Ogni volta che passo di là mi ritrovo a pensarlo: come sarebbe bello possedere uno di quei piccoli casolari e un pezzetto di terra, sedermi tra le rose, ascoltare il rumore del Tevere senza vederlo e con lo sguardo tentare di indovinarne il percorso... Mi addentrerei nelle profondità della campagna soltanto per arrivare sulla riva, gustarmi il suo scorrere color sabbia e immaginare come sarebbe ripercorrerlo a ritroso fino alla sorgente in cui sono cresciuta, che poi, in realtà, corrisponde alla sua foce.
Spesso cerco di immaginare le imbarcazioni degli antichi romani spostarsi da un porto all'altro, pare impossibile che migliaia di anni fa in questi stessi luoghi si muovessero e si industriassero persone così diverse da noi, con cui condividiamo in parte il DNA.
Nel camminare sul sentiero di ghiaia alzo lo sguardo e ritrovo la pace tra gli alberi, poso gli occhi sulle foglie della vite coperte di verderame, torno a pensare ai rami come possibili maestri dello stare al mondo, il solo guardarli mi restituisce l'esatta immagine della saggezza. Tuffo le pupille nell'azzurro perfetto del cielo e mi convinco che è qui che dovrei passare di più il mio tempo. Per la durata della passeggiata la mia pelle ritrova un po' di sollievo, quale strano miracolo!
E così la mia orticaria, nuova "compagna di vita" dall'inizio di aprile, sarebbe una maschera attraverso cui nascondo la mia fragilità al mondo? Lì per lì ho annuito a queste parole, approvandole. Ma oggi mi verrebbe voglia di tornare indietro e dirti che ti sei sbagliata, che è esattamente il contrario! Che è così che il mio dolore fuoriesce da me contro la mia volontà razionale e si dichiara all'esterno. Non sarebbe nemmeno la prima volta, seppure sia cambiata la forma. La differenza è che da tempo ho smesso di usare il fondotinta per coprirlo.
Complicato spiegare che tutto ciò che torna dal passato continua a limitarmi, che il mio desiderio di vivere nel presente è ostacolato da tutto ciò che non è stato ancora possibile elaborare, digerire e lasciar andare.
Che se ne fa il mondo della mia fragilità, finché non riesco io per prima a convertirlo in linfa? Se tuttora ne vengo a volte sopraffatta? Mostrare la fragilità è un dono che si fa a se stessi e agli altri se, insieme, si conosce e si mostra anche la propria forza. E per me quel momento di sacra unione non è ancora arrivato. Non credo manchi molto, ma l'impressione è sempre quella di muovermi in bilico su un filo sottilissimo. I miei piedi ostinati e battaglieri non hanno intenzione di lasciare la presa. Casomai studiano nuove tecniche per migliorare il passo. E' nel camminare che ritrovo la mia forza. Il contatto con la terra, con quelle radici che sto ancora cercando. Dentro di me.
Continuo a chiedermi come sarebbe passeggiare con te e parlare di tutto, di ogni cosa ti passi per la mente. Avida delle tue sempre preziose elucubrazioni, ti starei ad ascoltare per ore, in muta condivisione. Ho sempre pensato fossimo connessi e, ora che ci siamo ritrovati, spero che ti sia sempre più chiaro il senso del mio cercarti. Anima sorella a cui voglio un gran bene da sempre, per puro istinto, sorellanza naturale. Mi chiedo come sarebbe fare un tratto di strada insieme. E' bello immaginarlo... Imparerei, da te, come dal vento. E forse insegnerei.
YUKI, AKA PRISMA
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Soundtrack: Imparare Dal Vento - Tiromancino