco, e che avrei un gran bisogno di approfondire.
L'ho provato sulla mia pelle e vi posso giurare che a colei che qui ho aggredito per non soccombere, voglio un bene infinito. E quanto ho scritto, ve lo garantisco, è stato infinitamente più catartico che restare in silenzio, tremante, a fissare il vuoto incolmabile di un futuro senza speranza.

La rabbia è un sentimento negativo, se mal indirizzato. E allora la mia sfida, quella che nel mio piccolo malamente tento di condurre, è trasformare questa energia in qualcosa di costruttivo. E allora urlerò finchè avrò fiato per non fare del male né a me né a coloro che mi circondano.
Non è facile, ma sento che devo farcela se voglio impedire al demone di mangiarmi dentro.

Spero che abbiate letto il post ascoltando in contemporanea la musica che ho scelto... Il tutto assume un significato molto più costruttivo rispetto alle premesse...

Vi abbraccio ambedue entrambi. :D

daniela ha detto...

Io ho letto ma non ho saputo commentare. Forse può sembrarti banale, ma da buddista la prima cosa a cui ho pensato è stata questa frase del gosho:

"L'inferno risiede nel cuore di chi disprezza suo padre e non si cura di sua madre"

E non è un giudizio, sia ben chiaro. E' solo la consapevolezza che non c'è nulla che ci incatena di più dei cattivi sentimenti. Quando poi sono rivolti verso coloro a cui dovremmo essere grati per averci dato la vita, la rabbia è ancora più forte e vincolante, ancora più grande è il dolore in cui siamo immersi.

Non ho capito bene qual è la tua situazione, ho ipotizzato qualcosa ma potrei sbagliare.

So però che ogni anima in qualche modo si sceglie la situazione che vive, perchè per quanto paradossale sia è quella situazione che le serve, per evolversi, per arrivare laddove deve.

Non mi sento di darti consigli, ma solo di ascoltarti. Se questo è un grido, grida pure, ma non arrenderti, arriverà il momento in cui il tuo amore per lei sarà puro e scevro da ogni impurità, perchè sarai tu felice, libera e fuori dalle catene con cui questo amore ti ha cresciuto.

Ti abbraccio.

Prisma ha detto...

Grazie Daniela, per le tue parole...
Fortunatamente la frase del gosho che citi non rispecchia i miei sentimenti... E lo sfogo che ho postato era legato solo a quel determinato momento e non rappresenta una costante delle mie giornate...

Mi rendo conto di aver allontanato gran parte dei miei lettori/commentatori con questo post...
So che la famiglia e i genitori sono uno dei tabù della nostra società. E travolgere valori che molti ritengono sacri con un'ondata di dolore rabbioso è sicuramente deprecabile a primo acchito.
Lo capisco. Anch'io, probabilmente, reagirei allo stesso modo.

Fortunatamente ho imparato sulla mia pelle che è fondamentale che la rabbia non venga repressa né, al contrario, sfogata impulsivamente. Il difficile è ogni volta trattenersi e trovare una valvola di sfogo adeguata, in grado di depurare il proprio cuore dall'odio e dai cattivi sentimenti che determinate situazioni insinuano in noi...

E, a loro modo, queste parole così dure, violente e rabbiose, mi hanno aiutato.
Dopo aver buttato fuori quello che provavo in quel momento, ho potuto ricominciare la mia giornata.
Mi sono sentita di nuovo leggera, di nuovo libera di perdonare la persona che mi ha generato per tutte quelle volte in cui inconsapevolmente mi ferisce e mi tormenta.

So che non se ne rende conto e perciò la madre che attacco non è quella che mi ha generato, cresciuto e reso la persona che sono oggi, ma la sua trasfigurazione inconsapevole. È la madre che in quei momenti non riesco più a riconoscere, verso la quale sono completamente impotente...

L'amore che provo per lei nonostante tutto è difficile da preservare, in questa continua altalena emozionale.
Ed ecco allora intervenire in mio soccorso il siero della scrittura catartica, per guarirmi da un veleno insidioso che rischierebbe di annientarmi.

Parafrasando qualcuno che parlava in questi termini della musica... Se non scrivessi, sarei una brutta persona!

Un abbraccio, mia cara. Spero tornerai a leggermi ;)