Potrei parlarti di qualcuno che, d'amblais, dopo anni di silenzio, ha improvvisamente voglia di sentirmi. Un bene dell'anima, dice, e una gran voglia di abbracciarmi: "Lo sai, se hai bisogno, corro". E ti suona così strano! Come mai, questo slancio, così, all'improvviso? Il legame di sangue non può essere l'unica spiegazione possibile. Non in questo caso.
Fluiscono le parole, a piccole dosi. Un dolore che, forse, ti ha avvicinato al mio, dandoti l'illusione di una comunione più idealizzata che reale. I ricordi affiorano, così come le paure... e le speranze: che il karma intergenerazionale che ci affligge sia finalmente sconfitto. (Crederlo, anche se utopistico, ci fa già sentire meglio).
Quell'abbraccio, lo sento, resterà solo virtuale, come decine di altri, soltanto pensati. I nostri sorrisi incastonati in una foto di diciott'anni fa, ignari di quel che sarebbe accaduto dopo. Quei corpi ormai non esistono più, trasmutati dal tempo. Fluttuano, forse, sospesi in un outer space a noi irraggiungibile, se non attraverso la dimensione ovattata e traslucida del sogno e della memoria, che un po', in fondo, si assomigliano.
Potrei parlarti di paesaggi che nemmeno a pensarli li crederesti reali. Di risvegli quasi magici, al cospetto di una Natura di fronte alla quale non si dovrebbe che genuflettersi, o restare in silenzio e pura contemplazione, benedicendo gli dèi o chi per loro per il privilegio di assistere a una tale Bellezza.
Potrei parlarti di viaggi incompiuti, verso mete di sogni sgretolati perché irraggiungibili. Potrei parlarti di viaggi conquistati a discapito di altri, negati. E della Felicità che va dipingendosi quando la mano smette di ostinarsi nel disegno che la Mente imponeva per lasciarsi guidare dal fluire dell'esistenza. Quando, finalmente, impara a ricevere, grata, i doni che la Vita le porge.
Potrei parlarti di quanto sia bello sentirsi dire: "Mi sei mancata!" e "Diventi sempre più bella!", anche se una parte di te - la solita! (in questo non sei cambiata per niente) - non vuol crederci e finisce per scherzarci su e "buttarla in caciara".
Potrei parlarti di una strada alberata e del godimento che provo nel percorrerla, mani sul volante, mentre dagli altoparlanti la mia auto mi accarezza con la mia musica preferita.
Potrei parlarti dei viaggi. Del fatto che non posso farne a meno, che ho bisogno di sentirmi in movimento. Di sondare, esplorare, lasciarmi stupire... di toccare, gustare e percorrere con lo sguardo ogni centimetro di mondo, annusarlo, farci l'amore. Perché soltanto così quell'Uno così pesante da trasportare col suo carico di pensieri e ripensamenti si alleggerisce, fondendosi con quel Tutto che lo possiede e lo contiene.
Lasciarsi trasportare e seguire la corrente, con spensieratezza, come hai visto fare a centinaia, nel Reno. Ci stiamo avvicinando.
Lasciarsi andare del tutto, almeno una volta, senza alcun controllo, questo no. Ancora non mi riesce.
Potrei tentare col parapendio.
Un giorno, forse.
YUKI, AKA PRISMA
Soundtrack: Song To The Siren - John Frusciante
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