28.4.11

Fili Di Seta E Perle Di Non Detto...



E così te ne vai anche tu. Da qualche giorno decine di oggetti se ne escono quatti quatti dal tuo appartamento e si infilano ora in macchina, ora nel furgone a noleggio. Destinazione: "un posto che non ho scelto, ma che ho creduto di dover scegliere". Per il quieto vivere. Per un futuro condiviso.

Sei uno dei pochi che mi è andato a genio fin da subito qua dentro. Hai gli occhi buoni, profondi, figli di un animo gentile senza essere ingenuo. Mai una domanda fuori posto, mai uno sguardo torvo. Sempre pronto a sollevare per me pesanti scatoloni su per le scale senza che te l'avessi chiesto, anzi spesso con la mia ferma opposizione.

Mi mancherete tu e i tuoi cagnetti teneri, mi mancherà sapere che ci sei, e quella sensazione di sicurezza che affonda le radici in una solidarietà concreta, perché sentita, agita, mai ostentata.
Hai saputo sempre rispettare la mia riservatezza e dimostrarmi che no, non è vero che se si è chiusi si merita la solitudine, si merita di non essere cercati. Mai ti sei lasciato tenere a distanza dai miei sguardi bassi, dalle mie spesso poche parole. Quando hai voluto, ti sei sempre fatto avanti. E anche se da quando sono qui non ci saremo scambiati che poco più di qualche centinaio di parole, posso davvero dire che si è instaurato un legame, delicato, sottile, che ha il colore del fil di seta che a malapena si vede ma è indistruttibile.

Non ti sei fatto intimorire nemmeno oggi dalla mia distanza, che forse soltanto io giudico tale. Non avevo il cuore di guardarti, di sbirciare dentro la tua casa ormai vuota, oltre una soglia che non ho mai varcato. Non avevo il cuore di domandarti: quando? Mi hai preceduta, salutandomi da lontano, con calore. A quel punto ho vuotato il sacco: mi dispiace che ve ne andate... "Dispiace anche a me", hai risposto. "Non me ne sarei mai andato... ma alla fine mi sono convinto. Mi hanno convinto". E quel mio: "già, è sempre così", con cui ci siamo congedati, ha forse evocato uno spettro dalle sembianze diverse ma dallo stesso nucleo. Qualcuno da compiacere, da accontentare a dispetto di ciò che veramente desideriamo. In nome di un amore che ha ramificazioni diverse, ma a causa del quale abbiamo sacrificato pezzi importanti di noi.

Mi piace pensare che tu l'abbia letto in me quel dolore, che tu l'abbia potuto (ri)conoscere, nonostante i miei riservati silenzi, intervallati qua e là da un saluto, un sorriso, una frase di circostanza sincera e senza ipocrisia... di quelle dette per il piacere di scambiare una parola o due con qualcuno che sentiamo far parte della nostra "gente".

Ci si dice arrivederci senza troppa convinzione, ripromettendosi di rivedersi a mo' di consolazione. Sappiamo bene che ciò non accadrà, che le nostre strade si separano qua. E allora grazie. Per tutto. Anche per quello che non mi hai mai detto.

YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: A Million Miles Away - Rory Gallagher (1977)

5 commenti:

Jas21 ha detto...

Mi piace quello che hai scritto ed il modo in cui lo hai scritto.
Ciao Stefania

Unknown ha detto...

Fa male, a modo mio ho vissuto cose simili nei miei vari episodi barcellonesi ... è nel non detto che si è condiviso molto più di mille chiacchere da pianerottolo. E' nel rispetto che ci si mostra per ciò che si è capaci di donare. E' un'attenzione delicata e sensibile ciò che racconti ... che tocca il cuore.

Bak

salvatore fittipaldi ha detto...

tanto i ricordi, sempre qua li devi lasciare!!

Ishtar ha detto...

Sempre tenera e delicata anche nel tuo modo di raccontare...baciotti

Mio ha detto...

che poi, vedi, ci si sfugge solo in parte. Appena si abbassa la guardia, si rimane colpiti. Io, per me nei rari momenti che ormai accadono, mi faccio colpire come da un qualcosa di inevitable, proteggendomi "senza troppa convinzione" . Mi faccio colpire quando so che il colpo sarà l'ultimo, poi.

Buona settimana cara Yuki!

Roberto