Strane Alchimie.
Ricordi, polvere, foto, carezze.
La luna, il mare, ancora polvere e Tu.
Scoprire che in fondo siamo sempre stati quello che siamo.
Sempre in divenire.
Andare. Tornare. Partire.
Sognare.
Durante il mio ennesimo ritorno nel luogo in cui sono cresciuta, in questo trasloco infinitesimale che da un anno a questa parte mi vede scomporre e ricomporre il puzzle della mia caotica esistenza, va via via ridisegnandosi la Me che avevo perduto, l'origine di tutto. Scopro con stupore - chissà perché lo avevo rimosso! - che scrivevo già allora. Poesiole adolescenziali, niente di speciale, una l'avevo pure tradotta in inglese. Non mi ha stupito tanto il fatto di averla scritta, quanto che l'avessi completamente dimenticato. Credevo fosse stata una necessità più recente, dettata da un bisogno di trascendenza che - a posteriori - ho scoperto essermi servita per la sopravvivenza. Ed eccoli là, quei primi passi incerti, con una calligrafia molto più misurata, equilibrata di quella di oggi, per la quale al tempo avevo ricevuto persino dei complimenti. Mai avrebbero potuto immaginare cosa vi si nascondesse dietro...
Ed ecco, poi, dal fondo del cassetto saltar fuori una specie di diario e dentro alcune pagine di quaderno datate "maggio 1999". Sono i miei pensieri annotati poco prima della fine del liceo e l'inizio degli esami di maturità. In quelle righe scopro la ragione del mio inseguire, molti anni più tardi, idealizzate chimere di sogni sfuggenti, nell'irrazionale pulsione - che quel vecchio scritto chiarisce inequivocabilmente - di colmare le lacune di un'adolescenza non vissuta appieno. Incredibile come allora apparissi convinta di averla scampata, di essere sopravvissuta definitivamente all'uragano, come se questo non potesse più tornare. Ancora oggi, che mancano pochi mesi al compimento dei miei 32 anni, ritrovo in quelle parole l'ardore e la fierezza di aver vinto una battaglia invisibile ai più e il senso della volontà di vivere che mi scorreva nelle vene e che mi aveva permesso di sopravvivere a tutto. Non sono più quell'essere goffo e mal vestito della foto di classe dell'ultimo anno, anche questa sbucata fuori dal medesimo cassetto. Che orrore rivedermi! Fortuna che ci ha pensato quel "Detenuti di un manicomio criminale nell'ora d'aria" scritto a guisa di didascalia a farmi ridere di gusto e dimenticare quanto non mi piacessi in quello scatto.
Ah, se potessi tornare indiet... Ma neanche morta! Mi piaccio così, come sono oggi! E anche se c'è ancora tanto da migliorare, cambiare, plasmare, il nucleo è sempre quello! Sento che sono in cammino, che forse, dopo tanto penare, il quadro si sta facendo sempre più chiaro nella mia testa. Ora so quali sono i miei limiti, ormai so riconoscere quella fastidiosa morsa allo stomaco che in determinate circostanze mi lascia senza fiato. E' in quel preciso momento che un "dèmone" - mi è sempre piaciuta questa metafora! - mi sta sfidando. Colpo su colpo affronto quei fastidiosi automatismi che tentano di farmi restare incagliata, che impediscono il mio fluire.
Mi sto liberando. Sono felice di me stessa, dopo tanto darmi addosso. Ora che so perché sono così, so anche come posso buttare giù questa gabbia. Ogni giorno che passa se ne va un sottile strato che non voglio più. Ed è bellissimo ricominciare a respirare...
Ritrovamenti dal passato
Notte di luna piena
La ragione di tutto.
Una canzone apre le porte a un romanzo.
Due vite a una svolta.
Abbiamo finalmente imboccato la Strada?
Tu sogna, sogna forte!
Io farò sempre il tifo per te.
YUKI, AKA PRISMA
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Soundtrack: I Believe In You - Talk Talk
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3 commenti:
Perchè in realtà ci meritiamo essere felici.
tu lo meriti più di tutti. in assoluto !
@Vale: ...e aggiungerei: ce lo dobbiamo!
@Fabio: sempre troppo buono, fabius! Non so se la merito, di sicuro devo fare di tutto per andarmela a prendere 'sta felicità. Cominciando dallo smettere di mettermi i bastoni tra le ruote. A volte.
Un abbraccione! E grazie :)
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