27.7.11
Frullati Spazio Temporali
Fuori piove, governo bucaniere. Starsene in silenzio a lavorare aiuta a rimettere in moto i neuroni. Già sperimentato. Come ho le mani in pasta, sporche di polvere o detersivo, ecco che mi vengono in mente le idee del secolo. (Sì, come no!). E allora cerco di imprimere nella mia memoria tre o quattro parole chiave che, al momento giusto, possano richiamare tutto il resto. Fischietto, Barbie, insaponare, palmo a palmo, anni ottanta.
Pulire palmo a palmo la propria casa dovrebbe essere un gesto d'amore, un po' come strofinare con la spugna imbevuta di bagnoschiuma la schiena della persona amata. Sento la spugna che si frappone tra me e la vaschetta in plexiglas del frigo come un piacevole scorrere del Tempo che mi insegna ad essere grande. Com'era negli anni ottanta, quando le nostre madri per la maggior parte erano casalinghe e la casa era al centro, o quasi, del loro universo? Quando, salve le dovute eccezioni, alle quattro del pomeriggio, o giù di lì, ci preparavano la merenda? Non ce ne sono più di mamme così. E tanto meno merende. Tutto è precario, ormai. Ora della merenda compresa.
Scarto le posate nuove, regalo del mio secondo papà, e la plastica di cui sono fatte le confezioni mi ricorda quelle che contenevano l'agognata e a lungo attesa Barbie. Di nuovo mi tornano alla mente gli anni ottanta e mi chiedo come accidenti abbia fatto a sopravvivere a quelle bambole diaboliche.
Lavastoviglie, chi è costei? Alla schiuma che mi scoppia in mille bolle fra le dita, non riuscirò mai a preferire quella macchina infernale. Ci osserviamo in cagnesco, lei con i suoi scomparti insidiosi, io con la mia clumsy attitude. Prima o poi dovremo trovare un accordo.
Mi piace occuparmi della mia cucina. Lavo le stoviglie e fischietto. Da quanto tempo non lo facevo! Qui sono libera! Quasi non mi sembra vero. Difficile descrivervi la sensazione. Non si tratta della mera autonomia né del classico, ancorché arduo, taglio del cordone ombelicale. Di libertà vera, da un insolito e inconsapevole carceriere che per anni ha invaso ogni centimetro fisico e immateriale del mio essere. Per usare un'immagine forte, è come se finalmente mi stessi partorendo, traendomi fuori, bracciata dopo bracciata, dal liquido amniotico. Mi torna in mente mio nonno che, sentendomi fischiettare mentre lavavo i suoi piatti, mi chiamava fluitje, che in olandese sta per fischietto. Che tempi. Sembra passato un secolo, e in effetti saranno passati vent'anni.
Molte di quelle persone non ci sono più e, sembrerà strano, ma certi giorni le sento tutte qui, specialmente una. Ci sono canzoni che mi fanno subito pensare a lui, una di queste è Se Telefonando. Ieri sera la voce di Mina dall'altoparlante della sua vecchia radiolina a pile mi ha fatto istantaneamente ricordare l'audiocassetta che amava far suonare in macchina, durante i nostri viaggi, che spesso finivano in malora, ma di cui conservo nonostante tutto bei ricordi, che ora sono soltanto miei.
Perché mi tornano in mente tutte queste cose proprio adesso, alla soglia di una a lungo desiderata, e centimetro per centimetro conquistata, indipendenza? Da una parte mi identifico con mia madre, dall'altra la sola idea mi terrorizza, visto com'è andata a finire per lei, così forte per tanto, troppo tempo.
No, io non sono lei. Sono anche lei. Ma ho in me colori nuovi e ho intenzione di usarli tutti, e realizzare un capolavoro.
YUKI, AKA PRISMA
Post Scriptum: cercavo un'immagine che accompagnasse questo post usando la parola chiave "Miralanza". E' uscita fuori lei, la saponetta verde Palmolive. Esattamente la stessa che comprava sempre mio padre. Le ultime due non fece in tempo ad usarle, lo sto facendo io. Appena anche quest'ultima si consumerà, correrò a comprarne una nuova. Per ricordarlo ogni giorno. Anche così.
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Soundtrack: Se Telefonando - Mina
GrafoManie:
a kind of magic,
a million miles away,
home,
in absentia,
reality is a dancer,
Tempo,
wind of change
16.7.11
Dimentica(R)La
...and to Save my Soul, I write...
Non ho mai amato le ideologie, la cieca accettazione di una fazione in luogo di un'altra. E quando si parla di temi a me così intimamente legati, ancor meno. Nessun uomo è un'isola. E quando dico "uomo" intendo l'essere umano, non il genere. Avrei potuto scrivere diversamente, è vero, ma non mi piaceva il suono che "essere umano" avrebbe prodotto all'interno della frase se l'avessi scritto al posto di "uomo". Ma che importa? L'incomunicabilità e le incomprensioni sono ahimé all'ordine del giorno e non sarò certo io a impedirle. Non in questa sede, almeno.
E così per l'ennesima volta mi chiedo e vi chiedo: perché la gente ama sparare sentenze su cose che non conosce? E quando dico "cose" intendo eventi, accadimenti, vissuti, esperienze, fatti, persone e quant'altro riguardi la vita di ciascuno di noi. Avrei potuto scrivere diversamente, è vero, ma non avevo voglia di dilungarmi oltremodo quando ho a disposizione una parola che in quattro caratteri racchiude tutto il racchiudibile.
E dunque puntare il dito contro chi tenta di trarsi fuori dall'invisibilità puntualizzando - in maniera del tutto fuori luogo - che ci sarebbe ben altro di cui occuparsi, che in fondo ci si può rifare una vita e che chi ha bisogno davvero di aiuto sono ben altri, è dimostrazione dell'assoluta mancanza di empatia che alberga nella maggior parte degli esseri umani (sì, ho detto "esseri umani", sentite come suona bene ora?), nonché dell'ottusità che "separa" e "scomparta" parti che - se ancora non si fosse capito - sono inscindibili dal Tutto. E con questo la fisica quantistica viene sepolta sotto un cumulo di immondizia.
Che tristezza, Vita Mia, che tristezza donchisciottesca perseverare nel tentare di far sentire la propria flebile voce. E che coraggio ci vuole a prendersi pernacchie, silenzi e contestazioni. Ma che bello però quando, per un breve attimo, un bagliore negli occhi di un Altro ci restituisce tutto il senso della nostra piccola, intima lotta. Tutto il mio regno di ragni per uno sguardo così! E passatemi l'infelice espressione.
Di sicuro oggi ho di nuovo bisogno di Lei, la mia Mus(ic)A Ispiratrice, la mia salvation army, colei che mi traghetta da un inferno invisibile agli occhi verso il Sublime. E non pensiate che lui, il Sublime, vi corra incontro alla bisogna. Muovete le chiappe e andatevelo a cercare il vostro pezzetto di Sublime, quello spiraglio di cielo che filtra tra le crepe dello scantinato, la puzza di pareti ammuffite e gli insetti che brulicano attorno al succo di frutti marcescenti, caduti dall'albero prima che qualcuno potesse raccoglierli e gustarne l'essenza. E allora, quando Lei si siede a pochi centimetri da me, rubando la mia stessa aria, ed è capace di trascorrere l'intera ora a fissarmi ininterrottamente, io muoio dentro e dentro muore ogni corolla che alle intemperie si ritrae rivoltandosi verso l'interno, aspettando che il nuovo Sole le spinga ad allungare il collo erboso verso l'alto, in cerca di Vita.
La cultura non è solo bagaglio, è, un passo dopo l'altro, cammino stesso. Quante cose le ho imparate appena ieri!
YUKI, AKA PRISMA Permissions beyond the scope of this license may be available here.Soundtrack: Forget Her - Jeff Buckley
GrafoManie:
buchi neri,
Crisalide,
dancer in the dark,
if i don't write i'll die,
Music inspiring,
Sublime
3.7.11
De-siderio
Ogni tanto mi piglia così. Rigurgiti da un Passato che avrebbe potuto essere e non è stato. Per mia scelta, a volte. Perché è così che doveva andare, forse. Perché, perché, per come. Come diavolo abbiamo fatto a perderci?*
Mi piace guardare le foto degli altri, scavare in fondo agli occhi, ai sorrisi, agli abbracci, alle pose studiate. Mi piace gustare la vita che credo di non avere avuto, che forse ho avuto eccome, è che non sono capace di guardarla come guardo quelle degli altri.
Mi piace guardare le facce buone. E bada bene che per buone non intendo ingenue, né sprovvedute, né sciocche. Sono le facce di coloro che hanno l'intelligenza di capire come va il mondo e quanto può essere stronza la gente che lo abita, e che però non hanno per questo rinunciato a Essere, a Dare e a Darsi, a lasciarti guardare nei loro occhi grandi, nei loro sorrisi, ampi e accoglienti. Quelli che ho avuto il privilegio di poter vedere da vicino, a pochi centimetri dalla mia pelle, in un tempo che ora mi sembra lontano quanto un'altra vita.
Ero davvero io? Davvero queste Persone hanno voluto la mia compagnia, nata da circostanze fortuite e poi, per un breve tratto di strada, persino cercata e desiderata e infine, purtroppo, svanita? Cosa hanno visto di me che io, oggi, stento a vedere?
In giorni come questi mi tornano alla mente le ultime battute di uno spettacolo che di recitato non aveva proprio niente, protagonisti gli spontanei tentativi di avvicinamento, di con-tatto, degli io e te abbiamo ancora qualcosa da dirci e da darci, e dei non può finire così. Può?
Sì, ha potuto. Me lo ricordo, sai, quando dicesti che mi avresti accompagnato alla porta perché... e non hai terminato la frase. Quella sarebbe stata l'ultima volta che...
Tornai, nello stesso luogo, anni dopo. Toccata e fuga. Volevo salutarvi. Lei non riuscii a beccarla, a te ho dovuto inseguirti giù per le scale, con una camminata un po' claudicante, colpa delle mie maldestre autoflagellazioni casalinghe, innocue ma tanto fastidiose. Non fu la stessa cosa.
Chissà se oggi vi ricordate ancora di me. Di quella cena e delle mie stupide gomme da masticare gusto fragola che come diavolo mi è venuto in mente di comprare proprio quelle!, e quella passeggiata, per voi un po' troppo lunga, fino in spiaggia.
Le parole, i sogni, le risate. Le nostre vite, appena sfiorate. Io ricordo tutto. E ogni tanto, a pensarci, ho l'impressione che il tempo non sia affatto passato. Che quegli istanti siano sospesi da qualche parte nel multiverso. Che basti solo allungare una mano e intrufolarsi nell'interspazio per ritrovarsi esattamente in quel preciso momento, sentire di nuovo il brivido intenso di un'atmosfera nata per essere irripetibile... e finalmente perdersi in lei e, dentro di lei, ritrovare il senso più profondo.
Sì, ogni tanto ripenso a voi. Mi piace immaginare le vostre vite, con chi siete, dove andate, cosa pensate, come ve la passate. Ma da lontano. Non avrebbe senso, ora, ritornare. Non ne ho alcun diritto. Ma mi fa stare bene pensare a voi, sapere che esistete e ve ne andate a zonzo per il mondo, il mio stesso mondo, e fate stare bene gli altri con i vostri sorrisi, la vostra presenza, i vostri pensieri, le vostre belle teste. Un giorno, chissà, ci ritroveremo, forse. Con o senza multiverso.
Life Bless You!
...
se chiudo gli occhi
nel pieno dell'estate
riesco solo a pensare
al momento
in cui ho fatto,
finalmente,
l'amore con il Mare
e quando levai
la testa dall'acqua
avevo tracce d'azzurro
sulle labbra
e sulla lingua
Tutti sapevano
che avevo leccato
l'infinito intimo abisso
che ora è luce,
ma un tempo è stato buio
Domani
raccoglierò dolcemente
dalla sabbia
parti di me, mutilate
Le terrò saldamente tra le mani
e
in un innesto d'anime
le riporterò in vita.
Ascolta...
Non è un canto di sirena.
Che colore ha,
il desiderio?
YUKI, AKA PRISMA
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Soundtrack: 900 Million People Daily (All Making Love) - The Seeds
*Video linkato all'interno del post: "Ci Sono Persone", testo di Giovanna Mulas, regia di Gaetano Colloca, voce recitante di Corrado Croce.
GrafoManie:
amore universale,
anime sorelle,
continuità spazio temporale,
io e il mare,
message in a bottle,
multiverso,
Music inspiring,
PoeSia,
points of rear-view
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